Lettera aperta
Al Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi
al Ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi
al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Gianluca Galletti
al Presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini
al Sindaco di Ravenna, Fabrizio Matteucci
Egregi signori, siamo il gruppo di docenti e ricercatori dell’Università e dei Centri di ricerca di Bologna che nell’ottobre scorso scrissero al Presidente del Consiglio e ai ministri interessati chiedendo, con uno spirito di leale e piena collaborazione, di aprire un dibattito sulla Strategia Energetica Nazionale. Incredibilmente, non abbiamo ricevuto neppure un cenno di risposta. Abbiamo anche messo in rete un appello sul sito energiaperlitalia.it al quale hanno aderito molte centinaia di docenti e ricercatori, oltre a numerosissimi cittadini.
Come già sottolineato nella precedente lettera e nell’appello, bisogna rendersi conto che la fine dell’era dei combustibili fossili è inevitabile e che, in ogni caso, ridurne l’uso è urgente per limitare l’inquinamento dell’ambiente e per contenere gli impatti dei cambiamenti climatici. La transizione dai combustibili fossili alle energie rinnovabili sta già avvenendo in tutti i Paesi del mondo. In particolare, l’Unione Europea ha messo in atto una strategia basata sul noto Pacchetto Clima Energia 20 20 20 e sull’Energy Roadmap che si pone come obiettivo un contributo dell’80% da parte delle energie rinnovabili nel 2050. Le energie rinnovabili, infatti, non sono più una fonte marginale di energia, come molti vorrebbero far credere: oggi producono il 22% dell’energia elettrica su scala mondiale e più del 40% in Italia, dove il fotovoltaico da solo genera energia pari a quella prodotta da due centrali nucleari. La Strategia Energetica Nazionale, che il Governo ha ereditato da quelli precedenti, non segue la strada della transizione energetica. In particolare, col decreto Sblocca Italia il Governo ha facilitato e addirittura incoraggiato le attività di estrazione delle residue, marginali riserve di petrolio e gas in aree densamente popolate come l’Emilia-Romagna, in zone dove sono presenti città di inestimabile importanza storica, culturale ed artistica come Venezia e Ravenna, lungo tutta la costa del mare Adriatico dal Veneto al Gargano, le regioni del centro-sud e gran parte della Sicilia. Tutto ciò in contrasto con le affermazioni fatte in sedi internazionali di voler ridurre le emissioni di gas serra e, cosa ancor più grave, senza considerare che le attività di trivellazione ed estrazione ostacolano e, in caso di incidenti, potrebbero addirittura compromettere un’enorme fonte di ricchezza certa per l’economia nazionale: il turismo.
Purtroppo, il Governo continua ad incoraggiare la dissennata ricerca di combustibili fossili nei mari italiani. Ministero dello Sviluppo Economico, con decreto n. 38 del 16 febbraio pubblicato sul Bollettino ufficiale degli idrocarburi e delle georisorse del 28 Febbraio 2015, ha infatti autorizzato la società petrolifera Po Valley Operations PTY LTD (permesso di ricerca A.R94.PY) ad ampliare le attività di ricerca di gas e petrolio in mare entro le 12 miglia dalla costa, nonostante una legge del 2010 vieti tali attività entro questi limiti. L’area in cui la società australiana potrà trivellare passa da 197 a 526 chilometri quadrati.
Con la presente, sosteniamo con forza il ricorso fatto da Fondo Ambiente Italiano, Greenpeace, Legambiente, Marevivo, Touring Club Italiano e WWF presso il TAR del Lazio contro i ministeri dello Sviluppo Economico, dell’Ambiente, delle Infrastrutture e dell’Agricoltura e chiediamo al Presidente della Regione Emilia-Romagna Bonaccini e al Sindaco di Ravenna Matteucci di opporsi fermamente ad attività che minacciano coste, spiagge, aree protette e luoghi di grande valore turistico e pregio paesaggistico.
Ribadiamo che l’unica via percorribile per stimolare una reale innovazione nelle aziende, sostenere l'economia e l'occupazione, diminuire l'inquinamento, evitare futuri aumenti del costo dell'energia, ridurre la dipendenza energetica dell’Italia da altri Paesi, ottemperare alle direttive europee concernenti la produzione di gas serra e custodire l'incalcolabile valore paesaggistico delle nostre terre e dei nostri mari consiste nella rinuncia definitiva ad estrarre le nostre esigue riserve di combustibili fossili e in un intenso impegno verso efficienza, risparmio energetico e sviluppo delle energie rinnovabili e della green economy. Nella speranza che si possa aprire un costruttivo dibattito sul problema energetico, sia in sede nazionale che regionale, auguriamo a voi tutti un proficuo lavoro per il bene dell’Italia.
Il Comitato
Vincenzo Balzani (coordinatore), Dipartimento di Chimica “G. Ciamician”, Università
Nicola Armaroli, Istituto ISOF-CNR
Alberto Bellini, Dipartimento di Ingegneria dell’Energia Elettrica e dell’Informazione “Guglielmo Marconi”, Università
Giacomo Bergamini, Dipartimento di Chimica “G. Ciamician”, Università
Enrico Bonatti, ISMAR-CNR
Alessandra Bonoli, Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, dell’Ambiente e dei Materiali, Università
Carlo Cacciamani, Servizio IdroMeteoClima, ARPA
Romano Camassi, INGV
Sergio Castellari, INGV
Daniela Cavalcoli, Dipartimento di Fisica ed Astronomia, Università
Marco Cervino, ISAC-CNR
Maria Cristina Facchini, ISAC-CNR
Sandro Fuzzi, ISAC-CNR
Luigi Guerra, Dipartimento di Scienze dell’Educazione «Giovanni Maria Bertin», Università
Giulio Marchesini Reggiani, Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche, Università
Vittorio Marletto, Servizio IdroMeteoClima, ARPA
Enrico Sangiorgi, Dipartim. di Ingegneria dell’Energia Elettrica e dell’Informaz . “G.Marconi”Università
Leonardo Setti, Dipartimento di Chimica Industriale, Università
Micol Todesco, INGV
Margherita Venturi, Dipartimento di Chimica “G. Ciamician”, Università
Stefano Zamagni, Scuola di Economia, Management e Statistica, Università
Gabriele Zanini, UTVALAMB-ENEA