Chi si ricorda della manifestazione del 19 ottobre a Roma?
Fu un
segnale che esistevano ormai, prodotti della crisi, forze che stavano
cominciando a muoversi. Quel segnale diceva chiaramente che tutte la
sinistre, quella finta e quella impotente ma convinta, non erano capaci
di intercettare la protesta crescente. In realtà erano le avvisaglie di
una protesta che nessuno era in grado di intercettare. Neanche il
Movimento 5 Stelle.
Anch'esso - lo si è notato poco, e invece
meritava attenzione - bypassato e colto di sorpresa. Infatti è un'altra
onda quella che sta passando. Siamo in mare aperto e le onde si
susseguono, anche se ciascuna è diversa dalle altre. Questo mare è la
"voragine" dei non (più) rappresentati.
Ho letto una quantità di
commenti, molti dei quali rivelano una reazione di rigetto, di
fastidio, di sufficienza. Con tutte le graduazioni e sfumature possibili
e immaginabili, fino al limite dello snobismo. Prendiamo le più
frequenti: da chi parla di movimento nazionalista, o fascista, che si
sofferma sull'esplosione di spontaneità mista a analfabetismo politico;
che depreca l'incultura, la semplificazione, il plebeismo; a chi vede
incontrollate violenze, gli ultras spaccatutto, i sussulti di mentalità
primitive da stadio.
I media, tutti, giornali e tv, hanno
semplificato, come al solito, coniando il termine sintetico di
"forconi". Che è passato dovunque, come una lama calda nel burro. E
anche molti di noi - che non hanno ancora ben compreso come difendersi
dal mainstream - hanno finito per ripetere il mantra dei
"forconi". Che è astuto: perché usa associazioni negative e ostili.
Forconi fa pensare a contadini primitivi. Fa pensare a "forca", che è
strumento per ghigliottine e impiccagioni, inquisizione e masse di
popolo inferocite. Tutto negativo insomma. Penso che dovremmo guardarci
meglio da questo tipo di semplificazioni. Il mainstream è astuto,
ma anche pigro e stupido, e tende a descrivere il nemico come meglio
gli fa comodo. Così facendo inventa magari un nemico che non c'è al
posto di quello che c'è.
"Forconi"? Ma il movimento dei
"forconi, nato in Sicilia 2 anni orsono, questa volta in Sicilia quasi
non è esistito. Io c'ero e non l'ho visto. Nessuno l'ha visto. E dunque?
Dovremmo concludere che è improvvisamente emigrato in massa, Jaguar e
bagagli, a Torino, o a Milano? Evidentemente è una sciocchezza,
inventata dal mainstream, nella quale è impossibile credere.
Certo che c'erano dei forconi, qua e là. Ma non erano soltanto o
prevalentemente i forconi quelli che si muovevano in strade e piazze.
Diciamo,
meglio, che c'era di tutto. C'erano, e ci sono, tutte le componenti
appena elencate. E anche le infiltrazioni delle destre estreme, degli
ultras da stadio, dei fascisti , ecc. Ovvio che c'erano, ovvio che ci
saranno. C'era tanta gente smarrita. Uso la parola gente perché non ho
mai visto tanta stratificazione sociale diversa, anch'io semplifico un
po'. Ma non ho visto avanguardie rivoluzionarie. C'era gente che - come è
stato ben scritto - ha perduto tutti i contenitori politici per cui ha
votato fino a ieri, o in cui (più raramente) ha militato. C'era gente
che non ha mai riempito alcun contenitore politico, gente che non vota.
Gente che scopre di non poter più avere tutto quello che aveva (che era
poco, ma per loro era tutto) e lo rivuole indietro. Gente che non sa
cosa sta succedendo e che non capisce come mai tutto quello che prima
funzionava, bene o male, adesso non funziona più.
Gente che non
vuole un altro sistema (anche perché pensa che questo, che conosce, sia
l'unico possibile) e dunque chiede che sia rimesso in moto. Gente che
non sa che è finita l'era dell'abbondanza e vuole continuare a consumare
come prima, come le è stato insegnato di fare. Gente che si agita, e si
fa agitare, da idee approssimative e ingenue, grimaldelli che considera
risolutivi, definitivi, come quello della sovranità popolare, o
monetaria, della lotta contro le burocrazie (quella europea in
particolare), della lotta contro la classe politica, e contro i
banchieri.
