Usb conferma lo sciopero del 19 giugno di tutto il pubblico impiego. Secondo l'organizzazione sindacale di base, il governo sta praticando una riforma mirata a ridurre la pubblica amministrazione a servizio delle imprese mentre prosegue il blocco dei contratti e si avvia la contrattazione esclusivamente normativa, togliendo dunque salario e diritti a tutti i dipendenti pubblici. In più:
-Vengono ignorati i 250.000 precari, per i quali non si accenna a nessuna prospettiva di stabilizzazione, mentre il taglio e l’accorpamento su base regionale di centinaia di Enti, sia verticali che orizzontali, unito alla chiusura o l’accorpamento di migliaia di aziende partecipate, provocherà non solo una inevitabile ricaduta occupazionale, ma la fortissima riduzione dei servizi alla cittadinanza;
-Per decreto impongono la mobilità obbligatoria entro 50 Km, anche fra enti diversi e il demansionamento, per tutti coloro che a seguito dei tagli, delle privatizzazioni e degli accorpamenti (anche dei singoli uffici nei singoli enti) saranno dichiarati in esubero, o più semplicemente saranno considerati inutili;
-In funzione di una idea vecchia ed autoritaria del mondo del lavoro dove il singolo dipendente deve trovarsi solo davanti al proprio datore di lavoro, tagliano loro il diritto alla rappresentanza collettiva, decretando il taglio del 50% di tutti i permessi sindacali, compresi quelli delle RSU, e dei distacchi di ogni singola organizzazione sindacale a partire dal 1 agosto.
A questo s’aggiungono stucchevoli elementi demagogici
quali il cosiddetto “ricambio generazionale” che a fronte appunto
di 250.000 precari e di un fabbisogno reale di oltre 1 milione di nuove
assunzioni, ne sbandiera la bellezza di 15.000.
Il Prc appoggia lo sciopero indetto da Usb. Roberta Fantozzi, responsabile
nazionale Lavoro di Rifondazione Comunista, dichiara:
«La “riforma” della Pubblica Amministrazione presentata
dal governo Renzi non ha niente a che vedere con un progetto di
riqualificazione e rilancio della pubblica amministrazione e continua invece
con la logica della riduzione del perimetro pubblico, del taglio di servizi e
diritti dei cittadini. Non si affronta in nessun modo la necessità di
stabilizzare i quasi 300.000 precari (di cui oltre 80.000 con contratti in
scadenza) che garantiscono servizi essenziali a fronte del taglio di 250.000
posti di lavoro negli ultimi 5 anni, in una pubblica amministrazione che è tra
le più sottodimensionate d’Europa.
Demansionamento e mobilità obbligatoria entro 50 km sono le soluzioni per tutte
le lavoratrici e i lavoratori che a seguito dei tagli e degli accorpamenti
previsti, saranno dichiarati in esubero.
Si ampliano i dirigenti esterni a chiamata a scapito di chi entra attraverso
concorso pubblico. Si tagliano del 50% i permessi sindacali, compresi quelli
delle RSU. Il tutto mentre prosegue il blocco della contrattazione. Per questo
saremo in piazza il 19 giugno, contro scelte che non fanno altro che continuare
con le politiche liberiste di attacco al welfare e al lavoro».