Bambini al cinema con i pullman dell’Esercito italiano. Succede a
Castelletto Sopra Ticino, piccolo centro sul versante novarese del lago
Maggiore, dove l’amministrazione comunale ha sottoscritto un accordo con
la caserma “Babini” di Bellinzago che prevede «il supporto dei militari
per alcune iniziative di pubblica utilità», fra cui il trasporto dei
bambini delle scuole. E così, lo scorso 2 marzo, i pullman
verde-militare del Reggimento gestione aree di transito di Bellinzago
hanno prelevato i 700 bambini delle scuole materne ed elementari di
Castelletto e li hanno portati al cinema. Ma c’è stato anche il tempo
perché alcuni ufficiali tenessero una breve lezione sulla Prima Guerra
mondiale, nel suo centenario.
Questo accordo fra una caserma, un’amministrazione comunale e una Direzione didattica «è importante – spiega Matteo Besozzi,
sindaco di Castelletto Sopra Ticino nonché presidente della Provincia
di Novara – perché i militari guidati dal colonnello Riva certamente
sapranno dare un contributo determinante, mettendo a disposizione i loro
mezzi, dai bus alle cucine da campo, a molte attività utili per il
paese, consentendo anche un risparmio significativo per le casse del
Comune». «Negli anni passati ci affidavamo a ditte private» aggiunge al
Secolo XIX l’assessore alla cultura e istruzione, Vito Di Luca,
«quest’anno abbiamo trovato l’accordo con la caserma “Babini”, a fronte
di un rimborso spese. Per noi è anche un modo di spiegare che i mezzi
dell’esercito vengono impiegati anche per attività sociali e culturali,
in aiuto alla comunità».
Esprime la sua perplessità don Renato Sacco,
coordinatore nazionale di Pax Christi e parroco a Cesara (Verbania),
poco distante da Castelletto Sopra Ticino. «“Che bello!”, verrebbe da
dire. Almeno una cosa a favore dei bambini, con tutta la crisi che c’è».
Ma, aggiunge in una nota pubblicata su Mosaico di Pace, mensile
promosso da Pax Christi, «se la scuola non ha fondi bisognerebbe fare in
modo che l’istituzione scuola funzioni meglio, che agli insegnanti
venga riconosciuta più dignità nel loro lavoro e, se non ci sono soldi,
bisognerebbe trovarli, magari togliendoli proprio all’Esercito. Qui non
siamo di fronte ad una calamità naturale per cui ben venga l’intervento
immediato anche dell’esercito. Anche se, davanti al susseguirsi di
calamità, bisognerebbe investire in Protezione Civile, ruspe e badili
non in carri armati, di fronte ai numerosi incendi forse dovremmo avere
più aerei Canadair togliendo i soldi dagli aerei da guerra F-35 che
costano 130 milioni l’uno. Oggi abbiamo un esercito non più di leva, ma
di “professionisti volontari”, il cui mandato non è portare i bambini al
cinema, ma “difendere gli interessi ovunque minacciati o compromessi”.
Cioè fare la guerra!».
La scuola, del resto, oramai da molti anni, è diventata “terra di
conquista” delle Forze armate che, oltre al tradizionale “orientamento”
sulle opportunità professionali offerte da Esercito, Aeronautica,
Marina e Carabinieri – ovvero la propaganda a favore dell’arruolamento –
organizza attività varie, da pseudo-lezioni di storia per esempio sulla
Prima Guerra mondiale (come infatti avvenuto anche nelle scuole di
Castelletto, fra una proiezione e un’altra) a training militari (v.
Adista Notizie nn. 1/05, 79/08, 59 e 75/10, 19/11 e articolo di Antonio Mazzeo
nel fascicolo di Adista Segni Nuovi supplemento a questo numero di
Adista Notizie). Ed è per questo che già da qualche anno Pax Christi
promuove la campagna “Scuole smilitarizzate”, invitando gli istituti a
sottoscrivere un “Manifesto della scuola smilitarizzata” (v. Adista n.
Segni Nuovi 19/13). «L’istituto si impegna a rafforzare il suo impegno
nell’educazione alla pace e alla nonviolenza», si legge nel manifesto;
ad «escludere dal proprio Piano dell’offerta formativa le attività
proposte dalle Forze armate»; a «non esporre manifesti pubblicitari
delle Forze armate né accogliere iniziative finalizzate a propagandare
l’arruolamento e a far sperimentare la vita militare»; a «non
organizzare visite che comportino l’accesso degli alunni a caserme,
poligoni di tiro, portaerei e ogni altra struttura riferibile
all’attività di guerra, anche nei casi in cui questa attività venga
presentata con l'ambigua espressione di missione di pace».
«Sappiamo che le Forze armate italiane stanno investendo molto per entrare nelle scuole! Così si fa cultura di guerra! Se porti i bambini nel bosco fanno esperienza della natura e imparano a rispettarla, se li fai accompagnare dall’Esercito imparano ad apprezzare l’Esercito, e se poi il generale spiega loro la Prima Guerra mondiale, la grande guerra… ancora di più!», prosegue don Sacco a proposito del caso di Castelletto Sopra Ticino. «Si comincia a portare i bambini al cinema, poi magari anche a visitare la base di Cameri, a vedere da vicino quei gioiellini di aerei da guerra. E si coinvolgono anche le famiglie. Questa è cultura… di guerra. Questa è propaganda di guerra!».