Le pesanti modifiche della Costituzione e della legge elettorale
all’esame di questo Parlamento, risultato di una legge elettorale
dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale, stanno creando un
serio pericolo di accentramento del potere di decisione nelle mani del
Governo e la discussione parlamentare, per come avviene, requisisce di
fatto le decisioni senza consentire la partecipazione dei cittadini;
senza trascurare che lo stesso Parlamento è fortemente delegittimato
dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha messo in mora la
legge elettorale con cui è stato eletto.
Il nostro paese, colpito da una grave crisi economica, è concentrato su
disoccupazione, perdita di reddito, assenza di prospettive per i
giovani. Tuttavia regole fondamentali come la Costituzione e la legge
elettorale sono troppo importanti per il futuro della nostra democrazia
per consentire disattenzione.
La scelta non è tra cambiamento e conservazione, ma tra diverse
possibili innovazioni e quella che sta portando avanti il Governo
avrebbe come risultato lo svuotamento ulteriore del ruolo del Parlamento
e l’accentramento di potere e di decisione nelle mani dell’esecutivo,
in particolare del Presidente del Consiglio. Inoltre, con una drastica
ricentralizzazione, vengono tolti poteri alle Regioni e ai Comuni,
proprio mentre si dichiara che il Senato dovrebbe rappresentare le
autonomie locali: in realtà è un ritorno al passato.
Le modifiche costituzionali e in genere quelle istituzionali dovrebbero
essere prerogativa del Parlamento, mentre ora è il Governo ad esercitare
un ruolo preponderante non solo di proposta ma di accettazione o
ripulsa delle proposte dei parlamentari, con un vero e proprio
rovesciamento dei ruoli. Le modifiche dovrebbero avvenire dopo una larga
discussione nel paese perché non sono ammissibili ragioni di urgenza o
eccezionalità quando è in gioco la Costituzione su cui si fonda l’unità
del nostro paese.
Le modifiche costituzionali vanno viste insieme alla legge elettorale
perché sono fortemente intrecciate negli effetti. Ad esempio, il
carattere fortemente maggioritario della legge elettorale si somma alla
negazione agli elettori del diritto di scegliere tutti i deputati e fa
tutt’uno con la scelta di non fare eleggere ai cittadini i senatori, che
invece verrebbero nominati da consigli regionali eletti con leggi
sempre più maggioritarie. L’effetto combinato di queste riforme comporta
uno stravolgimento della Costituzione della nostra Repubblica,
determinando una pericolosa alterazione dell’equilibrio tra i poteri
dello Stato, in particolare rovesciando quello tra Parlamento e Governo.
Questo è tanto più grave in presenza della mancata regolazione del
conflitto di interessi e a fronte della personalizzazione mediatica
delle leadership politiche.
C’è semmai bisogno urgente di una riforma per legge dei partiti, che
devono essere riportati alla funzione loro assegnata dalla Costituzione
di strumenti della società, attraverso i quali si realizza la
partecipazione dei cittadini, con metodo democratico, alla
determinazione della politica nazionale. I partiti hanno un ruolo
costituzionale e per questo la loro vita va riformata con leggi che ne
regolino la selezione dei candidati, la trasparenza delle decisioni e
democrazia interna; al contrario prevedere ancora una volta per legge
che i capi dei partiti, in assenza del rispetto di regole democratiche
certe, nominino di fatto i componenti delle assemblee elettive, ne
rafforza il carattere autoritario ed oligarchico, causa prima delle
degenerazioni che sono sotto gli occhi di tutti.
Il bicameralismo attuale appartiene alle garanzie di un percorso
legislativo equilibrato previsto dalla Costituzione e, per superarlo,
occorre offrire un quadro convincente e altrettanto adeguato di garanzie
sostitutive. Per questo occorre che il futuro Senato – che nemmeno il
governo ha il coraggio di abolire – resti un vero ramo del Parlamento,
con un ruolo non posticcio, e, visto che manterrebbe importanti poteri
costituzionali, va garantita l’elettività dei suoi componenti, senza
aumentare il numero e i costi complessivi dei parlamentari.
