Dopo l’editto Bulgaro, l’editto cinese! Da Pechino, ben ispirato dal modello cinese, Renzi ha implicitamente rivendicato l’epurazione del sen. Corradino Mineo dalla Commissione Affari costituzionali del Senato, avvertendoci che la sua macchina da guerra, benedetta dal voto popolare delle europee, è destinata ad andare avanti senza lasciarsi condizionare dai veti dei politici. Il caro leader, non solo a parole, ma con i fatti, ci fa sapere che la sua volontà di imporre al Parlamento l’approvazione delle sue riforme costituzionali deve prevalere su ogni differente opinione dei “suoi” parlamentari.
Renzi pretende l’obbedienza ed esclude che il Parlamento
possa decidere in autonomia in tema di riforme della
Costituzione, una materia che per consolidata tradizione
costituzionale è sempre stata esclusa dall’indirizzo
politico di governo e riservata al Parlamento.
Certo, la natura del Parlamento è stata corrotta dalla
legge elettorale (il porcellum), la quale ha attribuito ad
una ristretta élite il potere esclusivo di nomina dei
parlamentari che – di fatto – sono diventati dei
rappresentanti del Capo politico piuttosto che degli
elettori. In questo modo è stato “neutralizzato” l’art.
67 della Costituzione che prevede che “ogni membro del
Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue
funzioni senza vincolo di mandato”. Anche per questo
motivo la Consulta ha dichiarato incostituzionale il
porcellum e, proprio per questo, Renzi ha riproposto con
l’Italicum lo stesso istituto della nomina dall’alto dei
parlamentari, per non privare il Capo politico di una
prerogativa così importante.
E si tratta di una prerogativa che Renzi e la sua Corte rivendicano di continuo, come ci ha dimostrato l’episodio della bastonatura mediatica del Presidente del Senato, colpevole di aver espresso dubbi sulla riforma-abolizione del Senato e per questo aggredito dalla Serracchiani che gli ha ricordato che anche lui è stato nominato e deve obbedienza ai suoi autori.
Si tratta di un atteggiamento “moderno” ma anche antico perché esprime una tentazione da sempre presente nelle stanze del potere. Potremmo definirla la sindrome di Mangiafuoco. Il riferimento evidente è all’album di Edoardo Bennato, Burattino senza fili, e alla canzone Mangiafuoco:
“Non si scherza, non è un gioco sta arrivando Mangiafuoco/ lui comanda e muove i fili/ fa ballare i burattini/State attenti tutti quanti/non fa tanti complimenti/ chi non balla, o balla male/lui lo manda all’ospedale/Ma se scopre che tu i fili non ce l’hai/se si accorge che il ballo non lo fai/allora sono guai!”
Renzi-Mangiafuoco ha scoperto che Corradino Mineo i fili
non ce li ha ed il ballo non lo fa: allora sono guai!
Ma per noi è un motivo di esultanza scoprire che il sen.
Mineo non è un rappresentante del Capo del popolo ma molto
più onorevolmente è un rappresentante del popolo.