Credo che raramente un documento dell’Associazione dei Medici per l’Ambiente (Isde Italia) sia giunto in momento più opportuno. È stato infatti pubblicato il comunicato stampa e il Position Paper sulla corretta gestione dei rifiuti solidi urbani.
Si tratta di un documento condiviso che riporta le Linee Guida su un argomento che proprio in questi giorni è ancora una volta alla ribalta in seguito ai decreti attuativi che prevedono la costruzione di nuovi inceneritori.
Il documento vuole essere (come del resto tutti i documenti di Isde!) uno strumento corretto e puntuale sia dal punto di vista scientifico che normativo a disposizione di amministratori, associazioni, cittadini interessati a conoscere il parere di medici che non hanno alcun conflitto di interesse sul tema trattato, ma che vogliono solo difendere la salute pubblica.
Nel Position Paper si affronta in particolare il problema dell’incenerimento dei rifiuti – con le relative implicazioni energetiche ed economiche – che, a onta delle indicazioni europee, viene invece sempre più incentivato dalle nuove norme italiane in materia. A tal proposito, con il supporto della letteratura scientifica internazionale, Isde Italia giudica questa pratica, non soltanto antieconomica, ma anche assai pericolosa per la salute dei cittadini. Ugualmente esplicitate le perplessità dell’Associazione sul conferimento in discarica dei materiali post-consumo, fonte di spreco di risorse e segnale evidente dell’incapacità di tante amministrazioni pubbliche ad affrontare adeguatamente il problema.
In un momento di scarsità di materie prime e di crisi ambientale ormai sotto gli occhi di tutti, è davvero paradossale che il tema dei rifiuti venga affrontato pensando di implementare il ricorso all’incenerimento che altro non è che fonte di inquinamento e spreco di risorse. Nel 3° millennio non si può più pensare a un’economia “lineare” in cui si susseguono estrazione, produzione, consumo, smaltimento e in cui, terminato il consumo, termina anche il ciclo del prodotto che diventa rifiuto. In una visione “lineare” quindi si ricomincia ogni volta da capo, quasi vivessimo in un pianeta non già fin troppo avvelenato e in cui le risorse sono sempre più in via di esaurimento.
Ormai dobbiamo convincerci che l’unica via di uscita è pensare a una economia “circolare”, che, secondo la definizione che ne dà la Ellen MacArthur Foundation “è un termine generico per definire un’economia pensata per potersi rigenerare da sola. In un’economia circolare, i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati ad essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera”. L’economia circolare è dunque un sistema in cui tutte le attività, a partire dall’estrazione e dalla produzione, sono organizzate in modo che i rifiuti di qualcuno diventino risorse per qualcun’altro. Questo del resto è quanto la stessa Commissione Europea in un documento del 2 luglio 2014 già raccomandava sollecitando e adottando “proposte intese a sviluppare un’economia più circolare in Europa e a promuovere il riciclaggio negli Stati membri. Il conseguimento dei nuovi obiettivi in materia di rifiuti creerebbe 580 000 nuovi posti di lavoro, rendendo l’Europa più competitiva e riducendo la domanda di risorse scarse e costose.”
Dal momento che ci sentiamo sempre ripetere per quanto attiene riforme, rispetto dei parametri economici, vincoli di bilancio etc. che “ce lo chiede l’Europa” , perché l’attuale governo si dimentica totalmente di queste altre richieste, visto che è sempre l’Europa a farcele? Dove sta la coerenza?