Nel gennaio 2014, uno degli autori ha partecipato con un gruppo di attivisti a una missione di solidarietà nella Striscia di Gaza.
Una mattina, mentre raccoglieva conchiglie sulla spiaggia vicino al porto, un gruppo di bambini si è avvicinato entusiasta, riempiendogli il palmo delle mani con un mucchietto di conchiglie.
Il 16 luglio del 2014 i corpicini di Ahed e Zakaria, 10 anni, Mohamed, 11 anni, Ismail, 9 anni, tutti cugini della famiglia Bakr, venivano fatti a pezzi da due missili mentre giocavano sulla stessa spiaggia.
Questo libro è dedicato alla loro memoria, con la promessa di restituire un giorno quelle conchiglie alla spiaggia di una Gaza liberata.
La Striscia di Gaza, da quasi un secolo, è un luogo di resistenza e di sofferenza.
Non è l’unico in questo mondo sconvolto da conflitti, ma è il paradigma della «produzione» della violenza contemporanea. La violenza contro i palestinesi è un continuum che oscilla tra un minimo quotidiano, a bassa intensità, con i suoi morti, i suoi feriti e le sue distruzioni e le punte delle operazioni militari, veri e propri massacri, come Piombo Fuso o Margine Protettivo, con il risvolto
voyeuristico di fronte allo spettacolo del dolore di un Occidente complice.
Violenza che si articola con modalità diverse in Cisgiordania e nella Striscia, contro i palestinesi cittadini di Israele e contro i profughi che vivono nei campi allestiti, a partire dal 1947-1948, nei paesi arabi del Medio Oriente. Una industria della violenza che viene esportata in molti paesi del mondo. Un paradigma intrecciato con il colonialismo di insediamento, sul quale il sionismo basa l’identità dello Stato israeliano, un modello concentrazionario nel quale ha un ruolo determinante il complesso militare industriale. Gaza è un campo di concentramento a cielo aperto, un laboratorio di sperimentazione delle nuove armi, testate in corpore vili, una vetrina dell’industria per la repressione dei mondi offesi.
Indice
Introduzione
1. La violenza contro un popolo di profughi
L’occupazione israeliana della Striscia di Gaza
Verso la prima Intifada
La Anp a Gaza dopo gli accordi di Oslo
La seconda Intifada
2. La violenza del processo di pace
L’illusione di Oslo
La collaborazione israelo-palestinese per la sicurezza
La Road Map e il ritiro dei coloni dalla Striscia
Le elezioni del 2006
Lo scontro fra Fatah e Hamas
I Palestine Papers
3. La violenza contro l’economia palestinese
Il de-development della Striscia di Gaza
Il controllo burocratico della sopravvivenza: il razionamento alimentare
L’ultima risorsa: l’economia dei tunnel
Le denunce degli inviati speciali dell’Onu
4. Dalle punizioni collettive alla violenza genocida
La normalità dell’anormale
Le operazioni militari
Perché accade tutto questo?
L’operazione Arcobaleno, 2004
L’operazione Giorni di Penitenza, 2004
L’operazione Prime Piogge, 2005
L’operazione Piogge Estive, 2006
L’operazione Nuvole di Autunno, 2006
L’operazione Inverno Caldo, 2008
L’operazione Piombo Fuso, 2008-2009
L’operazione Pilastro di Difesa, 2012
L’operazione Margine Protettivo, 2014
La «disumanizzazione dell’altro» e la vocazione genocidaria
5. La violenza della menzogna
Orwell e il doppio linguaggio in Israele/Palestina
I miti fondanti dello Stato di Israele
La storia come instrumentum regni
Dai miti fondanti al militarismo totale
Gli strumenti della menzogna
Il comportamento dei media mainstream
Charlie Hebdo e Enzo Apicella
L’Enciclopedia Treccani e l’operazione Piombo Fuso
Controcorrente: il caso di Gideon Levy
6. La violenza concentrazionaria
Il sistema concentrazionario
Il campo di concentramento di Gaza
7. L’industria della violenza
L’apparato militare-industriale-securitario
Palestina: laboratorio di oppressione
8. L’esportazione della violenza
L’industria globale della repressione
Laboratorio della guerra urbana asimmetrica
L’industria della sicurezza delle frontiere
Verso la società della sorveglianza
L’industria della pacificazione globale
9. La violenza della ricostruzione
L’industria del processo di pace
La violenza del «dono»
10. Gaza e il piano di destabilizzazione e di frammentazione del Medio Oriente
Per un «nuovo» Medio Oriente
Responsabilità e complicità della società occidentale
Contro il senso di impotenza
11. Gaza: la sofferenza e la resistenza
Gaza: le pietre miliari per la liberazione di Haidar Eid
Pietre miliari
Tormento
Liberazione, non coordinamento
Gaza: una mail del 19 luglio di Mads Gilbert
Il filo spinato del sionismo
Abbreviazioni
Bibliografia
Postfazione di Anna Delfina Arcostanzo
Curricula degli autori
Anna Delfina Arcostanzo, attrice, co-fondatrice e direttore artistico della Compagnia Marco Gobetti, ha studiato e sperimentato le potenzialità del lavoro teatrale tra adolescenza, disagio e handicap, svolgendo laboratori permanenti con scuole, istituzioni e comunità.
