Il referendum costituzionale diventa ufficialmente una truffa: non che non lo fosse prima, ma adesso con il rinvio a dopo le urne della proposta 5 stelle sui tagli agli stipendi dei parlamentari, lo è diventata in modo palese, dichiarato, mostrando come il risparmio sulle spese ufficiali della politica sia soltanto un pretesto, uno specchietto per allodole native e per gli allodolati da televisione. Votando il provvedimento pentastellato infatti si otterrebbe un risparmio di 61 milioni all’anno, dunque molto più consistente dei miseri 49 milioni derivanti dallo scasso del Senato e della democrazia: il fatto di rinviare la discussione nel periodo successivo alla consultazione, quando lo si potrà bocciare senza conseguenze, non potrebbe far risaltare più chiaramente la menzogna di Renzi e del suo progetto oligarchico.
Purtroppo trattandosi dei 5 stelle tutta la sinistra, cui ormai riesce difficile persino farsi furba, ha ignorato totalmente l’evento, come se si trattasse di un fatto marginale, come se fosse l’ennesima commedia attorno alla casta e ai suoi privilegi. Invece si tratta di una cosa molto più grave perché nel testo della scheda elettorale compare in maniera irrituale e probabilmente illegale (che aspettarsi da un parlamento che è di per se stesso illegale?) il riferimento al contenimento dei costi: “Approvate il testo della legge concernente disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costo di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione?” Come si vede è un misto di tecnicismo grossolano e generico, nel quale non compare mai la parola Senato che invece è quella principale del pasticcio renziano, mentre viene messo in primo piano uno slogan avvelenato, ovvero quello che riguarda l’ipotetico contenimento dei costi della politica che come si vede potrebbe essere raggiunto molto più facilmente e molto più incisivamente senza alcuna manipolazione della carta fondamentale.
Con il rinvio della legge sui tagli agli stipendi dei parlamentari, si è passati da una situazione nel quale si poteva essere certi del tradimento dalle macchie di fard sul colletto, a una nella quale si trova il partner a letto con un altro: di fatto il rifiuto di metodi più indolori di contenimento dei costi, mostra senza alcuna possibilità di dubbio che lo scopo della riforma è un altro, ovvero fare del Senato una camera non elettiva e a disposizione del governo, una camera sottratta alle scelte dei cittadini e “donata” alle logiche di potere e di mercato. La verità del referendum viene di fatto messa a nudo e rivela il dramma della democrazia in Italia, ma la situazione è ormai talmente degradata che si fa fatica ad accorgersene e ad uscire dalle logiche dei minimalismi e degli egoismi ideologici. Se poi si tiene conto che la manipolazione costituzionale si lega a una riforma elettorale elettorale che farà anche della camera un’ assemblea sorda e grigia di nomina governativa. il quadro si completa.
Certo tutto il referendum è confuso perché si gioca a rimpiattino su concetti diversi e ambigui, dentro una totale mancanza di verità, compresa la questione di lana caprina tra vecchio e nuovo presa di peso dalla sub cultura dei telefilm della Fox, per non parlare dei manifesti per il Sì prodotti dal piddì e pagati con i soldi di tutti i cittadini, o delle grandi manovre trollesche in rete : ma almeno questo triste episodio della discussione negata sugli stipendi degli onorevoli può fare chiarezza su intenzioni e moventi a meno che, come diceva la mia maestra delle elementari non si abbiano gli occhi foderati di “prosiutto”. Ma niente paura dopo le urne, quando saranno sbaraccate tutte le promesse bugiarde di questi giorni, (non è un caso che sia stata rinviata a dopo il referendum la discussione sulla legge di stabilità), si svenderà il Paese e si procederà a soffocare la democrazia con un cuscino di parole, di prosciutto ce ne sarà poco e molti non potranno più proteggersi la vista. Sarà però troppo tardi, non si potrà più dire no.