In questi giorni, dal confine greco-macedone di Idomeni fino a tutti i confini dei Paesi della cosiddetta ‘rotta balcanica’ (Macedonia, Serbia, Croazia e Slovenia), stiamo assistendo a grandi cambiamenti per le migliaia di persone che tentano disperatamente di raggiungere la Fortezza Europa.
Mentre l’attenzione dei media è tutta concentrata sull’allarme terrorismo, dal 19 novembre i confini della Macedonia sono ufficialmente chiusi per tutti coloro che non possono provare di essere siriani, afgani o iracheni. Cio’ in spregio all’art. 3 della Convenzione di Ginevra che sancisce espressamente il divieto di discriminazione (‘Gli Stati Contraenti applicano le disposizione della presente Convenzione ai rifugiati senza discriminazioni quanto alla razza, alla religione o al paese d’origine).
Calato da settimane il sipario sulla rotta balcanica, i governi dei paesi che da mesi gestiscono l’attraversamento dei confini da parte di migliaia di persone hanno semplicemente deciso di tracciare una linea, dividendo ‘chi ha diritto all’asilo’ da coloro che arbitrariamente vengono definiti ‘migranti economici’ (definizione, quest’ultima, improvvisamente portata alla ribalta da tutti i governi dei Paesi europei coinvolti).
Ad oggi, stando a quanto sta succedendo a Idomeni, confine greco-macedone, sono da considerarsi ‘migranti economici’ coloro che provengono dalla Palestina, dalla Somalia, dall’Eritrea, dall’Iran e molti altri paesi così come tutti/e coloro che non possono dimostrare di provenire dalle tre nazionalità “selezionate”.
Nonostante per ora le organizzazioni internazionali sul posto - il cui operato e il cui raggio di intervento sono stati negli ultimi mesi non adeguati - siano molto caute nel definire ciò che sta succedendo (si parla di persone ‘bloccate ai confini’, di ‘situazione molto tesa’), appare invece evidente che quanto sta accadendo è una vergognosa forma di respingimento di massa sotto forma di separazione su base etnica e nazionale (per altro coordinata anche da Paesi quali Serbia e Macedonia, che l’UE in teoria considera ‘non sicuri’ per i richiedenti asilo). Davanti ai confini chiusi ci sono famiglie con bambini, ci sono centinaia di persone esposte al freddo e alle intemperie che sperano - a quanto pare inutilmente - che il confine riapra anche per loro, ormai ‘profughi di serie B’. Desta molta preoccupazione, a tal proposito, il comunicato diramato da UNHCR, IOM e UNICEF nel quale si esplicitano le “categorie” di migranti: “(...)to identify those who are in need of protection, those to be relocated to other European countries, and people who do not qualify for refugee protection and for whom effective and dignified return mechanisms have to be put in place” legittimando implicitamente le procedure di discriminazione su base etnica e nazionale appena introdotte
Chiediamo immediatamente la riapertura dei confini sulla rotta balcanica e la cessazione immediata di questa arbitraria e criminale ‘selezione del migrante’ che viola esplicitamente il diritto internazionale ed europeo, che garantisce il diritto di chiedere ad asilo a chiunque ed indipendentemente dalla nazionalità.
Chiediamo che i profughi bloccati al confine greco-macedone possano proseguire il loro viaggio verso l’Europa, e che nessuno dei paesi balcanici blocchi i migranti lungo la rotta.
Ricordiamo che la Convenzione di Ginevra sancisce il divieto di espulsione e di rinvio al confine: ‘Nessuno Stato Contraente espellera’ o respingera’, in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua liberta’ sarebbero minacciate a motivo della sua razza, della sua religione, della sua cittadinanza, della sua appartenenza o a un gruppo sociale o delle sue opinioni politiche’ e che la stessa UNHCR con un comunicato del 30 gennaio scorso ribadiva la raccomandazione del 2008 di non rimandare i richiedenti asilo in Grecia.
Invitiamo le organizzazioni internazionali presenti sul posto a documentare i respingimenti e a portare avanti immediate azioni legali, perchè quanto sta succedendo non resti impunito.
In un momento in cui le libertà e i diritti sembrano dover essere messi in secondo piano in nome della lotta al terrorismo, ribadiamo che sono proprio quei diritti e quelle libertà l’arma più efficace e duratura contro il terrore.
Invitiamo a firmare e condividere questo appello perchè le massicce violazioni dei diritti dei rifugiati e dei richiedenti protezione in corso lungo la rotta balcanica cessino immediatamente.
Primi firmatari:
ADIF- Associazione Diritti e Frontiere
Progetto Melting Pot Europa
Garibaldi 101
Ospiti in Arrivo
Campagna LasciateCIEntrare
Tenda per la Pace e Diritti
Rete Solidale Pordenone
Associazione Immigrati Pordenone
Coordinamento Welcome Refugees FVG
Per adesioni : yasmina14@hotmail.it, gala.ravelli@gmail.com