Il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale riunito a Roma il 14 settembre conferma la validità e l’attualita’ della petizione, con raccolta di firme, rivolta ai senatori per chiedere loro di non approvare la legge di modifica della Costituzione italiana, nata dalla Resistenza, senza radicali e sostanziali modifiche nel merito,anzitutto reintroducendo l’elettività dei senatori, che non è affatto in contraddizione con la posssibilità di distiguere i ruoli delle camere superando il cosiddetto bicameralismo perfetto. Tuttavia questo non è l’unico aspetto che deve essere cambiato perché al futuro Senato vanno attribuiti compiti reali, ad esempio di verifica e controllo, e la sua composizione deve trovare un equilibrio diverso e più congruo con la Camera dei deputati, ottenendo ugualmente il risultato di riduzione dei parlamentari, così occorre rivedere la centralizzazione, prevista dal nuovo titolo V, a danno delle Regioni e dei Comuni, con particolare riguardo a decisioni che hanno gravi conseguenze sulla salute, sull’ambiente, sulla realtà sociale, sull’assetto dei territori.
Occorre quindi una modifica radicale della proposta Renzi-Boschi. Naturalmente la raccolta di firme è solo un aspetto dell’avvio di una campagna di iniziative che deve estendersi e rafforzarsi, soprattutto a livello territoriale, con volantinaggi, prese di posizione e ogni altra iniziativa atta a premere sui senatori perché rivendichino la loro piena autonomia e adottino comportamenti all’altezza della sfida. Le difficoltà del governo Renzi ad imporre il pericoloso pasticcio istituzionale rappresentato dalle modifiche della Costituzione proposte dalle legge Renzi-Boschi, che va sempre visto insieme alla nuova legge eletttorale ipermaggioritaria per la Camera approvata con strappi e voti di fiducia a raffica, consentono di proseguire ancora nei prossimi giorni la mobilitazione per premere sui senatori, in particolare a livello territoriale, per chiedere loro esplicitamente di votare contro questa legge. L’obiettivo e’ fermare lo scasso della Costituzione e respingere il ricatto delle elezioni anticipate, che peraltro non è decisione nella disponibilità del governo.
Il coordinamento ribadisce che se questa legge dovesse comunque essere approvata senza le modifiche di fondo indicate non resta che prepararsi alla battaglia per il no nel referendum nel 2016, con l’augurio che come nel 2006 venga bocciata questa controriforma.
Alla battaglia per il no nel referendum
sulle modifiche della Costituzione non ci si può sottrarre, pena
consentire al governo Renzi di perpetuare e rendere ancora più pesante
la torsione autoritaria consentita da leggi ipermaggioritarie, come gia’
e’ stato con il porcellum in passato e come verrebbe perpetuato in
futuro con l’entrata in vigore della nuova legge elettorale.
Una normale prudenza avrebbe consigliato a questa maggioranza
parlamentare che in realtà non rappresenta la maggioranza degli elettori
e che ha prevalso in parlamento solo per effetto del porcellum –
sanzionato dalla Corte costituzionale – di non procedere a modifiche
costituzionali e all’approvazione di una legge elettorale che prevede
come risultato un sistema ipermaggioritario e un parlamento subalterno
al governo e al suo capo, rovesciando completamente i ruoli
istituzionali. Per questo vengono ignorate le rappresentanze sociali e
in particolare i sindacati e vengono adottate scelte per metterle ai
margini. Per questo i diritti dei lavoratori, dalle modalità di
assunzione fino al loro ruolo nel luogo di lavoro, vengono ridotti
pesantemente.
La torsione non solo decisionista ma con forti tratti autoritari in atto è un pericolo per la democrazia del nostro paese e quindi merita una risposta forte, in campo aperto.
La campagna per il no a questo scasso della Costituzione, se verrà approvata la proposta in discussione al Senato, deve intrecciarsi anche nei tempi con la raccolta delle firme per abrogare 2 aspetti centrali della nuova legge elettorale, che già ora è oggetto di ricorsi nei tribunali per chiedere il giudizio di incostituzionalità della Corte. Per questo il coordinamento e’ pienamente impegnato a sostenere i ricorsi presso le corti di appello, coordinati dal prof Besostri, che mirano ad ottenere un giudizio di incostituzionalita’ sulla legge. Il coordinamento ritiene altresi’ che sia necessario puntare ad abrogare per via referendaria il meccanismo ipermaggioritario da essa previsto e le norme che consentono ai vertici dei partiti di nominare di fatto i parlamentari al fine di ottenerne piena fedeltà.
Per realizzare l’iniziativa referendaria, il cui obiettivo deve essere il raggiungimento dell’abrogazione occorre mettere in campo una forte e inclusiva iniziativa per realizzare lo schieramento referendario piu’ ampio possibile in tutte le fasi dell’iniziativa.
E’ molto importante che l’incontro delle componenti della scuola, svoltosi il 6 settembre a Bologna, abbia chiesto una presenza del nostro coordinamento, realizzata con la presenza del prof Villone, di Falomi e di Catena – e che nel documento conclusivo dell’assemblea venga proposto l’obiettivo di abrogare gli aspetti piu’ gravi della nuova legge sulla scuola e insieme si proponga un raccordo permanente con il nostro coordinamento per le rispettive iniziative referendarie. Confermiamo la nostra disponibilità e il nostro interesse a condurre iniziative autonome ma coordinate con il mondo della scuola, in modo che se si arriverà alle rispettive campagne referendarie i tempi e le modalità delle iniziative siano concordate.
Cosi’ siamo interessati ad un rapporto di stretta collaborazione con l’iniziativa NO TRIV e ci proponiamo di verificare la possibilita’ che iniziative referendarie riguardino anche le questioni del lavoro.
Anche per questo avvieremo nei prossimi giorni incontri con tutte le soggettività e le associazioni interessate per verificare quali energie sono disponibili ad impegnarsi nella direzione che proponiamo, in particolare pensiamo al grande ruolo che potrebbero avere le organizzazioni dei lavoratori. Le organizzazioni dei lavoratori, inoltre, stanno già esaminando autonomamente diverse modalità di iniziativa per reagire agli effetti negativi del jobs act e di altri provvedimenti del governo. Se il mondo sindacale decidesse di entrare pienamente in campo nella campagna referendaria, nelle modalita’ che autonomamente decidera’, anche sui temi dei diritti dei lavoratori non potremmo che esserne lieti, ma riconosciamo che questi argomenti debbono essere affrontati anzitutto per iniziativa del sindacato. In conclusione con tutti i settori che stanno riflettendo sulla possibilita’ di promuovere referendum su questioni sociali il nostro coordinamento stabilira’ relazioni dando vita a forme concordate di stretta collaborazione.
Il coordinamento si riunirà di nuovo a conclusione dei lavori del Senato per decidere come proseguire la realizzazione della proposta di iniziativa referendaria sulla legge elettorale e impostare, se sara’ necessario, la campagna per il no sulle modifiche costituzionali.
Fin da ora tutti sono invitati a mobilitarsi sul piano individuale e collettivo per fare conoscere le ragioni delle critiche di fondo allo stravolgimento istituzionale voluto dal governo e avviare una campagna di orientamento e mobolitazione.