Elezioni Europee 2014: grillofobia, il cartello elettorale di Pd e Fi

di Daniela Gaudenzi - Il Fatto Quotidiano - 24/05/2014

Renzi continua a rincorre Grillo sulle sue piazze, che saranno anche meno ma lui vuole segnarle comunque, e tira in extremis il freno a mano sugli epiteti contro “il pagliaccio” ed “i buffoni all’estero”, probabilmente dopo aver visto lo share a Porta a Porta.

Secondo Repubblica.it, e probabilmente anche per alcuni conduttori snobbati ed incattiviti , “l’eroe è stato Vespa” ma è innegabile che “il pagliaccio” ha parlato di Europa, non si è fatto “pettinare” dal signore della “terza camera” e soprattutto è arrivato ad un pubblico che non è quello del web e che probabilmente è particolarmente incline all’astensione.

E se ne è accorto perfettamente Berlusconi, lui sì in uno stato conclamato di disperazione politico-esistenziale che gli ha consigliato, dopo le precedenti identificazioni con un campionario che spazia da Robespierre ad Hitler passando per Stalin e Pol Pot, di definire Grillo “un assassino, un pregiudicato ed un evasore”, ed i suoi elettori come “disperati” assetati “di vendetta e di sangue” che votano per un pazzo.

D’altronde toni e lessico molto simile l’avevano usato Roberto Speranza capogruppo Pd alla camera ed Alessia Morani responsabile giustizia del partito, quando si è trattato di votare l’autorizzazione all’arresto per Francantonio Genovese e quando, spiazzati dal M5S che ha impedito il provvidenziale slittamento a data da definirsi e dal voto palese, hanno gridato contro “la sete di sangue” e l’agitare “scalpi elettorali” con “la bava alla bocca”.

La costante, anche negli ultimissimi giorni di una campagna elettorale cosiddetta europea ma piegata in modo spropositato sugli equilibri nazionali è  la natura di “derby“, di “ballottaggio” come continua a ripetere ossessivamente Renzi tra chi, secondo lui “evoca il terrore” e “chi dice proviamo a rimettere in moto il paese” e va a ribadirlo nel salotto di Barbara D’Urso.

Quanto sia conveniente ed opportuno per il maggior partito di governo e per il suo segretario che è anche presidente del consiglio, buttarla sul “derby” tra lui e Beppe Grillo si vedrà nelle urne, e molto dipende anche dai numeri dell’astensione. Quello che comporta una simile campagna elettorale è che da un canto, paradossalmente, Renzi e le capolista di un partito che si definisce caldamente europeista parlano poco e niente di Europa e si trincerano ossessivamente dietro gli 80 euro che devono far rinascere l’economia italiana. E dall’altro l’ossessione anti-grillo e il fronte contro il nemico comune ha portato il Pd, anche se non è la prima volta, a farsi supporter del voto per Fi che come ha detto Alessandra Moretti, capolista Pd nel Nordest è sempre “un voto utile come quello per il Ncd di Alfano” al contrario di quello per il M5S “buffoni che ci fanno vergognare in Europa”.

La preoccupazione che il compagno di riforme istituzionali e soprattutto di quell’Italicum ad uso e consumo di Pd-Fi arrivi terzo con un distacco rovinoso è più forte di qualsiasi altra considerazione.

E così il Pd renziano finisce con il confermare palesemente la sua vocazione berlusconiana oltre la vita politica dell’ex-tutto, da ultimo aggrappato all’incolpevole Dudù, alle dentiere e al Grillo-Hitler, ovvero il male assoluto; un concetto che, a parte il ridicolo, come ha spiegato lo storico Marco Belpoliti critico severo del grillismo, “sottovaluta la forza della democrazia e non fa capire cosa ha rappresentato Hitler in Europa”.

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