"Un
vergognoso e
inaccettabile regalo agli evasori". E' tranchant il
giudizio del
segretario confederale della Uil, Domenico Proietti
sulla norma che eleva da
50mila a 150mila euro l'importo dal quale scatta il
processo penale e la non
punibilità di dichiarazioni che differiscono del 10%.
"Con i decreti
attuativi della delega fiscale il Governo ha perso
l'occasione di realizzare
una vera riforma tributaria a cominciare da un robusto
taglio delle tasse che
continua ancora a rimanere solo un periodico annuncio",
spiega."Ora
al danno, però, si aggiunge la beffa di un incredibile
regalo agli evasori
fiscali. La scelta rappresenta un intervento che
incentiva invece di combattere
l'evasione fiscale", prosegue Proietti, ricordando
quanti tra lavoratori
ed pensionati "prima pagano le tasse e poi prendono lo
stipendio e la
pensione".
Pollice verso anche dal capogruppo di Sel Arturo
Scotto,secondo cui il governo
Renzi si rende protagonista dell'ennesimo colpo di
spugna. "Così facendo
il governo incentiva invece di combattere l'evasione
fiscale - sottolinea
Scotto - Una scelta sbagliata che impedisce di
recuperare risorse necessarie al
rilancio dell'economia ma, soprattutto, una scelta
insopportabile per quei
cittadini che hanno sempre pagato le tasse e a cui lo
Stato non ha mai
riconosciuto niente".
C’è il forte sospetto, insomma, che il Governo ha voluto
reintrodurre quella
norma sui reati legati al falso in bilancio che non
riuscì a far passare alcuni
mesi fa. Nella versione odierna della norma fare delle
classificazioni o
valutazioni non corrette degli attivi e passivi non è
reato, a patto che
vengano descritti, magari avvalendosi di bravi
consulenti, i criteri utilizzati
nelle scritture contabili. Se, però, un imprenditore
disonesto fanno notare i
parlamentari del Movimento 5 stelle decide di evadere e
mette appunto, in modo
doloso ma efficace, delle scritture contabili gonfiate o
ridotte, non deve egli
essere considerato un frodatore? Scrivere delle cose
false non dovrebbe essere
comunque una frode?.
I parlamentari del Pd si
giustificano sostenendo che non
si può incriminare una persona se fa una valutazione non
corretta, perché‚ la
valutazione è comunque una stima ed è in qualche modo
arbitraria. Poi aggiungono
che la descrizione dei criteri utilizzati per quella
stima è già sufficiente a
giustificare qualsiasi panzana scritta in bilancio”.
Quindi il falso in
bilancio, proseguono i parlamentari dell’M5S già
ri-depenalizzato da Renzi, ora
non comporta nemmeno la frode fiscale, né tantomeno il
reato di dichiarazione infedele".
Il governo,comunque, è andato oltre e ha inserito un
comma 1 ter all'articolo 4
del decreto legislativo 74/2000 in cui si dice che, ad
ogni modo, se la
valutazione si discosta dal reale, in eccesso o in
difetto, di non oltre il
10%, non bisogna nemmeno esplicitare i famosi criteri
delle scritture
contabili.
Qualsiasi valutazione non corretta è ammessa purché‚ falsa nel limite del 10% - concludono - Ma una scrittura contabile che si discosta dalla realtà per quella percentuale, se inserita poi ad esempio come perdita nell'imponibile, potrebbe portare a una riduzione delle tasse di circa il 10%. E quindi, orientativamente, darebbe vita a un risparmio fiscale pari al 3% del reddito. Esattamente quello che Renzi cercò di far passare a Natale.