La Direzione Nazionale dell’Associazione Mazziniana Italiana
Considera alla stregua di un’ennesima occasione mancata l’imminente conclusione della procedura parlamentare delle riforme costituzionali per le seguenti motivazioni:
1) la pur
opportuna riforma del bicameralismo perfetto trasforma il
Senato in un organo sostanzialmente non elettivo al di fuori
della logica della rappresentanza politica nazionale,
introducendo elementi di assai dubbia semplificazione nel
procedimento legislativo, mentre avrebbe potuto formarsi una
seconda camera politicamente responsabile in termini di
garanzia costituzionale, benché priva del potere fiduciario
oppure si sarebbe potuto impostare un sistema monocamerale;
2) nonostante si effettui un parziale riequilibrio rispetto
ad un’altra discutibile riforma costituzionale, quella del
2001, risulta confermata la formulazione per cui la
Repubblica si articolerebbe nel coacervo delle autonomie,
perdendo la sua unitarietà;
3) nessuna modifica si rivolge alla necessità di attuare la
Costituzione nelle parti in cui ciò non è avvenuto, quali lo
statuto pubblico dei partiti e dei sindacati, la
razionalizzazione dei regolamenti parlamentari,
l’amministrazione della giustizia e l’efficienza della PA;
4) ancora una volta, non viene effettuato il raccordo tra la
Costituzione ed il quadro giuridico dell’Unione europea,
perdendo la possibilità di delineare il percorso
federalista, ma soprattutto perpetuando il deficit di
legittimazione democratica della partecipazione italiana
alle istituzioni europee;
5) gli istituti di democrazia diretta, dal referendum
all’iniziativa legislativa popolare, avrebbero potuto
realmente essere rafforzati con il ricorso alle nuove
tecnologie per la raccolta delle firme, la cui soglia invece
viene elevata con effetto disincentivante.
In tale ottica, la DN deplora la politicizzazione del referendum confermativo in itinere sia da parte della maggioranza di Governo che sembra puntare ad un voto non attinente al tema ma praticamente plebiscitario rispetto alla sua leadership, ma anche da parte delle opposizioni che evocano lo spettro dell’autoritarismo, ma non fanno proposte e rischiano, anche nelle loro fasce più illuminate, di appiattirsi sulla mera conservazione.
La DN rivendica il diritto del popolo italiano di scegliere nel merito della proposta di riforma che sarà sottoposta a referendum senza condizionamenti di sorta, senza subire ricatti nè suggestioni allarmistiche.
A nostro avviso, la proposta è sbagliata e va respinta con un voto contrario perché non risolve nessun problema ed anzi altri ne crea, ma non perché sia in gioco la tenuta democratica così come essa non è la panacea dei mali del Paese che verrebbero magicamente risolti con un tratto di penna.
La DN ribadisce pertanto la necessità di modificare la seconda parte della Costituzione, ferma restando la prima parte in cui sono racchiusi i valori di riferimento dell’ordinamento repubblicano. Ribadisce altresì la validità della forma di governo parlamentare che tuttavia ha bisogno di essere rafforzata nei rapporti del Parlamento con il Governo, il Presidente della Repubblica, la Corte costituzionale per recuperarne lo spirito originario rispetto alle successive degenerazioni.
Auspica quindi che la riforma in corso sia azzerata e si apra una vera fase costituente attraverso l’elezione di un’assemblea ad hoc dal momento che un parlamento a base maggioritaria non appare l’organo più indicato ad elaborare una riforma di così vasta portata.
Pertanto, preso atto che il Governo, anziché indicare il proprio orientamento politico in ordine al referendum relativo alla riforma costituzionale, ha dichiarato di considerare tale esito quale atto di “fiducia” dell’esecutivo;
Considerato che l’istituto referendario consiste nell’interpello del Popolo,che subordinare all’esito di esso, diversi eventi politici, equivale alla volontà di condizionare la “volontà sovrana” e che tale atteggiamento è contrastante con ogni principio “educativo”, ma soprattutto viola la stessa libertà dei singoli e della collettività;
Auspica che, prima della prova referendaria, il Governo della Repubblica revochi la connessa domanda di “fiducia” garantendo così la continuità delle funzioni statuali ed il rispetto della volontà popolare;
Invita le proprie organizzazioni sul territorio a partecipare alla campagna referendaria nelle forme che riterranno più appartenere al livello locale.