Nel 2016 l'IRPEF ha coperto il 40% del gettito fiscale (180 miliardi).
L'IRPEF nasce, in ossequio alla Costituzione, come imposta molto progressiva, e fino al 1983 lo è stata.
Ma oggi?
Oggi no: oggi la tassazione beneficia i ricchi e colpisce i ceti medio bassi.
Per capire cosa è successo negli ultimi 34 anni, basta dare un occhio al
grafico: le linee rappresentano la "pressione fiscale IRPEF", cioè la
percentuale del reddito pagata come imposta totale, tenendo conto di tutti gli scaglioni; la curva blu usa gli scaglioni del 2017, la curva rossa gli scaglioni del 1983 (lire rivalutate in euro [*] ).
La curva del 1983 cresce progressivamente:
arriva al 25% per un reddito lordo di 50.000 euro, al 32% per un
reddito di 100.000 euro, al 40% per un reddito da 200.000 euro, e poi
cresce più dolcemente tendendo, per redditi multimilionari, a un tetto
del 65%.
Ora vediamo cosa succede nel 2017:
- chi guadagna meno di 100.000 euro/anno, rispetto al 1983, paga di più;
Esempio.
Prendo 20.000 all’anno lordi: nel 1983 avrei versato 3.720 euro di IRPEF (tassazione al 18,6%), oggi invece ne verso 4.800 (tassazione al 24%)
- chi guadagna più di 200.000 euro paga di meno;
Esempio. Prendo 400.000 all’anno lordi: nel 1983 avrei versato
191.200 euro di IRPEF (tassazione al 47,8), oggi invece ne verso 165.200
(tassazione al 41,3%)
- e chi guadagna più di un milione di euro paga MOLTO MENO.
Esempio.
Prendo un milione all’anno lordi: nel 1983 avrei versato 566.000 euro di IRPEF (tassazione al 56,6%), oggi invece ne verso solo 423.000 (tassazione al 42,3%), quindi risparmio 143.000 euro. L’equivalente di circa tre stipendi da 3.000 euro al mese: fantastico! Peccato che io non guadagni un milione di euro all’anno: ho sbagliato tutto, dovevo nascere ricca.
A completare il quadro, l'IRPEF in meno pagata dai super ricchi è non stata compensata da quella in più pagata dai lavoratori
: la differenza la vediamo ogni giorno in tagli ai servizi, inclusi scuola, sanità e welfare - a scapito di tutti, ma soprattutto delle fasce più deboli. [**]
Lo slogan "meno tasse per tutti" si è tradotto in "meno tasse per i ricchi; più tasse e meno servizi per i lavoratori". Hanno spostato i prelievo dai redditi e dai patrimoni ai consumi, cioè sui redditi medi e bassi, e i ricchi sono stati lasciati liberi di diventare sempre più ricchi.
La famosa forbice della diseguaglianza si allargata sempre più: anche grazie a questo.
E non hanno ancora finito: Berlusconi e Salvini hanno proposto per l'IRPEF un'aliquota UNICA ("flat tax"): Berlusconi al 23%, Salvini addirittura al 15% L'Istituto Bruno Leoni, forte sostenitore della flat tax, ne propone una al 25%
(nel nostro grafico, la linea tratteggiata orizzontale).
Nel corso degli ultimi 30 anni, una sequenza di piccoli aggiustamenti nelle modalità di tassazione, nelle aliquote e negli scaglioni, anno dopo anno, ha diminuito il prelievo fiscale sui grandi redditi e grandi patrimoni, scaricando i costi dello Stato sui lavoratori: quelli con redditi RELATIVAMENTE più alti, fino a 75.000 euro lordi/anno, subiscono una pressione fiscale pari o superiore a quella dei multimiliardari; quelli con redditi inferiore soffrono il taglio dei servizi dovuto al fatto che "i ricchi" si sono generosamente autoridotti le tasse.
[*] Per confrontare con gli attuali gli scaglioni del 1983, oltre naturalmente convertire lire in euro, sono stati rivalutati aggiungendo agli importi l'inflazione cumulativa, che dal 1982 al 2016 vale il 229% (fonte: http://it.inflation.eu/
). Per i redditi molto bassi, bisognerebbe tener conto che esistono correttivi (no tax area e detrazioni); ma cambia poco.
[**] In realtà la situazione è ancora più squilibrata. Redditi annui dai 300.000 euro ai parecchi milioni difficilmente sono soggetti completamente all'IRPEF: la maggior parte proviene piuttosto da rendite finanziarie, dividendi, affitti. Ebbene, i proventi da rendite finanziarie e i dividendi sono tassati AL MASSIMO al 26%, e la cedolare secca sugli affitti è al 21%. Questo abbassa la pressione fiscale sui redditi multimilionari agli stessi valori di quella su un lavoratore che guadagni 30.000 euro lordi all'anno.