Gente che non ha nessuna idea di modelli alternativi.
Gente
che pensava (e pensa) che stia per cominciare la rivoluzione. Ho
ricevuto un bel pacco di mail, nelle settimane scorse, di messaggi su
facebook, dove si esprimeva la certezza dell'imminente rivoluzione. A
me, che qualche rivoluzione l'ho vista e non solo letta, sembrava uno
scherzo, ma ho finito per capire che coloro che si aspettavano la
rivoluzione il 9 dicembre erano del tutto convinti che ci sarebbe stata.
E, quando cercavo di spiegare loro che il 9 dicembre non ci sarebbe
stata nessuna rivoluzione, capivo e vedevo che mi consideravano perduto
per la causa.
Naturalmente non è la rivoluzione, perché una
rivoluzione non è un blocco stradale o una sassata contro un poliziotto.
La rivoluzione non si fa senza un progetto, senza una strategia, senza
un'organizzazione. Io so per esperienza che non è vero che "lo stato
borghese si abbatte e non si cambia". Io so che il potere non si
arrende facilmente e che ha dalla sua molte forze e protezioni e vie di
fuga. E i capi, quelli che finora si sono visti e sono stati
sbandierati dai media di fronte al grande pubblico, sono solo dei
piccoli aspiranti Masaniello, molto al di sotto delle necessità e
dell'esperienza di una leadership reale.
Ma la protesta è reale.
Questo è il punto. C'è una parte del popolo, sempre più grande. C'è la
sofferenza e la protesta contro l'ingiustizia; c'è la ricerca, spesso
disperata , di lavoro, cioè di dignità; ci sono i giovani che non hanno
futuro e ormai lo sanno; ci sono gli studenti che dovranno andarsene
perché questo paese non li vuole. E tanti altri che scoprono la
necessità di difendersi.
E questa è la "voragine". Che non parla
il nostro linguaggio; che ha mille anime, non tutte bellissime, che non
ha esperienza e sapere. Ma come potrebbe sapere se è stata privata
della conoscenza, da decenni, e trasformata in consumatrice compulsiva?
E noi, molti tra noi, continuiamo a parlare della "voragine" senza
conoscere il suo linguaggio, senza andare a incontrarla dov'è, cioè
senza conoscerla.
Ho pubblicato la riflessione di Gramsci sui
"movimenti spontanei". Rileggiamola. Diceva Gramsci che bisogna dare
loro una "direzione consapevole"; che bisogna comprendere i "bisogni
fondamentali" e le "energie latenti" delle masse che si intende, o
presume, di rappresentare; bisogna "non avere paura di prendersi
responsabilità concrete"; bisogna "non fare le mosche cocchiere". In due
parole: bisogna esserci.
Invece noi continuiamo a nuotare nei
nostri riflessi condizionati della sinistra: poiché non siamo stati noi a
evocare queste forze, affermiamo che esse non sono di sinistra; esse
non parlano come noi; non sono rivoluzionarie come noi vorremmo che
fossero. Dunque - molti concludono - sono nemiche.
Ma non è
così. E così facendo noi, invece di gettare un ponte verso di loro,
invece di contaminarle e di contaminarci, alziamo un muro, ripetendo
l'errore di molti (che, per fortuna, non è stato il nostro) commesso nei
confronti del Movimento 5 Stelle.
Significa questo accodarsi al
primo corteo che passa? Niente affatto. Occorre capire e, quando è il
caso, prendere le misure, mantenere il senso critico e la chiarezza
della prospettiva. Ma bisogna esserci. Questo è l'imperativo. Altrimenti
spariremo nelle prossime onde che già si vedono sul filo
dell'orizzonte. E buona fortuna a tutti.
Attenzione alla parola "forconi". Vuole relegare una protesta sacrosanta nella cornice di un ribellismo premoderno, che richiama violenza, tridenti e forche. Conosciamo i trucchi del mainstream. Occorre invece stare dentro i movimenti, apprendere, capire, ascoltare con senso critico.