Presidente Renzi,
(Indirizzo email: segreteria.presidente@governo.it)
come
cittadini siamo indignati dalla notizia di una norma del decreto
tributario (art. 19 bis) che prevede la depenalizzazione dei reati di
evasione e frode fiscale, per importi inferiori al 3 per cento del
totale a cui si riferiscono. Questa proposta infatti è indecente per
molti motivi.
E' un oltraggio alla correttezza
di chi - pensionati, lavoratori e tutti i contribuenti onesti - le tasse
le paga fino all'ultimo centesimo. E' anticostituzionale, perché
prevede una franchigia di non punibilità che si amplia al crescere della
ricchezza dell'evasore-frodatore.
E'
platealmente una grazia sartoriale per Berlusconi, perché - in base al
principio di applicazione di una norma più favorevole al condannato,
anche se successiva alla sua condanna (favor rei) - eliminerebbe tutti
gli effetti della sentenza per frode fiscale, ovvero 2 anni di
interdizione dai pubblici uffici e 6 anni di ineleggibilità,
restituendogli l'agibilità politica" che ha sempre preteso con
arroganza, senza dover chiedere niente a nessuno.
Infine,
ma non meno importante, c'è tutto lo sdegno di noi cittadini
nell'apprendere che una simile modifica normativa sia anonima. Non è
tollerabile che in uno stato democratico manchi la tracciabilità delle
proposte normative e si parli con la massima disinvoltura di "manine"
che stravolgono provvedimenti legislativi, senza che la pubblica
opinione abbia la possibilità di individuare e punire (elettoralmente)
il responsabile.
Presidente Renzi,
le
chiediamo con forza di cancellare subito questa scandalosa
depenalizzazione, anche perché in un momento di grande sforzo comune per
uscire dalla crisi e di dolorosi tagli dei servizi sociali ai più
bisognosi, non è tollerabile che siano premiati i soliti ricchi evasori e
frodatori, che scaricano sugli altri il peso delle tasse che loro non
pagano.
Uno stato dove i ricchi diventano
sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri non è quello previsto
dalla nostra Costituzione.
Con vigilanza democratica
Massimo Marnetto
Libertà e Giustizia di Roma