Se i quotidiani consultati – Le Monde, The Guardian, La Libre Belgique –
sono affidabili (in generale, lo sono) la decisione del governo Tsipras
del 17 dicembre di abbandonare il “programma parallelo” a finalità
sociali deve, ancora una volta, farci riflettere sull’inesistenza di
margini di manovra per un paese che si sottomette ai piani di austerità
della Troika.
Il programma parallelo, proposto il 14 dicembre al
parlamento greco, prevedeva, fra altre misure: la copertura medica per
coloro che non erano coperti da alcuna sicurezza sociale, una “bolletta
sociale” per l’elettricità a livelli molto bassi per le famiglie
impoverite, il prolungamento di un anno della zuppa popolare a carico
dello Stato. Queste misure sono state immediatamente rigettate dalla
cellula tecnica dell’Eurogruppo di stanza ad Atene ritenendole
inaccettabili. L’eurocrazia ha peraltro ricattato il governo Tsipras
minacciando, in caso di approvazione del programma parallelo, il non
trasferimento di un miliardo di euro atteso dalla Grecia.
Eppure, la
Grecia ha realizzato in novembre un eccedente primario di bilancio di
4,4 miliardi di euro rispetto all’obiettivo di 2,6 miliardi. Niente da
fare, la Grecia non può allocare parte dell’eccedente in più a finalità
sociali perché secondo il terzo memorandum imposto dalla Troika al
governo di Tsipras e da questo firmato il 19 agosto scorso: a) nessuna
misura di bilancio supplementare può essere adottata senza l’accordo dei
creditori. e b) in caso di superamento degli obiettivi, gli eccedenti
ottenuti devono andare, per un quarto, al rimborso del debito. Risultato
“logico”: Tsipras ha abbandonato il programma parallelo. Il 30% della
popolazione greca che vive senza protezione sociale non avrà alcuna
assistenza medica.
Questi i fatti. Cosa dedurne? A mio parere, poco
conta sottolineare il nuovo “cedimento” del governo greco. Oramai
totalmente imprigionato dalle condizioni del memorandum, nessun Ercole
potrà far spezzare le catene, salvo una spontanea rivolta/insurrezione
popolare. Quel che conta soprattutto è mettere in luce, e condannare, la
politica cinicamente perseguita dai poteri forti dell’Europa unita
(sic!) che si comportano peggio degli usurai. Almeno quest’ultimi non
sono, in generale, all’origine dell’indebitamento dei loro clienti. I
creditori europei ed internazionali della Grecia, come dell’Irlanda, del
Portogallo, della Spagna…., lo sono a causa delle loro scelte politiche
ed socio-economiche che hanno indotto i paesi più fragili e deboli
dell’economia europea a entrare nella logica infernale
dell’indebitamento sui mercati dei capitali europei e mondiali, per di
più privati, in posizione svantaggiata e di sottomissione.
Rifiutando il “programma parallelo” i poteri dell’ l’Europa attuale
hanno dimostrato che a loro interessa un fico secco la salute, le
condizioni di vita e la dignità del popolo greco ma che danno la
priorità assoluta agli interessi dei “creditori”. Rifiutando di allocare
all’urgenza umanitaria parte degli eccedenti primari superiori agli
obiettivi, l’Europa attuale sta commettendo dei gravi crimini contro gli
esseri umani (ipocritamente “nel rispetto dei trattati firmati “) e
contro un popolo in stato di abbandono e di miseria. Il cinismo di
questa Europa non merita il rispetto politico. La loro legittimità
politica non può essere asservita in maniera assoluta e quindi cieca
agli interessi d’istituti di credito predatori e porsi al disopra della
giustizia sociale e dei principi della dignità umana per tutti.
Come
proposto dal Gruppo DIP (Dichiariamo Illegale la Povertà), dobbiamo
batterci affinché il 2016 veda modificato il sistema finanziario europeo
e radicalmente ridotta la potenza della finanza attuale:
ripubblicizziamo le casse di risparmio e le banche di credito
d’importanza europea, creiamo la cassa europea dei depositi e prestiti,
reinventiamo la finanza locale, comunale, togliamo l’indipendenza
politica alla BCE, diamo all’euro il suo ruolo di moneta europea al
servizio dei cittadini della “comunità europa” e favoriamo la
moltiplicazione delle monete locali al servizio dello sviluppo comune
socialmente e ambientalmente sostenibile, facciamo un vero Parlamento
europeo responsabile del bilancio europeo e effettivo rappresentante di
tutti i cittadini dei paesi che sono disposti ad avanzare sul piano
dell’integrazione politica. L’Europa politica unita è determinante se
promuove i diritti umani, e non per andare contro di essi! Ora, l’Europa
“politica” attuale è asservita alle logiche di guerra (militare,
economica e sociale) e non di pace.
Gli obiettivi proposti non sono
oggi realizzabili fintantoché il potere politico appartiene all’attuale
becera generazione di politici che hanno scelto di affidare detto potere
agli interessi privati. Ciò non deve impedire i cittadini di buona
volontà di agire e d’impegnarsi nella lotta per la loro realizzazione.
Come? Impegnandosi dove è possibile secondo i propri mezzi superando il
solo fatto dell’indignazione (necessaria). Accettare la situazione nella
speranza che il domani arrangerà le cose, è compiere un atto di
complicità. Non è facile per nessuno, ma la fiducia che un domani
esisterà perché noi abbiamo agito è la grande forza dell’umanità.
Cosa c’insegna la rinuncia di Tsipras al “programma parallelo” a finalità sociali? Rinforzare la lotta in Europa, contro l’oligarchia eurocratica attuale, per i diritti umani per tutti