Il voto di ieri ha spezzato l’assedio cui la Grecia era stata sottoposta da settimane di minacce, disinformazione e terrorismo psicologico da parte delle élite europee e dei mercati finanziari attraverso i mass media del continente.
La vittoria del No ha rotto l’embargo della democrazia ed ha dimostrato che in Europa i singoli popoli – e tutti assieme a maggiore ragione – possono spuntarla contro chi vuole imporre e praticare le politiche dell’austerità. Si rompe l’embargo che vuole affamare il popolo.
Sono le politiche praticate dagli organi dirigenti della Ue le grandi sconfitte. Sappiamo che già prima ne era chiaro il fallimento, eppure non è bastato a toglierle di torno. Il pronunciamento di economisti, di premi Nobel, di storici e finanche del Congresso Usa avevano dimostrato che il re era nudo. Ma esso continuava a restare sul trono e a comandare.
C’era bisogno di qualche cosa di più. Di un nuovo fatto democratico che respingesse esplicitamente le politiche dell’austerità dimostrando che nella coscienza di un popolo si era fatta strada un’alternativa.
Nel caso greco è quella proposta dal governo eletto a gennaio e che oggi trova un’altra importantissima legittimazione diretta.
Questa rafforza l’azione del governo greco al tavolo della trattativa che la Merkel ha voluto sospendere in attesa del risultato referendario nella speranza di creare panico e finendo invece per legittimarlo in anticipo. Con una sonora sconfitta della scelta di Renzi di appiattirsi sulle posizioni della cancelliera, contro gli stessi interessi del nostro paese.
È difficile pensare comunque che le cose ripartano semplicemente da dove erano state lasciate. C’è bisogno di un accordo sull’immediato che permetta lo sblocco degli aiuti mancanti.
È necessario – questa è la lezione che ci viene da Atene – che l’Europa nel suo complesso proceda a una ristrutturazione e a una riduzione del debito greco in primo luogo e di tutti quelli che sono cresciuti in altri paesi per colpa delle politiche di austerità.
La proposta di una Conferenza sul debito in Europa, avanzata da Syriza, torna quindi di grande attualità. È la strada per risolvere veramente il problema del debito e permettere alle economie europee di ripartire su nuove basi e con nuovi modelli di sviluppo civile e economico. È la strada per sconfigger le politiche neoliberiste che schiacciano il benessere delle persone sugli interessi della finanza.
Per questo la vittoria del No è una vittoria di tutti i popoli d’Europa.
Dopo questo voto gli oligarchi europei che hanno condotto la trattativa in modo irresponsabile devono andare a casa.
Un voto europeista democratico per portare avanti il sogno di Ventotene, di un’Europa politicamente unita su basi federali, solidale, aperta sul Mediterraneo, accogliente con i migranti, fattore di pace a livello mondiale.