Nella giornata del 23 ottobre si sono verificati due eventi politici di
rilievo, assolutamente non assimilabili fra di loro in quanto si
sviluppano su piani separati, ma collegati da un filo comune. Intendo
riferirmi al fatto che il Senato ha approvato, con la maggioranza dei
due terzi dei voti la riforma costituzionale dell’art. 138 avente ad
oggetto l’istituzione del Comitato parlamentare per le riforme
costituzionali. In questo modo è stata esclusa la possibilità del
ricorso al referendum e la riforma dei meccanismi di revisione della
Costituzione è arrivata in dirittura d’arrivo, in previsione dell’ultimo
scontato passaggio alla Camera dei Deputati che avverrà ai primi di
dicembre.
Il secondo evento è il rinvio a giudizio di Berlusconi per la compravendita del Senatore De Gregorio.
Anche
questa volta, come per le innumerevoli altre volta in cui il Cavaliere
ha dovuto fare i conti con la giustizia, si sono scatenate le
giaculatorie dei pretoriani del Capo che hanno inveito contro la
magistratura accusata di lesa maestà. E’ noto infatti che nella
Costituzione di Arcore è ancora vigente l’art. 4 dello Statuto Albertino
che statuisce che “la persona del Re è sacra ed inviolabile”. Per
questo Mara Carfagna ha concluso lapidaria: “la riforma della giustizia è
ineludibile" e la sua collega Renata Polverini ha rincarato la dose,
osservando: "gli italiani ormai sono consapevoli di quanto sia
inaccettabile questo costante attacco all'indipendenza della politica e a
un esponente politico che rappresenta dieci milioni di italiani. Anche
per questo, è sempre più evidente come la riforma della giustizia non
possa essere ulteriormente rimandata".
Ecco il filo che collega i due eventi!
La
Corte di Berlusconi ha urgentemente bisogno di riforme costituzionali.
Deve cambiare la Costituzione per garantirsi “l’indipendenza della
politica” (cioè l’immunità dei politici, a cominciare dal Cavaliere, dal
controllo di legalità). La riforma dell’art. 138 Cost. promossa dal
Governo Letta sta servendo al Pdl ed alla Lega la riforma della
Costituzione su un piatto d’argento, svincolando il Parlamento da quelle
inutili rigidità che avevano imposto i Costituenti.
E’ ben vero
che il ddl 813 non contempla il titolo IV (la magistratura) ed il titolo
VI (Garanzie costituzionali) fra le materie oggetto della competenza
del Comitato parlamentare per le riforme costituzionali, tuttavia essa
si estende a tutte le «disposizioni della Costituzione o di leggi
costituzionali strettamente connesse» alle vicende che riguardano il
Parlamento, la forma di Governo e la forma di Stato. Quindi la grande
riforma può estendersi anche al capitolo della magistratura e della
Corte costituzionale.
In questo modo la politica si è infilata in
un pantano come ha ben fatto rilevare Corradino Mineo nell’unico
intervento in dissenso che si è levato dalla file del Pd.
Ha
osservato il sen. Mineo: “per fare una riforma importante come quella
della forma di Stato e di governo sarebbero necessarie due condizioni:
un vasto sostegno nella società e un'ispirazione comune nel Parlamento.
Nella società, colleghi, questo sostegno non c'è. Oltre al no di una
forza politica (parlo del Movimento 5 Stelle) che è stata la sorpresa
delle elezioni di febbraio, è nato un movimento di costituzionalisti,
sindacalisti, associazioni di volontariato, che è contrario alla
modifica della Costituzione. (..) Ma ancora più grave è la mancanza in
questo Parlamento dell'ispirazione comune. Parliamo di politica,
colleghi: dal 1º agosto, da quando il senatore Berlusconi è stato
colpito da una sentenza definitiva per frode fiscale, è cominciato
quello che a me sembra un attacco allo Stato di diritto, con la
richiesta di ribaltare una sentenza definitiva. È un attacco alla stessa
natura liberale della nostra democrazia, con la pretesa che il giudice
non possa esercitare il controllo di legalità su un comune cittadino
come sull'eletto del popolo. Con questi quarti di luna, che hanno
portato ancora ieri il PdL a minacciare l'Aventino perché è stata
nominata Presidente della Commissione antimafia una persona per bene e
un dirigente politico come Rosy Bindi, non c'è l'ispirazione comune per
poter porre mano a una riforma di fondo della nostra Costituzione”.
Come non essere d’accordo con Corradino Mineo.
Il punto e proprio questo: qual è l’ispirazione comune che unisce il Pd, la Lega ed i Pretoriani di Berlusconi?
Qual
è la concezione della democrazia sulla quale trovano una convergenza
così profonda da avviare un lavoro comune per riscrivere la
Costituzione?
Per favore qualcuno risponda a questa domanda!
La Corte di Berlusconi ha urgentemente bisogno di riforme costituzionali. Deve cambiare la Costituzione per garantirsi “l’indipendenza della politica” (cioè l’immunità dei politici, a cominciare dal Cavaliere, dal controllo di legalità)