Da
giorni il Coordinamento Nazionale No Triv chiede al Governo e al MISE
di chiarire gli aspetti applicativi della modifica normativa introdotta
dal Governo in Legge di Stabilità, che prevede il ripristino delle 12
miglia marine come limite minimo all’interno del quale non è consentito
concedere permessi per ricerca ed estrazione di petrolio e gas.
Quella
previsione normativa, se coerente con lo spirito referendario No Triv,
nei prossimi giorni dovrebbe portare il MISE al rigetto delle istanze
offshore totalmente interferenti con le aree interdette ed al preavviso
di rigetto per quelle parzialmente interferenti.
Il rischio è chiaro: se i procedimenti in corso si intendessero
“sospesi”, come già accaduto in passato dopo il Decreto Prestigiacomo,
essi ritornerebbero a nuova vita in occasione della prossima svolta
normativa pro-trivelle, ragionevolmente subito dopo il referendum
costituzionale del prossimo autunno.
“Apprendiamo da L’Unità del 12 gennaio – dichiara il Prof. Enzo Di Salvatore,
costituzionalista e cofondatore del Coordinamento Nazionale No Triv –
che secondo il il Presidente del Consiglio «c’è una sospensiva per le
perforazioni entro le 12 miglia». Riteniamo questa fonte più autorevole
di ogni altra e rivelatrice, oltre ogni dubbio, delle reali intenzioni
del Governo. Il rigetto delle istanze di ricerca e delle concessioni di
coltivazione entro le 12 miglia non è mai rientrato nei piani del
governativi: diversamente i nostri emendamenti alla Legge di Stabilità
non sarebbero stati bocciati. Così, in due mosse, il Governo impedisce
che la volontà popolare possa esprimersi: prima modifica la norma e poi
la lascia morire in fondo ai cassetti del MISE”.
Negli
scorsi giorni il Coordinamento Nazionale No Triv ha inviato una diffida
al MISE a rigettare le istanze totalmente interferenti con le aree
interdette e ad emanare i preavvisi di rigetto per quelle parzialmente
interferenti. Ha chiesto inoltre ai Presidenti di Regione di fare
altrettanto.
“Questo è stato fatto anche per l’istanza di concessione di coltivazione Ombrina Mare -dichiara Enrico Gagliano, cofondatore del Coordinamento Nazionale No Triv e Presidente dell’Associazione Abruzzo Beni Comuni – L’11
gennaio abbiamo diffidato il Ministero a provvedere all’immediata
emanazione ed alla conseguente pubblicazione sul B.U.I.G. del decreto di
rigetto dell’istanza di Concessione di Coltivazione in Mare d 30
B.C-.MD.
Giudicando
regolare il referendum sulle attività petrolifere in mare e
rimettendolo al giudizio della Corte Costituzionale, la Cassazione ha
confermato che c’è il rischio che Ombrina si farà. Chi anche in queste
ore si affanna a dichiarare di ritenere raggiunto l’obiettivo
referendario, arrivando a sfilarsi e perfino a schierarsi con il Governo
contro 9 Regioni e contro le 200 associazioni che innescarono il
percorso referendario, finge di non tenerne conto”.
Le
Regioni che sostengono il Referendum No Triv infatti sono rimaste in 9.
Il consigliere delegato abruzzese, Lucrezio Paolini, ha ritirato la
delega al professor Stelio Mangiameli a seguito di una decisione assunta
dalla Giunta Regionale all’insaputa del Consiglio Regionale e malgrado
il Referendum fosse nella sola disponibilità della Corte Costituzionale.
Ieri,
in tarda serata, si è poi appreso anche che la Regione Abruzzo si è
costituita in giudizio dinanzi alla Corte costituzionale CONTRO le altre
9 Regioni e a sostegno del Governo per chiedere che il Referendum No
Triv sia dichiarato inammissibile. Il
delegato regionale si è costituito in giudizio dinanzi alla Corte
costituzionale, a nome del Consiglio Regionale senza che il Consiglio,
unico legittimato a farlo, abbia mai deliberato al riguardo.
Quindi il prossimo 19 gennaio davanti alla Corte si troveranno, da un
lato, il Governo e la Regione Abruzzo e, dall’altro, le 9 Regioni.
Il Coordinamento Nazionale No Triv ritiene che non si sia semplicemente
di fronte al tradimento, di per sé grave, irresponsabile e censurabile,
del Referendum No Triv ma dinanzi ad un duplice atto di cui non può
sfuggire la natura violenta e potenzialmente eversiva, di fronte al
quale le forze sinceramente democratiche, al netto della diversità di
opinioni sull’oggetto del Referendum, non possono rimanere inerti.
In un Paese normale -rincarano la dose Di Salvatore e Gagliano- le opposizioni non esiterebbero a chiedere le dimissioni immediate del Presidente D’Alfonso e della sua Giunta. L’Assemblea eletta da TUTTI gli abruzzesi è stata by passata da “pochi intimi” che hanno deciso, in perfetta solitudine, di andare nella direzione esattamente contraria a quella decisa dal Consiglio Regionale. Eppure avevamo messo in guardia tutti fin da lunedì scorso, appena saputo che la Regione Abruzzo non avrebbe sollevato il conflitto di attribuzione dinanzi alla Corte Costituzionale sulla questione del Piano delle Aree.
Come
si fa ad affermare che le ragioni referendarie sono da ritenersi
soddisfatte dalla Legge di Stabilità quando la Cassazione ritiene
ammissibile il quesito sulle 12 miglia? quando 9 Regioni si
costituiscono in giudizio dinanzi alla Corte Costituzionale contro il
Governo e 6 lo fanno per difendere, con il Piano delle Aree, il loro
potere di decidere in quali aree non debba potersi trivellare?
“Rinunciare a salvare il Piano Aree -sottolinea Di Salvatore- significa
rinunciare al quesito referendario n.2, proprio quello che avrebbe
consentito alle Regioni di poter mettere becco nelle decisioni
riguardanti tutto il mare territoriale ed anche quello delle 12 miglia”.
Altro che nuove modifiche normative per estendere il Mare Blu. Questo è solo fumo negli occhi!
Sulla
partita referendaria il Governo e Renzi hanno giocato e continuano a
giocare la loro partita, che è anche quella delle compagnie petrolifere,
in vista dello scontro finale che si avrà in occasione del referendum
sulla revisione costituzionale.
In questo hanno trovato un
alleato prono e fedele nel Presidente della Regione Abruzzo che forse
così confida di poter ottenere in cambio lo stop definitivo di Ombrina,
le agognate risorse del Master Plan e, con un secondo endorsement di
Renzi, una corsia preferenziale sulla Pescara-Roma.