La sinistra italiana è malata nei comportamenti da provincialismo, ma
sempre pronta ad innamorarsi di modelli esteri vincenti, anche se
sviluppati in contesti irriproducibili in Italia. Può cosi spaziare
indifferentemente dagli zapatisti del sub-comandante Marcos a Podemos di
Iglesias, da Syriza di Tsipras a En marche di Macron, da France
Insoumise di Mélenchon ai Verdi bavaresi di Katharina Schulze gli
ultimi arrivati nell’empireo accanto al mito Corbyn. Per gli USA
bisognerà aspettare il risultato delle mid term elections per sapere se Sanders avrà come erede Elizabeth Warren o Alexandria Ocasio-Cortez.
Due eventi dovrebbero attirare l’attenzione e le riflessioni del popolo
della sinistra, se non si è appassionati dalle candidature al Congresso
del PD o da quel che succederà di LeU o da quel che è successo a PAP:
l’accordo per un governo tra PSOE e Podemos alle prossime elezioni
spagnole e i risultati delle elezioni regionali bavaresi.
La sinistra deve seguire la strada del superamento delle sue divisioni come ieri in Portogallo e domani in Spagna o trovare una nuova formazione, che rompa con le antiche divisioni e punti sulla dimensione ambientale e dei diritti umani come in Baviera?
Una prima notazione preliminare in Italia non esiste una forza socialista come in Spagna e in Portogallo, non basta essere membri del PSE per meritarsi il titolo e un movimento ambientalista con stabile e consistente rappresentanza nel Bund e nei Land come in Germania.
La sinistra, che già si discute se comprenda o no il PD, non ha prodotto nuove leadership come in Spagna con Sanchez ed Iglesias o i Verdi in Germania e notamente in Baviera. All’orizzonte non è apparso né un usato sicuro ma dinamico ed innovatore come Corbyn nel Labour, né una giovane trentenne entusiasta e trascinante come la Schulze in Baviera. Nel centenario della fine della prima guerra mondiale la sinistra del nostro Paese, che il 4 marzo ha avuto la sua Caporetto, mi sembra un’Italia che avrebbe affidato la rivincita ai suoi Cadorna: una missione impossibile!
Un altro dato emerge dal panorama europeo i voti persi dal partito socialista tradizionale non vanno alla loro sinistra, che in minima parte, spesso ora la somma delle formazioni di sinistra è inferiore alla somma di socialisti e comunisti delle prime elezioni libere dopo la seconda guerra mondiale: è il caso della Francia e dell’Italia e della stessa Baviera. Nel 1946 in Italia la somma di PSI e PCI era il 39,61%, in Francia PCF e SFIO sommavano il 47,95% alla Costituente e il 45,3% alle legislative. Nello stesso anno nel Land Baviera la SPD (28,6%) e il KPD (6,1%) raggiungevano un rispettabile 34,7%, mentre nel 2018 SPD più Linke(3,1%) il 12,6%, quando solo nel 2008 erano con la Linke al 4% il 23% e nel 2013 il 22,8% con la Linke al 2,2%.
In Spagna, nelle prime elezioni libere dopo la morte di Franco, nel 1977 socialisti e comunisti erano il 43,11%, nelle ultime elezioni del 2016 PSOE e coalizioni Podemos sono il 43, 78%, ,ma sei mesi prima nel 2015 erano con Unidad Popular il 46,34%, prima di essere colti dalla frenesia del sorpasso, risultato comunque inferiore al miglior risultato del solo PSOE 48,11% nel 1982 con la sinistra al 52,13%.
La Baviera è interessante perché smentisce che solo la destra populista sia in crescita. La AfD entra nel Landtag, nella Baviera vi entrò nel 1966 un partito come la NDP più neo-nazista di AfD, ma sotto le previsioni pre-elettorali, che la davano secondo partito, mentre è il 4° dopo CSeU (85), Verdi(38) e FW (27), una formazione di liste civiche, e a parità seggi con la SPD a 22. L’insegnamento bavarese è semmai un altro no all’union sacrée di europeisti contro “populisti sovranisti”, chi fa Grandi Coalizioni è punito come CSU e SPD con – 36 seggi e programmi concreti di tutela ambientale, sviluppo sostenibile e rispetto dei diritti umani anche dei migranti premiano come hanno premiato i Verdi con + 20 seggi. Per gli ossessionati della governabilità nessun problema la CSU, primo partito con 85 seggi raggiungerà agevolmente la maggioranza assoluta di 103 seggi su 207 con i Liberali della FDP (11 seggi) e i Liberi Elettori FW (27 seggi), mentre traballa la GroKo a Berlino: fine di un equivoco. i