Come Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua,
promotori del referendum sull'acqua e sui servizi
pubblici del 2011, intendiamo esprimere una nostra
valutazione in primo luogo perchè viene esplicitamente
toccato il tema della gestione del servizio idrico.
Inoltre, poiché riteniamo che l'acqua e la sua
gestione pubblica e partecipativa costituiscano un
paradigma di un altro modello di società da cui
risulta per noi imprescindibile prendere parola anche
sull'impianto complessivo delle scelte di governo.
Dobbiamo evidenziare come la parte relativa all'acqua
sia del tutto insufficiente e inadeguata. Anzi rischia
di ottenere il risultato di consolidare l'attuale
assetto gestionale e di governance volto alla massima
mercificazione del bene. Facendo esplicito
riferimento all'applicazione della volontà popolare
espressa nel referendum del 2011 e utilizzando
l'aggettivo “pubblica” si ammanta di un'accezione con
cui si prova a celare la totale assenza di contenuti.
E' gravissimo che si provi a ridimensionare l'esito
referendario alla sola esigenza di implementare gli
investimenti per la ristrutturazione e sanificazione
della rete idrica, tra l'altro senza specificare chi
dovrebbe fare tali investimenti. Altrettanto grave e
pericoloso che si preveda la gestione tramite “società
di servizi a livello locale”, ovvero il modello
aziendale privatistico già previsto dalle leggi
vigenti. Come si vede il “contratto” segue
pedissequamente la legislazione esistente che non
rispetta il referendum!
Non si prende minimamente in considerazione la
necessità di mettere in campo un modifica radicale
della normativa in materia di servizi pubblici locali
e in particolare del servizio idrico integrato verso
la ripubblicizzazione. Una svolta necessaria rispetto
alle politiche, trasversalmente condivise negli ultimi
vent’anni, che hanno fatto dell’acqua una merce e del
mercato il punto di riferimento per la sua gestione,
provocando dappertutto degrado e spreco della risorsa,
precarizzazione del lavoro, peggioramento della
qualità del servizio, aumento delle tariffe, riduzione
dei finanziamenti per gli investimenti, diseconomicità
della gestione, espropriazione dei saperi collettivi,
mancanza di trasparenza e di democrazia. Ovvero, il
totale fallimento degli obiettivi promessi da una
martellante campagna di promozione comunicativa in
ordine ai benefici della privatizzazione e del
cosiddetto partenariato pubblico-privato - maggiore
qualità, maggiore economicità, maggiori investimenti -
che, alla prova dei fatti si sono dimostrati
totalmente inconsistenti. Non si fa accenno alla
ridefinizione di un sistema tariffario che escluda
definitivamente qualsiasi voce riconducibile al
profitto, stante che quello predisposto dall'ARERA
contraddice chiaramente l'esito referendario facendo
rientrare dalla finestra quanto espulso dalla porta
tramite il referendum. In ultimo, non si prende in
considerazione la necessità di togliere le deleghe
sull'acqua all'ARERA vista la gravità delle scelte
operate e l’enorme conflitto di interessi in atto (il
controllore è finanziato dal controllato),
riportandole sotto la competenza del Ministero
dell'Ambiente.
Eppure questi avrebbero dovuto costituire dei punti
fermi almeno per il M5S visto che nella scorsa
legislatura la stragrande maggioranza dei parlamentari
aveva aderito all'intergruppo per l'acqua bene comune,
sottoscrivendo e depositando la proposta di legge “ Principi
per la tutela, il governo e la gestione pubblica
delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione
del servizio idrico” che li contiene tutti in
maniera esplicita.
Sulla base di queste considerazioni non possiamo
esimerci dal definire tale punto del “contratto” come
un vero e proprio specchietto per le allodole.
D'altra parte il concetto stesso di acqua bene comune
e diritto umano universale è parte di una concezione
del mondo e della società basata su valori
imprescindibili quali l’antifascismo, l’antirazzismo e
la solidarietà fra i popoli e le persone. Valori
difficili da trovare in un “contratto di governo” in
cui emerge con forza un tratto che non possiamo
esimerci dal definire razzista e xenofobo, che punta a
mettere in campo una serie di azioni contro i più
deboli, i migranti, i rom e dichiara guerra a chi
combatte l'emarginazione e si batte da anni per il
diritto all'abitare attraverso l'occupazione di
immobili abbandonati al degrado o peggio alla
speculazione.
Allo stesso modo non può esserci acqua pubblica senza
giustizia sociale sostenuta da adeguate misure
economiche e fiscali, ben lontane da quelle regressive
presenti nel contratto, come ad es. la cosiddetta “ flat
tax” che da una parte avvantaggia i redditi
alti a scapito di quelli bassi e implicherà
necessariamente un consistente taglio della spesa
pubblica, in particolare quella per i servizi e quella
sanitaria, per il reperimento delle risorse volte alla
sua copertura.
Sempre a questo riguardo, nel “contratto di governo”
non si mettono concretamente in discussione i vincoli
di bilancio imposti dall'Unione Europea, tanto meno il
patto di stabilità interno, il pareggio di bilancio,
le politiche applicate con la trappola del debito
pubblico e i tagli previsti dalle diverse “spending
review”, ossia quell'insieme di politiche
d'austerità che hanno alimentato la crisi e da tempo
costretto con le spalle al muro gli Enti Locali
mettendo a repentaglio la loro storica funzione
pubblica e sociale, ad esempio la natura pubblica
dell'acqua e di altri servizi collettivi.
Intendiamo denunciare con forza i principi
ispiratori di tale “contratto” e annunciamo
sin da ora che metteremo in campo tutta la nostra
passione e impegno per giungere finalmente alla reale
attuazione della volontà popolare e ad una gestione
pubblica e partecipativa dell'acqua.
Il “contratto di governo” M5S-Lega sull'acqua è solo uno specchietto per le allodole e non rispetta assolutamente il referendum del 2011
Forum
Italiano dei Movimenti per l'Acqua