I fatti della Diaz sono stati "oggetto di un fenomeno classico di rimozione" da parte della polizia. C'è stata un'"immediata negazione, forse anche perchè, bisogna riconoscerlo, è un trauma enorme", e a questo è seguita "la totale rimozione". Sono parole forti quelle che usa Enrico Zucca, il magistrato deiprocessi del G8, che per la prima volta accetta di parlare in pubblico di questi temi a Repubblica delle idee con i giornalisti Carlo Bonini e Marco Preve. I fatti di Genova hanno dimostrato secondo Zucca che "quando lo stato si sente minacciato, lo stato di diritto può essere sospeso ovunque", ma il magistrato è ancora più critico rispetto a quello che è accaduto dopo gli abusi, il fenomeno della "rimozione" che ha caratterizzato quegli abusi e del mancato lavoro fatto sulle cause. "Per evitare il ripetersi di quegli errori _ è la posizione del magistrato _ e di quello che sarebbe più giusto chiamare auto-inganni, occorre riconoscere come questi fenomeni non sono un fatto sporadico, ma sono fenomeni endemici e strutturali non della polizia italiana, ma dei corpi di polizia in genere. E se i corpi di polizia stranieri studiano questo fenomeno, allo stato attuale la polizia italiana ancora oggi rifiuta di leggere se stessa".
Lo dimostra secondo il magistrato il percorso fatto successivamente dai vertici della polizia che erano al comando ai tempi del G8, che non sono stati sospesi. Il processo che ha portato a verificare le singole responsabilità è stato secondo Zucca "un emblema di successo", perchè riuscito a superare le difficoltà e l'atteggiamento della polizia che, in base alla sentenza della Corte Europea, "ha impunemente rifiutato di collaborare per l'accertamento delle responsabilità" e ha fatto emergere le singole responsabilità, ma la polizia non ne ha tratto le dovuto conseguenze, e non ha proceduto a sospendere quelli che avrebbero dovuto essere sospesi.
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