Per mesi e mesi si parlava apertamente di "chiusura della Ior", la Banca Vaticana.
La "rivoluzione" di Papa Francesco però non è arrivata a tanto. Anzi. Il 7 aprile Jorge Bergoglio ha deciso che l’Istituto per le Opere di Religione “continuerà a fornire servizi finanziari specializzati alla Chiesa cattolica in tutto il mondo”. Non solo, la Banca Vaticana avrà anche il duro compito di "assistere il Santo Padre nella sua missione di pastore universale".
Max Hohenberg, portavoce della Banca Vaticana, ha ribadito che “le priorità dell’istituto sono adesso di finire l’analisi della clientela e dei dati anagrafici entro l’inizio estate, di lavorare a una migliore integrazione dell’istituto con i vari enti della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano, e “di introdurre una serie di miglioramenti operativi”.
Sandro Magister sull'Espresso si sofferma su un punto che "lascia in sospeso dei grossi interrogativi". Il giornalista si sofferma ad analizzare il consiglio di sovrintendenza dello Ior, la cosiddetta banda dei quattro – l’americano Carl Anderson, il tedesco Ronaldo Hermann Schmitz, lo spagnolo Manuel Soto Serrano e l’italiano Antonio Maria Marocco.
"Due anni – scrive Magister – fa riuscirono a "cacciare" l’allora presidente Ettore Gotti Tedeschi pur di tenere in sella i due direttori Paolo Cipriani e Massimo Tulli, nonostante fossero questi e non il primo i responsabili degli scandali finanziari che costrinsero entrambi l’anno dopo a ingloriose dimissioni".
“I quattro del board continuano a restare al loro posto come se nulla fosse, ma il comunicato li gratifica di aver formulato loro al papa, assieme ad altri, la proposta di tenere in vita l’istituto e di farlo operare come dicono”.
Un po' di delusione è inevitabilmente presente tra tutti coloro che per mesi hanno spiegato sui quotidiani nazionali che Bergoglio "chiuderà lo Ior, ci sta pensando, propende a chiuderlo, sta definendo la chiusura nei dettagli".
Non era così. Lo Ior è stato più volte coinvolto in scandali, finanziari e non, negli ultimi decenni.