La forte pressione del governo delle 'larghe intese' per una ampia riscrittura della nostra Costituzione, e soprattutto la scelta di non rispettare la procedura prevista dall'articolo 138, criticata da una gran parte dei costituzionalisti, ha generato un grande movimento d'opinione contrario e molteplici iniziative trasversali contrarie in molte città d'Italia, fino alla grande manifestazione 'La via maestra' che il 12 ottobre ha riempito piazza del Popolo a Roma.
All'iniziativa hanno partecipato attivamente i comitati spontanei per la difesa della Costituzione, che già furono protagonisti del referendum che nel 2006 bocciò clamorosamente la riforma votata dalla maggioranza berlusconiana.
Un buon numero di questi comitati, uniti sotto la sigla di Rete per la Costituzione, ha deciso di contattare direttamente i Deputati impegnati nella approvazione del ddl 813-b, che di fatto aggira l'articolo 138 della Costituzione, per richiedere che sia almeno possibile sottoporlo a referendum.
Inoltre hanno lanciato un appello all'unità di tutti i soggetti che condividono lo stesso obiettivo.
I Comitati per la difesa della Costituzione a tale scopo hanno scritto una lettera sia ai promotori della manifestazione 'La via maestra' del 12 ottobre, Carlassare, Rodotà, Zagrebelsky, Ciotti e Landini, che ai responsabili di ANPI e CGIL, Smuraglia e Camusso e al presidente della associazione 'Salviamo la Costituzione, aggiornarla ma non demolirla', professor Alessandro Pace, tutti partecipanti alla grande manifestazione unitaria indetta da Libertà e Giustizia il 2 giugno a Bologna.
Nella lettera si esprime la convinzione che l'obiettivo reale del governo vada ben al di là delle modifiche puntuali di cui parla ufficialmente, per puntare a una vera e propria riscrittura della Costituzione e si denuncia la irragionevolezza e l'incostituzionalità della procedura in deroga dell'art. 138, e i rischi connessi. Si dichiara anche la necessità di una completa e oggettiva informazione per impedire che l'opinione pubblica sia completamente esclusa dal processo decisionale.
In conclusione i comitati della Rete confermano l'impegno unitario, al di là delle appartenenze politiche, nella richiesta di una completa e concreta attuazione del dettato costituzionale e il ritorno alla corretta procedura dell'art. 138 per gli eventuali aggiornamenti.
Il progressivo ampliamento della Rete dei comitati (che copre ormai dalla Sicilia al veneto) conferma la crescente attenzione e l'ampio dissenso dei cittadini più attenti e una diffusa preoccupazione per i rischi di accentramento del potere inevitabilmente connesso a ipotesi di trasformazione in senso presidenziale delle nostre istituzioni.