La Grecia ha intrapreso la strada per uscire dalla crisi. Il
Fmi e la Commissione Europea pretendono nuove misure di
austerità per dopo il 2018, peraltro in contraddizione tra di
loro, che non sono previste né dai Trattati europei né nella
costituzione di nessun paese al mondo, e per questo
assolutamente ingiuste, dannose ed inaccettabili. Non solo la
Grecia, ma anche altri Paesi, subiscono le conseguenze nefaste
delle politiche di austerità, nuove richieste di sacrifici e
contro riforme.
Sessant’anni dopo la firma dei Trattati di
Roma, l’Europa deve tornare alle sue radici democratiche, di
pace, di solidarietà e di giustizia sociale. L’Europa deve
riprendere il processo di integrazione, all'insegna di unità e
solidarietà. Ciò significa archiviare la stagione
dell'austerità con le sue ricadute negative, oltre che mettere
in discussione la cultura del Patto di stabilità e del Fiscal
Compact.
L’austerità ha scatenato la frammentazione dell’Europa, ha
sfregiato le costituzioni democratiche con l’assurdo Patto di
stabilità, ha creato disoccupazione di massa in tanti paesi,
impoverimento e marginalizzazione.
L’Europa non deve tornare nei suoi nazionalismi egoistici, i
fili spinati, la divisione dei suoi popoli e dei suoi
lavoratori, la xenofobia e il razzismo.
L’Europa deve e può uscire dalla crisi unita e solidale cambiando politica e riscrivendo i Trattati ingiusti, creando un grande programma di investimenti pubblici e privati per far ripartire le sue economie e creare posti di lavoro veri per la prosperità di tutti i suoi cittadini. È necessario che l'Europa avvii una politica di contrasto al dumping salariale e sociale e faccia di questo il fondamento del Pilastro europeo dei diritti sociali attualmente in discussione, rilanciando un'idea di welfare inclusivo e di protezione sociale su scala continentale. Si tratta di scelte urgenti soprattutto per restituire speranza e fiducia nel futuro si giovani europei.
L’Europa, il suo e il nostro futuro, sono nelle nostre mani!