Male ha fatto il sindaco di Macerata Carancini a chiedere
la sospensione di tutte le manifestazioni, come se fossero
uguali. Non lo sono affatto. Quelle che presidiano i
valori democratici, che protestano contro un vile attacco
fascista alla convivenza civile, hanno un valore positivo.
Un valore che manca in quelle di segno opposto, che
inneggiano alla violenza come strumento risolutore del
disagio e del conflitto sociale.
Le prime sono a difesa della Costituzione, le seconde la
attaccano. E non si può applicare alla Costituzione il
concetto che certe questioni si sottraggono alla politica,
e non sono – come a qualcuno piace dire – né di destra né
di sinistra.
La Costituzione non è mai indifferente. Al contrario è in
servizio permanente effettivo – come direbbe il ministro
Minniti – per le libertà, i diritti, l’eguaglianza, la
tolleranza, la solidarietà, la pace. E a tutto questo un
sindaco, tenuto per l’art. 54 a osservare la Costituzione
e le leggi e ad esercitare la sua funzione con “disciplina
ed onore”, è obbligato a essere sensibile, che gli piaccia
o no. Diversamente, si dimetta.
Per questo, c’è chi non condivide la decisione di Anpi,
Cgil, Arci e Libera di accettare la richiesta del sindaco.
Sono organizzazioni vicine al cuore di molti di noi, e non
dubitiamo che la decisione sia stata sofferta. Ma è
legittimo il dubbio che proprio l’eccezionalità delle
circostanze, e la gravità dell’accaduto, avrebbero
consigliato la scelta opposta. Essere un presidio
essenziale della democrazia nel nostro paese – come
indubbiamente quelle organizzazioni sono – impone un
particolare carico di responsabilità.
Una bocciofila o un club del golf avrebbero bene il
diritto di non vedere, non sentire, non parlare, per non
turbare la serenità dei soci. Non è così per loro.
Veniamo al ministro Minniti.
Capiamo bene che vuole costruire l’immagine di uomo forte
del centrosinistra, capace di iniziative efficaci sul
terreno incandescente della sicurezza. Che abbia o meno
disegni futuri sulla poltrona più alta di Palazzo Chigi
non interessa. Intanto, capiamo la valenza elettorale per
un centrosinistra che insegue con affanno i voti perduti.
Capiamo, ancora, che il tema sicurezza è comunque centrale
e che anche la sinistra deve darsene carico, se non vuole
ridursi in una nicchia irrilevante per il futuro del
paese. Ma questo non giustifica ricostruzioni di fantasia
e stravolgimento di fatti.
Minniti ci informa di aver fermato gli sbarchi proprio per
la previsione che un caso Traini potesse verificarsi.
Ma è banale la constatazione che averli “fermati” non ha
prevenuto o impedito il caso Traini. E se poi l’aveva
previsto, perché non ha adeguatamente aumentato la
vigilanza su chi era lecito sospettare avrebbe potuto
causare problemi? Non aveva forse avvertito crescere nel
paese un clima pericoloso, non aveva percepito i rigurgiti
fascisti?
Ci dice che l’accordo con le autorità libiche è un
patrimonio del paese. Sappia che rifiutiamo un patrimonio
intriso di sangue, torture e morte nei lager libici. Ci
dica piuttosto qual è la sua soluzione, se la politica
delle espulsioni non funziona. Essendo del tutto ovvio che
non si fermano le migrazioni di masse di disperati in fuga
dalla guerra, dalla fame, dalla morte schierando manipoli
di soldati sulle rotte dei mercanti di carne umana.
Infine, il ministro apprezza la cancellazione della
manifestazione, e annuncia che interverrà contro chi non
dovesse seguire il buon esempio. A chi si rivolge davvero?
Intanto, la sua vasta esperienza politica certo gli dice
che proprio le sue parole possono aumentare la tensione.
Dovrebbe poi sapere che le riunioni non si vietano
preventivamente, e a prescindere. La formulazione
dell’art. 17 della Costituzione non è affatto casuale, e
gli consigliamo una rilettura. Cosa intende fare? Mandare
cingolati e forze antisommossa nelle piazze d’Italia, a
tutela della pubblica tranquillità?
Una pacifica dimostrazione di massa non è solo l’esercizio
di diritti costituzionalmente protetti, fondamentali in un
sistema democratico. È anche il migliore antidoto contro
il veleno sparso da chi cinicamente sfrutta le paure
profonde di una parte del paese per guadagnare un pugno di
voti.
Anche questa è una violenza contro la Costituzione. E ci
aspettiamo che un ministro della Repubblica sia in trincea
per fermarla.
Non e vero che tutte le manifestazioni sono uguali. Non lo sono affatto. Quelle che presidiano i valori democratici, sono a difesa della Costituzione che inneggiano alla violenza come strumento risolutore del disagio e del conflitto sociale, la attaccano.