Era nell’aria e i diversivi di Grillo erano già segnali di trattativa. Adesso è conclamato che anche per il M5S i Piani Regolatori dei Comuni sono solo generiche indicazioni che possono essere stravolte, I vincoli paesaggistici e idrogeologici fastidiosi intralci allo sviluppo delle magnifiche sorti e progressive del cemento e della rendita. Lo sapevamo e lo denunciamo da anni, abbiamo combattuto contro quella che veniva definita autorevolmente “urbanistica riformista” che ha trovato nel Piano di Veltroni e Campos Venuti la sua espressione più compiuta. Abbiamo pagato i prezzi di quelle denunce e di quella opposizione, l’ha pagata Roma consegnata ad Alemanno nel 2008, l’ha pagata la sinistra che non aveva saputo resistere alle pressioni veltroniane. Era evidente che per trovare l’accordo con i costruttori bisognava togliere di mezzo Berdini che tutta la meglio Roma aveva individuato come un segno di discontinuità netto che avrebbe potuto segnare la giunta Raggi e il governo dei Cinque Stelle. L’operazione è riuscita, la Sindaca potrà ammantarsi della bandiera dei tifosi e dei riconoscimenti dei palazzinari. Non so dire se questa era la meta che il M5S si prefiggeva, penso che la mancanza di un solido retroterra culturale e di principi oltre ad una inesistente formazione politica abbia portato la sindaca e il movimento sul terreno viscido della peggiore politica che si respira a Roma da decenni. La loro sbandierata diversità è svanita, il re è nudo. Hanno ceduto ai costruttori e alla finanza dei fondi speculativi che hanno usato lo stadio come specchio per le allodole e strumentalizzato i tifosi. Hanno ceduto ai giornalisti che hanno retto il gioco della speculazione presentando la vicenda stadio come conflitto tra il fare e il non fare; anche i pochi che nelle trasmissioni televisive hanno cercato di far capire che c’erano e ci sono problemi seri nella realizzazione di impianti in quell’area e un milione di metri cubi residenziali, commerciali e di servizi, hanno finito con lo stare al gioco della sfida alla sindaca: vediamo cosa saprà fare! E il buon Di Maio e le sue liste di giornalisti “ostili” e bene che prenda atto che lui e tutto il movimento sono entrati a piè pari nell’ingranaggio.
La battaglia contro la sciagurata delibera della Giunta Marino, che riconosceva interesse pubblico ad una speculazione privata, è andata in fumo; quella sulla legalità cede il passo alle varianti che i costruttori speculatori presentano e presenteranno all’amministrazione. Contrattano e contratteranno sull’urbanistica e sull’uso dei suoli esattamente come hanno teorizzato e fatto il PdS e il PD e la destra. Le sbandierate priorità delle periferie, della cura di Roma e dei romani si ammainano davanti al primo atto significativo di questa Sindaca e di questa giunta: l’obbedienza alla legge del cemento. Una normalizzazione realizzata in sei mesi scarsi! I costi per evitare, ammesso che si riesca, gli effetti della fragilità idrogeologica della zona, la gestione degli impianti di idrovore, ricadranno sulla città con buona pace di quella saccente giornalista che ha asserito che la questione delle esondazioni è una fantasia di chi non crede nel progresso e una invenzione di chi ha redatto i piani di tutela del territorio tanti anni fa: vecchie favole, insomma.
Francamente non mi convincono tutti quei commenti che prendono atto con soddisfazione della annunciata riduzione delle cubature anche se si riservano di vedere il progetto definitivo. In realtà loro come i Cinque Stelle si sono convertiti a guardare il dito mentre il saggio indica la luna. La questione non può, infatti, ridursi ad un fatto di quantità pure importante, se questo comporta l’adozione di una modalità di governo del territorio affidata alla contrattazione sulle proposte che avanzano i costruttori. La vanificazione dello strumento PRG sta in questo; e questo rende la legalità, appunto, una variabile dipendente dagli interessi dei costruttori medesimi.
Chi ha un minimo di memoria e ha seguito le vicende di Roma e della sua urbanistica sa che la realizzazione di edilizia da adibire a servizi ha costituito da sempre il cavallo di Troia per dare sfogo alla speculazione. Chi è attento sa che buona parte di questi palazzi per uffici è vuota e una parte che era utilizzata si sta svotando anche per il trasferimento di attività direzionali in altre città. La Sindaca dovrebbe sapere quante istanze di cambio di destinazione d’uso da servizi a residenziale giacciono negli uffici dell’assessorato all’urbanistica; alla abnorme eccedenza di edilizia commerciale fa da contrappunto una drammatica carenza di edilizia residenziale pubblica per le fasce sociali meno abbienti e di edilizia sociale per i senza casa. La vicenda Stadio dice della direzione di marcia intrapresa da questa amministrazione.
Può darsi, ma ne dubito, che ad alcuni tifosi romanisti di Tor Bella Monica, Tor tre teste, Anagnia e delle altre periferie abbandonate e degradate faccia piacere che la propria squadra avrà in affitto da una società del suo presidente uno stadio nuovo. Certo si sarebbero aspettati che la priorità fosse la condizione della loro vita in quelle periferie, in quei palazzoni privi di manutenzione da decenni, isolati per la mancanza di servizi di trasporto adeguati e di manutenzione urbana inesistente. Noi ci saremmo aspettati che finalmente si chiudesse il capitolo della contrattazione urbanistica e si aprisse quello del Piano che serve alla città!
Brava Raggi, viva lo sport, viva il cemento, viva la legalità contrattata.
Carissimi pentastellati che avevate fatto pensare che si poteva rompere la continuità con il passato triste della politica romana, il sabato del villaggio è finito!