Il Suo invito a Silvio Berlusconi a presenziare alla cerimonia d’insediamento, Signor Presidente Mattarella, offende gli italiani onesti. Lo scrivo con pieno rispetto per la Sua persona e per l’istituzione che Lei rappresenta; lo scrivo con sincera ammirazione per i contenuti morali e politici del Suo discorso. Partecipare alla cerimonia che segna l’avvio di un nuovo mandato del Capo dello Stato, la più alta carica della Repubblica, è un grande onore. Un onore è un premio. Lei ha ritenuto di premiare un condannato per frode fiscale, un reato particolarmente offensivo che contrasta con il principio sancito dall’articolo 53 della Costituzione della quale Lei è il supremo custode: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”. Esattamente ciò che non ha fatto Berlusconi. Offensivo e grave perché l’evasione fiscale è uno dei mali più tenaci che affliggono la società italiana. Invece di esprimere una ferma condanna non invitando Berlusconi, Lei ha scelto di invitare un uomo che è stato sottoposto a giudizio per la peggiore ipotesi di corruzione, e che non ha ancora terminato di scontare la pena, del resto iniquamente leggera.
I SUOI primi atti, prima ancora del discorso d’insediamento, mi avevano fatto ben sperare. Ho letto di una Sua lunga telefonata al Presidente Emerito Carlo Azeglio Ciampi e ho pensato che ne avrebbe tratto stimolo a impegnarsi in quell’opera di ricostruzione della coscienza repubblicana che costituisce il più urgente e necessario compito di chi rappresenta l’unità nazionale. Unità nazionale che deve soprattutto essere, a mio giudizio, comune e condivisa coscienza dei doveri civili sanciti dalla Costituzione. Ma il linguaggio dei doveri e l’opera di educazione civile, lo dico da vecchio professore, esigono per essere efficaci, la coerenza fra le parole e le azioni. Se Lei andrà in una scuola a ragionare con i ragazzi e le ragazze di doveri civili, cosa risponderà se le chiederanno: ‘Signor Presidente perché ha invitato al Quirinale un delinquente’?
Anche la Sua visita al sacrario delle Fosse Ardeatine mi aveva fatto ben sperare. Ne avevo tratto l’auspicio che Lei avrebbe dato rinnovato impulso alla riscoperta degli ideali della Resistenza. Atto quanto mai meritorio, perché esprime la dovuta gratitudine verso chi ha lottato e si è sacrificato per la nostra libertà. Riscoprire gli ideali della Resistenza è opera più di ogni altra urgente in presenza di minacciosi segnali di rigurgiti neofascisti. Con l’invito a Berlusconi Lei ha perso ai miei occhi un’occasione importante per dimostrare l’intransigenza necessaria per parlare in modo convincente degli ideali della Resistenza. Le figure più nobili dell’antifascismo erano intransigenti, quando si trattava di principi morali. E allora mi domando ‘perché lei ha scelto di non esserlo, con Berlusconi?’
IMMAGINO che Lei, o qualcuno dei tanti che approvano la Sua scelta, risponderebbe che Berlusconi rappresenta pur sempre una gran numero di italiani. ‘And so what?’ Ribatterebbero qui negli Stati Uniti, dove a nessun presidente verrebbe mai in mente di invitare un condannato alla cerimonia d’inaugurazione. Ammettiamo pure che avere voti sia un merito. Ma Machiavelli, che di repubbliche ne capiva, ci insegna che “nessuna republica bene ordinata non mai cancellò i demeriti con gli meriti de’ suoi cittadini”. Berlusconi potrebbe rappresentare anche il 90% degli italiani e resterebbe un delinquente che non merita di essere onorato da chi, come il Capo dello Stato, deve in primo luogo rappresentare i cittadini onesti. Invece, il Suo invito a Berlusconi, fa sì che gli onesti si sentano, ancora una volta, stranieri in patria.
P.S: Ho chiesto ai miei studenti della University of Texas ad Austin cosa penserebbero se un condannato per frode fiscale fosse invitato all’Inaugural di un Presidente degli Stati Uniti. Mi hanno guardato come si guarda un pazzo. Il più benevolo commento è stato: “la notizia attirerebbe l’attenzione dei media più del discorso del Presidente.”