Come per il referendum sulle trivelle, l’Associazione Medici per l’Ambiente ISDE Italia propone il suo punto di vista su uno dei temi più caldi e dibattuti di questo periodo: la riforma della Costituzione.
Ad Ottobre saremo chiamati ad esprimerci tramite referendum sulle
modifiche che il Governo vuole apportare alla nostra Carta
Costituzionale.
La posizione di ISDE Italia in merito non è “partitica”, ma rientra nei
principi statutari dell’Associazione e nei nostri doveri deontologici.
D’altra parte nessuno è neutrale ma, in tutto quello che facciamo, siamo
di parte. Anche la dichiarazione di neutralità è di parte…
Il NO sarà votato anche da illustri costituzionalisti, indipendentemente dalla fede politica.
Dobbiamo pensare alla Costituzione, che va salvaguardata non per
appartenenza partitica ma per evitare le ricadute negative su ambiente e
salute che la riforma potrebbe provocare. Il voto è per definizione
atto libero, ma è dovere di ISDE Italia spiegare le conseguenze delle
due differenti scelte.
Molti non seguiranno le indicazioni dei loro partiti/organizzazioni,
come i molti affiliati/simpatizzanti ISDE Italia, sulla base delle loro
convinzioni personali, potranno discostarsi dal nostro appello ovvero
seguirlo.
Per obblighi etici e statutari siamo, però, tenuti ad esprimerci nel merito.
ISDE Italia si schiera dalla parte del NO alla riforma della Costituzione!
Molte delle principali criticità sanitarie sono state causate negli ultimi due decenni, in varie aree del Paese, da impianti inquinanti identificati come opere strategiche e/o di preminente interesse nazionale mediante lo strumento del decreto legge, espropriando gli enti locali di qualunque possibilità di intervento negli iter decisionali.
Tale tendenza ha generato, soprattutto negli ultimi anni, la necessità di frequenti ricorsi alla Corte Costituzionale da parte degli enti locali stessi.
Questa è infatti, in questo momento, l’unica possibilità di difesa contro l’accentramento decisionale esercitato da parte dello Stato, soprattutto per questioni di importante rilevanza ambientale. La riforma costituzionale proposta, in particolare con le modifiche all’art. 117, eliminerebbe di fatto questa possibilità e renderebbe strutturale la supremazia decisionale del Governo.
Il rischio è quello di allargare ulteriormente il divario tra le reali esigenze delle Regioni e gli interessi dello Stato, spesso legati a motivazioni lontane dal bene comune delle comunità periferiche, come hanno ad esempio insegnato le vicende di Taranto e lo sfruttamento territoriale della Basilicata.