L'accordo sul clima uscito dal summit di Parigi
non scongiura l'impatto dei cambiamenti climatici sui
paesi piu' poveri del pianeta. Sebbene, infatti, le
potenze di tutto il mondo abbiamo trovato un comune
terreno d'intesa, secondo Oxfam ben poco si e' fatto per
riuscire a cambiare le condizioni di vita delle persone
piu' povere e vulnerabili, le piu' esposte a fenomeni
come l'innalzamento del livello dei mari, alluvioni e
siccita'.
L'accordo rappresenta un significativo passo in avanti,
tuttavia non appare sufficiente ad evitare un
surriscaldamento globale inferiore ai 3°C entro il 2050,
ne' stanzia risorse finanziarie sufficienti per
l'adattamento al cambiamento climatico per i Paesi in
via di sviluppo. Nonostante gli impegni assunti per la
prima volta da oltre 190 Paesi per salvare il clima, le
conclusioni del vertice non appaiono percio' all'altezza
delle ambizioni che erano state dichiarate nei discorsi
di apertura da parte dei leader di tutto il mondo.
"L'ancora di salvezza che questo accordo offre ai paesi
piu' poveri contiene gia' in partenza elementi di
incertezza. - dichiara Elisa Bacciotti, Direttrice del
Dipartimento Campagne di Oxfam Italia. - Le conclusioni
del summit contengono infatti solo una vaga promessa di
stabilire nel prossimo futuro un obiettivo di
finanziamento in grado di sostenere l'adattamento al
cambiamento climatico, mentre non forza i Paesi a
compiere tagli alle emissioni di CO2 in atmosfera, tali
da evitare le conseguenze catastrofiche derivanti dai
cambiamenti climatici. I Governi di tutto il mondo sono
uniti nel voler combattere i cambiamenti climatici ma
devono ora render conto ai milioni di cittadini che
hanno marciato nelle citta' di tutto il mondo chiedendo
di intervenire con urgenza per evitare i pericoli
derivanti dal surriscaldamento globale e per dare reale
supporto alle comunita' piu' vulnerabili", conclude
Bacciotti. Secondo Oxfam e' percio' fondamentale che i
Governi ritornino al tavolo negoziale prima che
l'accordo entri in vigore dal 2020 al fine di rafforzare
gli impegni in termini di tagli alle emissioni e di
finanziamenti per il clima. L'abbassamento del costo
delle fonti rinnovabili assieme all'aumento dei costi
derivanti dai cambiamenti climatici dovrebbero favorire
una piu' decisa volonta' politica in questa direzione,
cosi' come chiesto a gran voce da un numero sempre
maggiore di cittadini di tutto il mondo.
L'accordo di Parigi riconosce che nei prossimi cinque
anni c'e' bisogno di maggiori risorse da destinare alle
comunita' per adattarsi ai cambiamenti climatici, eppure
non include alcun impegno concreto per permettere che
queste risorse siano realmente stanziate. C'e' soltanto
un impegno a stabilire, nel post-2020, un nuovo
obiettivo per i finanziamenti sul clima entro il 2025,
ma nessun riconoscimento sulla necessita' di definire un
obiettivo specifico volto ad assicurare finanziamenti
per l'adattamento ai cambiamenti climatici.
Di conseguenza, se non verranno intraprese nuove
iniziative che permettano la riduzione delle emissioni,
le necessita' di finanziamento aumenteranno
notevolmente. Al momento non c'e' nulla nell'accordo che
dia garanzia che gli attuali impegni di riduzione
possano essere rafforzati prima che entrino in vigore.
Cio' rende molto difficile mantenere l'aumento delle
temperature al di sotto dei 2°C e pressoche' impossibile
evitare che il surriscaldamento globale superi 1.5°C,
obiettivo quest'ultimo che piu' di 100 Paesi in via di
sviluppo avevano richiesto per la loro sopravvivenza.
Secondo le stime di Oxfam, quindi, alla luce del nuovo
accordo, i Paesi in via di sviluppo non vedono alcuna
riduzione del rischio di dover far fronte entro il 2050
a costi che ammontano a circa 800 miliardi l'anno. Nota
positiva nell'accordo e' l'introduzione di una sezione
ad hoc su perdite e danni causati dai cambiamenti
climatici. Tuttavia l'esclusione della possibilita' di
individuare responsabilita' dirette, desta
preoccupazioni ed e' un aspetto che necessita di essere
ulteriormente esaminato. In nessun modo inoltre e' stato
possibile includere nell'accordo riferimenti diretti
alla tutela dei diritti umani e una maggiore protezione
delle donne, le piu' esposte agli impatti dei
cambiamenti climatici.
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