Ruby ter, in Senato prevale l’abitudine all’impunità

di Daniela Gaudenzi - Il Fatto Quotidiano - 22/07/2016

Ancora una volta si ripete il copione noto e usurato: dopo il voto di pochi mesi fa che nella Giunta per le autorizzazioni aveva respinto la richiesta di negare l’autorizzazione per le intercettazioni delle telefonate tra l’allora senatore in carica Silvio Berlusconi e le Olgettine, l’Aula ha ribaltato la decisione e grazie, ovviamente, al voto segreto, ha respinto al mittente la richiesta del gip di Milano.

Contro il Ruby ter il terzo filone d’inchiesta, certamente non il meno rilevante sotto il profilo della gravità del reato contestato, e cioè corruzione in atti giudiziari che rappresenta la declinazione più ignobile della fattispecie, tanto più se l’imputato è un rappresentante delle istituzioni come era al tempo Silvio Berlusconi, si era scatenata da subito una crociata sedicente garantista per stigmatizzare “l’offensiva giudiziaria” mirata a “stringere il cerchio” sul signore di Arcore.

E quando nel novembre 2015 c’era stata la richiesta di rinvio a giudizio per B. e un’altra trentina di imputati, tra cui Ruby che si era impegnata anche nell’intenso monologo antimagistrati davanti al Tribunale di Milano dopo aver prudentemente evitato di presentarsi in giudizio, era partita da parte delle badanti-portavoce anche l’accusa ai magistrati “di occuparsi di Silvio invece che di terrorismo“.

Così, puntualmente, come si è scongiurato il pericolo che le 11 intercettazioni, da cui si evince come il copione delle cene eleganti recitato in modo puntuale e appassionato dalle Olgettine non sia spontaneo né tantomeno disinteressato, venissero usate in dibattimento non solo a carico delle ragazze ma anche per provare la corruzione in atti giudiziari per B., FI e verdiniani hanno esultato per la vittoria delle “garanzie processuali e della Costituzione” contro le odiate intercettazioni.

In modo altrettanto puntuale, e piuttosto squallido, è partita immediatamente, dato anche lo scarto di soli 10 voti, l’accusa vibrata del Pd contro il M5S che avrebbe votato insieme a FI e verdiniani per salvare B. sia per ricambiare “il favore” alle Amministrative, sia per poter urlare contro il nuovo Nazareno dell’impunità in Senato. Ovviamente dato che si è votato a scrutinio segreto tutto può essere, però vedere chi ha chiesto il voto segreto può essere utile: Ala in blocco, alcuni del Pd e del Gruppo misto.

E se si prende in considerazione il panorama degli equilibri alla luce degli ultimissimi aggiornamenti non si può negare che Renzi con le defezioni in corso nel Ncd si trovi sempre più abbarbicato a Verdini, ancora più strategico, ed in vista del referendum, che non è proprio la passeggiata auspicata, abbia bisogno di non scontentare troppo Berlusconi. Ma al di là di tutti i retroscena possibili o probabili rimane il dato desolante dell’immutata sconfitta della ricerca della verità processuale e del favore ingiustificabile riservato ai propri “pari” sulla base di logiche di appartenenza e/o di convenienza e sempre al riparo del giudizio degli elettori.

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