Siamo arrivati a ciò che temevamo: negli ultimi mesi abbiamo assistito a molteplici violazioni e veri colpi di mano che avevano sullo sfondo le cosiddette Riforme Costituzionali. Dopo la data del 13 ottobre, la Costituzione repubblicana che se ne dica non è più la stessa, pensata e voluta da chi la ideò come carta di garanzia e tutela per i diritti fondamentali della persona.
Molti hanno seguito l’iter dell’ultimo anno in Parlamento, dove l’articolo 72 della Carta è stato violato, in quanto trattandosi di temi costituzionali, la procedura corretta era il passaggio in commissione, invece abbiamo assistito a “canguri, ghigliottine,”; si è bypassata la commissione senza che il Presidente della Repubblica, supremo custode della Carta abbia proferito voce.
Si dibatte sulla mancanza di elettività del senato, ma se confrontata al ruolo del governo passa in secondo luogo. E assai più grave il fatto che il governo sia in grado di dettare l’agenda ed imporre al Parlamento i disegni legge senza poterle discutere e senza potere d’emendamento. L’Obiettivo è di concentrare il potere, indebolendo la partecipazione e la democrazia popolare. Ed il combinato disposto riforma costituzionale e legge elettorale che rompe il legame tra elettori e gli eletti che vengono per due terzi designati dalle segreterie dei partiti, togliendo il potere all’opinione pubblica.
Ecco perché il 16 ottobre alle ore 11, grazie al lavoro del Coordinamento democratico Costituzionale , che ha visto a livello nazionale insigni giuristi collaborare, verranno depositati presso la Corte di Cassazione due quesiti referendari contro questa legge elettorale. Uno riguarda i capilista e la possibilità delle multi candidature e l’altro il premio di maggioranza ed il ballottaggio. Inoltre viene perseguita la via giudiziaria; il 26 ottobre presso le Corti d’appello viene chiesto che la legge elettorale venga sottoposta a giudizio di costituzionalità.
Tutta una serie di riforme, dalla Riforma RAI, alla scuola, passando per il Mercato del lavoro, fino alla cancellazione dei contratti nazionali di lavoro, hanno una loro coerenza che trovano nella modifica della Costituzione il collante reale.
Occorre riorganizzare una rete di cittadini, di associazioni e di partiti che sappia agire in modo efficace, puntuale ed incisivo, costruendo una forte informazione.
Il Coordinamento per la democrazia Costituzionale , del quale la nostra associazione insieme con tutte le realtà associative e politiche locali che hanno presidiato lo scorso 2 ottobre davanti alla Prefettura, ha raccolto dell’ampio dissenso rispetto a ciò che è successo in Parlamento.
Dobbiamo costituire un comitato referendario per il NO, come è stato anche a Reggio Emilia nel 2006, dove cittadini, associazioni e partiti hanno contribuito fortemente perche vincessimo il referendum.
Tenetevi pronti che ci sarà da mettere in campo tutte le nostre energie, tutto il nostro sapere e capacità di diffonderlo perché contro avremo una gigantesca macchina di propaganda.