Se non fosse tragico sarebbe ridicolo.
Ieri ho sentito che la ministra Boschi diceva di voler trovare una
mediazione. La mediazione si ha tra persone che vogliono cose diverse.
Sull’immunità nessuno la voleva. Tra chi mediano? Nessuna l’aveva messa,
nessuno l’aveva pensata, che allora la eliminino, che mediazione è?
Ho sentito anche qualcuno dei miei colleghi parlare del ’700, delle
origini celebri dell’immunità parlamentare, ma si sono dimenticati di
ricordare da chi allora ci si voleva difendere. Già nel medioevo inglese
le rivendicazioni delle libertà parlamentari nascevano dall’esigenza
concreta, quotidiana, politica, di garantirsi dalle interferenze del re
nell’attività parlamentare e più tardi viene addirittura codificata la
regola del Bill of right nel 1689 che la libertà di parola, discussione e
di azione in parlamento non può essere contestata in sede giudiziaria.
Per difendersi. In Francia, quindi un secolo dopo, alla fine del ’700,
mentre il re era pronto a usare la forza contro i rappresentanti del
terzo stato riuniti in assemblea generale, Bailly disse “la nazione
riunita in assemblea non riceve ordini da nessuno”. E si approvò una
dichiarazione che sanciva l’inviolabilità della persona, di ciascun
deputato, che discende dai principi che “nessun centro di potere può
ergersi al di sopra del corpo rappresentativo della nazione”
(Robespierre). Qui è tutto ridicolo: il re non c’è, i giudici non sono i
giudici del re, del governo, da chi si devono difendere? Loro non sono i
rappresentanti della nazione perchè non sono nemmeno eletti (questi del
nuovo senato).
Nella Costituzione italiana l’immunità era stata prevista secondo quale ragionamento?
Quando siamo passati dalla monarchia
alla repubblica è rimasta nella costituzione l’immunità, sempre per
ragioni più fragili però sempre opportune. Una cosa rimane importante.
La riforma del 1993 ha tolto il secondo comma dell’articolo 68, che
prevedeva due cose: l’insindacabilità e questa va benissimo, questa deve
rimanere per chiunque: i membri del parlamento non possono essere
perseguiti – oggi è scritto chiamati a rispondere, un cambiamento
semantico importante – per le opinioni espresse e i voti dati
nell’esercizio delle loro funzioni. Questa è l’insindacabilità, questa è
corretto che ci sia.
La seconda cosa era l’immunità, che chiedeva l’autorizzazione della
camera per sottoporre a procedimento penale, che è stata tolta. E’
arrivata l’autorizzazione a procedere per gli arresti, le perquisizioni,
le intercettazioni e i sequestri di corrispondenza. Questa no, non deve
rimanere per sindaci e presidenti di regione spesso indagati.
Io vorrei però sottolineare una cosa importante: la prassi che è stata
usata. Dopo la riforma del 1993 rimane l’insindacabilità per le opinioni
espresse nell’esercizio della funzione. Invece le camere cosa hanno
fatto per difendersi fortemente, al massimo, hanno allargato il concetto
di “opinioni espresse nell’esercizio delle funzioni” fino a
comprendere in pratica tutte le attività, ogni espressione di pensiero
di ogni parlamentare.
La garanzia del secondo comma viene spostata nel primo, per estendere le garanzie e la difesa.
Allora che resti solo l’insindacabilità – senza parificare deputati e
senatori perchè i deputati sono eletti dal popolo, mentre questi sono
(in qualche modo nominati) dalle segreterie dei partiti. Vengono sì
eletti, ma si elegge quello che il partito offre.
Io sono molto contraria a questa riforma perchè la vedo globalmente come
il desiderio di togliere la popolo qualsiasi possibilità di
interferire, la legge elettorale che mette la soglia di sbarramento
all’8% per i partiti non coalizzati vuol dire togliere le minoranze. C’è
il desiderio di andare avanti senza impacci.
Bisogna stare attenti quando si riducono gli spazi di democrazia e le
garanzie, le minoranze espulse, un senato non elettivo…. questo senato
non elettivo: o ne fanno un espressione che sia solo relativo alle
questioni regionali, e allora più che un senato diventa un organo di
consulenza. Ma qui si sta giocando male perchè ci sono delle funzioni
importantissime che gli sono attribuite: ha la funzione legislativa più
elevata possibile perchè nel progetto questo Senato che non è un Senato,
è uno “sgorbio”, concorre insieme all’altra camera alla riforma della
costituzione. Quindi una legge di riforma costituzionale, che è la più
importante, è di competenza anche di quest’organo. Allora il discorso
cambia. Io accetto il discorso di un senato delle autonomie ma non di un
senato nominato così, che partecipi alla formazione della corte
costituzionale su cui è tanti anni che vogliono mettere le mani.
Il suo giudizio è che questo “sgorbio” sia frutto di insipenza o di mediazioni eccessive, sbagliate…?
Non credo sia insipienza, il mio
giudizio è che questo sgorbio sia frutto di un disegno che va avanti da
tantissimi anni di cambiare la costituzione. E quando loro parlano di
cambiare la costituzione non pensano ad alcune modifiche, pensano di
toccarne il cuore, quella che è la sua forma e cioè la democrazia
costituzionale. Democrazia costituzionale non vuol dire totalitaria o
maggioritaria dove chi vince ha tutto, ma vuol dire limiti e regole al
potere. Il costituzionalismo nasce per questo, per porre limiti e regole
al potere. Il potere non le vuole e quindi reagisce in modi più o meno
educati a seconda del momento storico e dei personaggi. Io sono
veramente ostile. Se questo senato fosse un organo di consulenza e basta
a me andrebbe anche bene, ma allora non devono dargli il potere di
revisione costituzionale. Questo è inammissibile, veramente
inammissibile. Devo dire la verità che mi sono un pò scoraggiata in
quest’ultimo periodo, vedo che tutti saltano sul carro dei vincitori,
anche alcuni miei insospettabili colleghi.
Devo aggiungere una cosa: tra le mediazioni possibili inserire la corte
costituzionale nelle questioni politiche è un modo per ammazzare la
corte, delegittimarla, sottoporla a critiche per il suo operato e
ingombrarne inutilmente il lavoro. La funzione della corte andrebbe
allargata nelle verifiche dopo le elezioni, per dire era ineleggibile.
Facciamo l’esempio di Berlusconi. Quando è stato eletto non era
eleggibile, c’era una legge che lo vietava perchè era titolare di una
concessione pubblica. Il parlamento ha detto che andava bene lo stesso,
perchè tanto non era lui che gestiva ma gestiva Confalonieri. Le varie
forze politiche non sono una garanzia, negli altri paesi queste
questioni dell’ineleggibilità sono gestite dalla corte costituzionale,
sia in Francia che in Germania.
Questo darei alla corte.