Il prossimo 7 maggio il popolo dell’articolo 9 scenderà in piazza, a Roma: perché è emergenza per la cultura.
Per dire sì al progetto di una Repubblica che «promuove la cultura»: e cioè che investa in cultura almeno il doppio di quello che sta facendo ora. Per dire sì a una Repubblica che promuova «la ricerca scientifica e tecnica»: e cioè che assuma giovani ricercatori. E che finanzi la ricerca: quella pubblica! Per dire sì a una Repubblica che «tutela il paesaggio»: e cioè che la smetta con le Grandi Opere e investa nella messa in sicurezza di un territorio allo stremo. Per dire sì a una Repubblica che «tutela il patrimonio storico e artistico della Nazione»: e cioè che lo mantenga, lo restauri, lo renda accessibile a tutti, non lo mercifichi.
E dunque per dire no alle scelte di Matteo Renzi e Dario Franceschini. Per dire di no allo Sblocca Italia che ha regalato il territorio della Repubblica alle trivelle e al cemento. Per dire di no alla distruzione sistematica della tutela attraverso il silenzio assenso delle soprintendenze e attraverso la contrazione e la confluenza di queste ultime in uffici diretti dalle prefetture, e cioè dal governo stesso. Per dire di no alle una tantum delle assunzioni, provvedimenti propagandistici che impediscono ai nostri giovani di immaginare una vita di lavoro in Italia. Per dire di no alla rimozione della storia dell’arte dalle scuole.
È a causa di queste scelte sbagliate se «il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione» sono oggi in gravissimo pericolo. Le generazioni future rischiano di non ricevere in eredità l’Italia che noi abbiamo conosciuto.
Tutela, lavoro, conoscenza: è questo il programma del 7 maggio. È il programma della Costituzione, non il programma di questo governo.
Noi vogliamo che la cultura sia davvero un servizio pubblico essenziale: che le biblioteche e gli archivi funzionino come negli altri paesi europei, che i musei siano fabbriche di sapere, che le scuole formino cittadini e non consumatori, che la salvezza dell’ambiente in cui viviamo sia l’obiettivo più alto.
La manifestazione del 7 maggio è stata voluta, concepita e organizzata da un gruppo di persone e di associazioni impegnate nel patrimonio culturale, e non solo: dagli studenti ai professoroni gufi, dai sindacati agli ambientalisti, dai precari agli insegnanti delle scuole.
È una manifestazione aperta a tutti coloro che condividono l’analisi e le proposte contenute nel suo manifesto. E siamo felici che Possibile e Sinistra Italiana abbiano subito aderito.
Questa manifestazione chiederà al governo Renzi di sospendere l’attuazione dello Sblocca Italia, della Legge Madia e delle ‘riforme’ Franceschini: perché si apra un vero dibattito, nel Paese e nel Parlamento, sul futuro del territorio italiano, bene comune non rinnovabile.
Questa manifestazione chiederà di introdurre l’insegnamento curricolare della storia dell’arte dal primo anno della scuola superiore.
Questa manifestazione chiederà di permettere ad una nuova leva di ricercatori di entrare nei ranghi del Ministero per i Beni culturali: non con l’effetto-annuncio delle una tantum, che generano solo illusioni, ma con la costruzione di un futuro normale per chi vuole mettere la sua vita al servizio del paesaggio e del patrimonio culturale del Paese.
Nel 1960 Carlo Levi commentò centoventi straordinarie fotografie scattate nel nostro Paese dal fotografo ungherese Jànos Reismann. In quel libro – intitolato Un volto che ci somiglia. Ritratto dell’Italia – Levi scrisse: «se gli occhi guardano con amore (se amore guarda), essi vedono».
Ebbene, noi vogliamo guardare all’Italia e al suo patrimonio culturale con amore: a Roma, il 7 maggio.
Al seguente indirizzo il testo dell'appello: http://emergenzacultura.org/2016/03/31/il-nostro-documento/#more-54