UN REFERENDUM SURREALE...

di Lino D’Antonio Napoli - Liberacittadinanza - 31/08/2013
È stato indetto un referendum dal Partito Democratico locale sull’operato del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris

Una consultazione inusitata, percorsa per la prima volta in Italia e grave, addirittura surreale, se solo si pensa che tale iniziativa viene presa da una forza politica, il Partito Democratico (prima DS e Margherita), che ha retto la nostra città per quasi un ventennio e che proprio nei confronti di Napoli ha colpe gravissime, che non possono essere cancellate con una molta generica autocritica. Mentre rimangono ben vivi e difficilmente risolvibili i danni inferti dalle amministrazioni di centro – sinistra.

Se al centro degli intenti delle forze politiche, che si dicono progressiste ci fosse veramente il bene della città, non sarebbe di certo questa la strada migliore da seguire. Inoltre non ci dovrebbe essere  una memoria così labile ed essere in possesso di maggiore onestà intellettuale. Cose che sembrano mancare del tutto, così come la capacità di una progettualità alternativa o di sostegno proficuo. Insomma, per dirla in breve, manca al PD la capacità, qui a Napoli, di saper fare opposizione con gli strumenti propri della democrazia, senza la velleità di ribaltare il risultato elettorale del giugno 2011, allorché i cittadini lo punirono severamente. Il referendum proposto ha qualcosa, quindi, di eversivo ed inquietante, ma che esprime anche il limite impressionante, pauroso dell’azione politica del Partito Democratico locale. Il quale partito, in questa impresa, è in compagnia della peggiore destra in circolazione. Non si capisce, sul serio, a che titolo ed in nome di quale futuro per Napoli è stata presa questa decisione, perdurando nel PD quelle carenze, che sembrano addirittura strutturali, viziate anche dalla presenza ingombrante ma necessaria per la sua stessa sopravvivenza dei “capibastone” del passato.

Logica vorrebbe che non un referendum, ma un’azione limpida di opposizione i “democratici” l’avessero indirizzata contro il governo di centro - destra della Regione Campania, essendo di molto peggiorata la vita dei cittadini campani. E i temi principali su cui agire sono rilevanti, quali la sanità, i trasporti, la mancanza di lavoro, la cultura ecc. Ma è da prendere atto che da ben tre anni il PD, nel Consiglio regionale, non esplica alcun tipo di opposizione, spartendosi però con la destra, in maniera a dir poco spensierata e sconsiderata, i soldi pubblici per esigenze personali.

Perché non indire un referendum anche a Milano, Genova e Cagliari ad esempio? In queste realtà, l’iniziativa, simile a quella di Napoli, non potrebbe sussistere, in quanto colà il PD detiene quel potere politico, inesorabilmente perduto nella città partenopea.  E tace sulla caduta di consenso, che investe i Pisapia, i Doria e tutti gli altri sindaci, trovatisi nelle stesse condizioni di de Magistris, tra tagli continui alle amministrazioni locali ed i vari disastri amministrativi ereditati dalle precedenti gestioni. Non dimenticando che oltre all’ultimo governo Berlusconi, è stato il governo Monti, molto convintamente appoggiato dal PD, ad operare i tagli più vistosi ai comuni.

A questo punto, per un senso primordiale di giustizia e partendo dal fatto che i cittadini elettori hanno buona memoria degli eventi e non sono sprovveduti come la politica tradizionale vuol ritenere, bisogna rigettare il referendum indetto a Napoli dal Partito Democratico, che, è bene ribadirlo, è un raggruppamento senza idee, perdente nel 2011 e che, con protervia ed arroganza, vorrebbe sovvertire il verdetto delle urne.  E sarebbe del tutto necessario far esplodere le sue contraddizioni, smascherarlo ed inchiodarlo alle proprie responsabilità.

Indebolendo le istituzioni democratiche , come fa il PD in una deriva avventuristica e senza sbocco, si apre la strada alla supremazia della peggiore Napoli, quella delle “mani sulla città”. Un rischio che il Partito Democratico vuol correre, assumendosene poi tutte le responsabilità?

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