“La Costituzione: la via maestra”. E’ questo il titolo della manifestazione, alla quale hanno aderito decine di associazioni, in programma sabato a Roma, per “l’attuazione e la difesa della Costituzione”. Nessun nuovo partito, né un’adunanza di nostalgici conservatori. “I protagonisti delle “battaglie vinte” usando la Costituzione – afferma Stefano Rodotà, intervistato da Articolo21 – cercheranno di fare massa critica, di costruire una “rete” per impedire gli stravolgimenti della Carta e per cambiare la politica italiana.
Il 12 ottobre in piazza per la Costituzione. Da dove nasce questa esigenza, o meglio questa pulsione civile?
L’iniziativa di sabato in realtà ha un’origine precisa
rintracciabile nella manifestazione che facemmo il 2 giugno scorso a
Bologna, a cui parteciparono Libertà e Giustizia, Articolo21 e decine di
altre associazioni. Allora – e oggi – c’era la sensazione che fosse
necessario difendere la Costituzione dai tentativi di riformarla nel
modo sbagliato, saltando le regole di garanzia e stravolgendo i
contenuti.
Tuttavia quello che ha messo insieme noi e altri non è solo questo ma la
consapevolezza che, oltre ai metodi tradizionali per difendere la
Costituzione (appelli, raccolte di firme) fosse necessario far risaltare
l’esistenza di tanti soggetti sociali e civili la cui azione quotidiana
è già improntata alla difesa della Costituzione.
Lei, Landini e Don Ciotti, siete tra i principali promotori.
Soggetti con biografie, storie e modalità di impegno diverse. Cosa
accomuna un giurista, un sindacalista e un prete antimafia?
Penso che Libera, la Fiom, o il Movimento per l’acqua pubblica siano dei
soggetti vincenti. Perché si rifanno alla Costituzione. Don Ciotti dice
pubblicamente “io ho in mano due testi: il Vangelo e la Costituzione”.
Con la sua battaglia difficilissima per la legalità, fatta in modo
concreto e non astratto dimostra di essere vincente. La Fiom è arrivata
fin davanti alla Corte Costituzionale per far riconoscere il diritto
alla rappresentanza sindacale. Non lo ha fatto solo per i suoi iscritti
ma ha vinto una battaglia per tutti i lavoratori e per tutti i
sindacati. Il Movimento per l’acqua pubblica, che sarà presente in
piazza. ha portato a votare 27 milioni di persone contro la
privatizzazione dell’acqua e contro il nucleare. Poi ha difeso i
risultati del referendum chiedendo alla Corte costituzionale che non
fossero stravolti. Tutto questo in nome nella Costituzione.
Cosa temete maggiormente dei tentativi in atto di riforma costituzionale?
L’accentramento dei poteri, e quindi la diminuzione del ruolo del
parlamento e della rappresentanza; la personalizzazione del potere… Sono
strade che riteniamo inopportune e pericolose. E stravolgere le regole
sulle modalità di riformare la Costituzione è rischiosissimo perché
altri, un domani, con spirito diverso, potrebbero invocare questo
precedente dicendo “è stato già fatto, anche questa volta possiamo
saltare la procedura costituzionale prevista dall’art.138…”
“Povertà e diseguaglianze” sono due punti principali del Manifesto “La Costituzione via maestra”
In una società in cui sembra contino soltanto gli imperativi
economici è indispensabile ricordare che, nella Costituzione, i principi
fondamentali sono i diritti, la priorità del lavoro, la dignità delle
persone, l’eguaglianza tra i cittadini. Oggi più che nel passato. Il
rapporto dell’Istat che rivela l’esistenza di 14 milioni di persone
povere in Italia è agghiacciante. Significa il 22% della popolazione, un
italiano su cinque. Vuol dire che c’è un problema di eguaglianza, di
dignità e di ripartizione delle risorse che deve essere affrontato in
modo prioritario.
L’Italia da anni è maglia nera in Europa nella libertà di
informazione. Ne consegue che anche l’articolo 21 della Costituzione è
ben lontano dall’essere applicato. Quali sono le cause e come si risale
la classifica?
Risalire questa triste graduatoria è un’impresa difficile. Le cause
le conosciamo tutti ma è sempre opportuno ricordarle: in questi anni si è
accettato, e ci si è visti imporre, una logica del sistema televisivo
dominata da un monopolista privato, insidiato solo parzialmente negli
ultimi anni da la7, e non sappiamo ancora per quanto. Quel monopolista
privato, cioè Silvio Berlusconi, ha usato il suo potere politico ed
economico per esercitare il controllo dell’informazione privata e
pubblica (due reti su tre). E negli anni precedenti il servizio è
diventato sempre meno “pubblico” perché non doveva dare fastidio
all’impresa berlusconiana in questo settore… Poi naturalmente ci sono
tutti gli altri problemi legati alla stampa che si è vista ridurre,
attraverso una serie di meccanismi molto distorti, la possibilità di
avere accesso alle risorse pubblicitarie, e ciò ha penalizzato
soprattutto i giornali minori. Il complesso di tutti questi e altri
fattori ha causato il deperimento della qualità dell’informazione.
E’ salito a 300 il bilancio dei corpi ritrovati nella strage di
Lampedusa. Se la Costituzione in questi anni, anche sul tema
dell’immigrazione, fosse stata realmente applicata, avremmo potuto
evitare la tragedia?
Sul fronte dell’immigrazione abbiamo sbagliato tutto in questi anni,
usando scorciatoie come la “Bossi-Fini” piuttosto che politiche di più
ampio respiro. Abbiamo scelto di considerare l’immigrazione come un
fenomeno di ordine pubblico da controllare con misure di polizia,
introducendo il reato di immigrazione clandestina, piuttosto che seguire
il filo costituzionale, il rispetto dell’altro e della dignità delle
persone. Ci si è vantati degli accordi per i respingimenti e quando i
migranti sono stati rispediti in Libia nessuno si è preoccupato di
verificare che donne e uomini venivano confinati in condizioni terribili
nel deserto. Abbiamo considerato l’altro un nemico, l’immigrazione un
problema da allontanare e non da governare.
In 12 ottobre in piazza per difendere e applicare la Costituzione. E dal giorno successivo?
L’idea è quella di provare a mettere insieme tutti questi soggetti
sociali e civili sensibili sulla giustizia, l’eguaglianza, la lotta alla
criminalità, la libertà di informazione. Dare così possibilità di
espressione a tutti coloro che si riconoscono nella speranza di un altro
mondo, concretamente, possibile. Fare massa critica, fare “rete”,
affinché la politica italiana, immiserita negli scontri che conosciamo,
possa tornare “politica costituzionale”.