È iscritta a Ism-Italia e si interessa di antropologia e geopolitica africana.
Recentemente ha pubblicato Noi, gli Occidentali. Spunti per una geopolitica riflessiva, nello specchio della Françafrique.
Enrico Bartolomei è un attivista della Campagna di Solidarietà con la Palestina - Marche. Si è laureato nel 2008 in Relazioni Internazionali con una tesi sugli aspetti storici, storiografici e politici della questione dei rifugiati palestinesi. Dal 2008 ha effettuato periodi di ricerca sul campo in vari paesi del Medio Oriente. Nel 2013 ha conseguito il dottorato in Storia dell'area euro mediterranea con una ricerca sull'idea di Stato unico e democratico nel pensiero politico palestinese. I suoi interessi di ricerca sono orientati sul pensiero politico arabo contemporaneo, sulle narrazioni del conflitto e le storiografie palestinesi e israeliane e sul rapporto tra produzione del sapere ed esercizio della violenza. È tra i curatori di Pianificare l’oppressione. Le complicità dell’accademia israeliana, Seb27 2010.
Diana Carminati, già professore associato di Storia dell'Europa contemporanea presso l'Università di Torino, si è occupata di problemi di storia della Resistenza in Piemonte; di nazionalismo, militarismo, guerra e sistema patriarcale, studi sulla storia delle donne e della storia di genere. Nel 1995-98 è stata direttrice del Cirsde, Centro Interdipartimentale di Ricerche e Studi delle donne, presso l'Università di Torino. Ha lavorato negli anni Novanta in gruppi di donne contro la guerra e nella rete italiana delle Donne in nero. Dal 2002 al 2006 ha seguito progetti internazionali, con OMS e Comune di Torino, in Palestina/Israele e in particolare nella Striscia di Gaza. Dal 2006 fa parte dell’associazione ISM-Italia seguendone le attività culturali e i seminari internazionali sui temi dello Stato unico e sul BDS in Europa; nel 2007 è stato ripubblicato il suo libro Langa partigiana ’43 – ‘45, con altri scritti, a cura di Araba Fenice, Boves 2007. Nel 2009 DeriveApprodi ha pubblicato Boicottare Israele: una pratica non violenta, di cui è coautrice con Alfredo Tradardi, pubblicato anche in Germania: BDS Gewaltloser Kampf gegen die Israeli-Apartheid, Zambon Verlag, 2011.
Alfredo Tradardi, ingegnere, ha lavorato dal 1960 al 1991 alla Olivetti di Ivrea. È stato assessore alla cultura nel Comune di Ivrea nel ‘77 – ’79 e nel ’92 – ’93.
Dall’inizio del 2002 segue il problema palestinese. All’inizio del 2006 ha contribuito alla costituzione di ISM-Italia, della quale è il coordinatore. Ha promosso numerose iniziative e seminari sulla questione palestinese. Ha scritto con Diana Carminati, Boicottare Israele: una pratica non violenta. Ha coordinato la traduzione e la pubblicazione di La pulizia etnica della Palestina e di
CONTROCORRENTE - La lotta per la libertà accademica in Israele di Ilan Pappe, di Sposata a un altro uomo - Per uno Stato laico e democratico nella Palestina storica di Ghada Karmi, di Non ci sarà uno Stato Palestinese Diario di un negoziatore in Palestina di Ziyad Clot e di Il nuovo filosemitismo europeo di Yitzhak Laor.