Le modifiche della Costituzione volute dal governo, al contrario,
riducono i meccanismi di bilanciamento dei poteri previsti dai
costituenti senza alcuna contropartita. Le prerogative del Governo sono
esaltate a danno di quelle del Parlamento, abolendo di fatto il ruolo
delle commissioni parlamentari e rendendo difficile, se non impossibile,
cambiare le proposte del governo, che verrebbero comunque approvate in
tempi prefissati, rendendo marginale l’autonoma attività legislativa del
Parlamento, ridotto sostanzialmente ad un ruolo di ratifica
dell’operato del Governo.
La legge elettorale, nella versione approvata dal Senato, riproduce in
sostanza gli stessi difetti del sistema elettorale che la Corte
Costituzionale ha bocciato con la sentenza n. 1/2014, mantenendo un
enorme premio di maggioranza e liste sostanzialmente bloccate. Per
questo, prima della sua entrata in vigore, deve essere sottoposta al
giudizio della Corte Costituzionale e lavoreremo per questo.
Preoccupa che il premio di maggioranza, non più attribuito alla
coalizione ma alla singola lista, combinato con il ballottaggio, possa
portare un solo partito con percentuali modeste ad avere la maggioranza
assoluta alla Camera. L’abbassamento al 3% della soglia di sbarramento
per le liste non basta a garantire una rappresentatività equilibrata. Va
bloccato lo scandalo dei parlamentari di fatto nominati dai capi dei
partiti, espropriando gli elettori del potere di scelta dei propri
rappresentanti. Con questa riforma elettorale si realizzerebbe un
cambiamento epocale negativo del sistema politico e di governo,
attribuendo la maggioranza parlamentare e la guida del Governo ad un
solo partito che potrebbe rappresentare una netta minoranza di
cittadini. La gravità di questa svolta è confermata dal fatto che dal
1944 ad oggi in Italia si sono sempre succeduti governi di coalizione o
sostenuti da una maggioranza di coalizione. Anche dopo la legge
uninominale Mattarella e perfino con il “porcellum” in Italia si sono
sempre alternati governi sostenuti da una coalizione, mantenendo aperta
anche così una dialettica politica nelle scelte di Governo. Nella storia
italiana l’unico precedente del Governo di un solo partito per effetto
della legge elettorale suscita preoccupazione ancora oggi.
L’approvazione di questa riforma elettorale presuppone che sia già
avvenuta l’eliminazione del Senato elettivo, mentre la riforma
costituzionale è ancora in gestazione e i cittadini potrebbero
cancellarla con il referendum, così com’è avvenuto nel 2006, quando gli
italiani hanno detto no alla riforma Berlusconi-Fini-Bossi. Per di più
l’entrata in vigore della legge elettorale è procrastinata al 1° luglio
2016 e quindi ci sarebbe tutto il tempo per una discussione approfondita
sul merito di entrambe le riforme e sulla loro interazione.
Per questo chiediamo con forza una congrua pausa di riflessione
nell’approvazione dei provvedimenti, che consenta di aprire un’ampia e
democratica discussione sulle scelte da fare, permettendo in particolare
alle elettrici e agli elettori di partecipare da protagonisti alle
scelte, altrimenti verrebbero ridotti gli spazi democratici e di
partecipazione, pregiudicando ancora di più la capacità rappresentativa
delle Istituzioni democratiche, che ha già portato tanti elettori ad
astenersi dal voto.
In ogni caso è importante che l’approvazione delle modifiche della
Costituzione avvenga con meno dei 2/3 dei parlamentari, in modo da
rendere certa la possibilità dell’effettuazione del referendum, evitando
di ripetere l’esperienza della modifica dell’articolo 81 della
Costituzione, avvenuta all’insaputa degli elettori e in modo da evitare
l’effettuazione del referendum finale.
In sostanza, con le modifiche costituzionali e la legge elettorale si
vuole affrontare la complessità politica e sociale del paese attraverso
un drastico accentramento dei poteri e l’annullamento del ruolo dei
corpi intermedi di rappresentanza, imponendo le scelte di governo in
modo autoritario. Del resto l’esperienza del jobs act, gli effetti dello
sblocca Italia nel territorio e quanto si prospetta per la Rai dicono
chiaramente che l’obiettivo è imporre soluzioni accentrate anche contro
l’opinione dei cittadini e queste modifiche della Costituzione e della
legge elettorale sono funzionali a questo disegno.
LUNEDI 9 MARZO dalle ore 15 alle ore 18.30 Assemblea pubblica promossa dal COORDINAMENTO PER LA DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE
Sala della Regina al primo piano di palazzo Montecitorio, con entrata dall'ingresso principale della Camera