La Corte Federale Costituzionale tedesca (nel suo Secondo Senato), ha
dichiarato incostituzionale la legge tedesca che impone una barriera del
5% per l'entrata di un partito nel Parlamento Europeo.
Si tratta di una sentenza clamorosa destinata forse a produrre ondate di
cambiamenti anche nelle legislazioni nazionali di altri paesi
dell'Europa attuale a 27 stati membri. Sicuramente questa sentenza
costringerà il Parlamento tedesco a modificare la legge elettorale per
le europee del 2014. Penso che sarebbe il caso di sollevare una
questione di costituzionalità analoga per quanto concerne l'Italia.
Secondo i calcoli dei giudici costituzionali tedeschi, se non ci fosse
stata quella barriera, altri sette partiti tedeschi sarebbero stati
rappresentati a Bruxelles in base alle elezioni del 2009.
In Italia la barriera attuale, fissata dalla legge, è del 4%. Secondo
gli stessi calcoli, togliendola, potrebbero entrare nel Parlamento
Europeo del 2014 una decina di nuovi partiti italiani, di destra e di
sinistra.
Ovvio che i partiti maggiori faranno fuoco e fiamme per impedire che
questa barriera venga tolta, adducendo l'unico argomento che è stato
fino ad ora usato, per sbarrare il passo a una rappresentazione comunque
più democratica della volontà popolare: cioè che troppi partiti
produrrebbero frammentazione politica e impedirebbero la possibilità di
prendere decisioni.
I giudici tedeschi affermano, al contrario, che questo rischio proprio
non esiste. Lo dice l'esperienza concreta. I partiti europei esistenti
hanno fino ad ora saputo "assorbire" molto facilmente la frammentazione.
I partiti nazionali presenti attualmente a livello europeo sono
infatti ben 162. Ma, una volta giunti a quel livello - anche in virtù
del sistema di lavoro di quella camera, che assegna ai gruppi
parlamentari una grande quantità di funzioni - i partiti nazionali
minori finiscono per accorparsi in più vaste formazioni, dove sperano di
contare di più che restando isolati e fuori dal mainstream legislativo.
I gruppi parlamentari del Parlamento Europeo sono infatti soltanto
sette, mentre i deputati europei che sono rimasti all'esterno di tutti i
gruppi e agiscono "in solitudine" sono soltanto 30.
Dunque non esiste, in Europa, il problema della cosiddetta
"ingovernabilità". In realtà, come sappiamo, si è visto che, anche in
Italia, l'introduzione di barriere all'ingresso, il passaggio al
maggioritario, in primo luogo (che produce altre barriere), e
l'introduzione di regole astruse e complicate, anch'esse congiunte con
barriere di ogni tipo, non ha affatto garantito una migliore
"governabilità" del paese. Tutto si è rivelato per quello che era: un
trucco per espropriare il cittadino del suo diritto di concorrere, con
il suo voto, alla definizione della politica del paese, come detta con
grande chiarezza la Costituzione italiana (art. 49).
Ed è qui che la Corte federale Costituzionale tedesca, nella sua
motivazione, infligge un severissimo giudizio contro i legislatori di
Berlino (e contro i nostri). Dicono i giudici tedeschi, e con piena
ragione "liberale", che "ogni cittadino deve avere la stessa influenza
sulla composizione del corpo legislativo da eleggere". In altri termini
il voto di ogni cittadino dev'essere uguale, identico a quello di tutti
gli altri. Non possono esserci voti che "valgono di più". Orbene, la
clausola della barriera del 5% (caso tedesco) produce un peso diverso
dei voti dei cittadini. Infatti l'elettore che vota per un partito che
rimane al di sotto della barriera vede il suo voto annullato, pur
essendo pienamente valido. Le persone e il partito che egli o ella
avrebbe voluto eleggere vengono esclusi dalla ripartizione dei seggi.
Di converso gli altri partiti (cioè i voti di quegli elettori ) ricevono
una maggiore influenza e peso, poiché la ripartizione di tutti i seggi
disponibili viene fatta tra un numero di aspiranti minore di quello
reale.
Stessa, identica considerazione va fatta per i partiti esclusi, i quali,
in quanto "minori" (ma chi decide, in base a quali criteri e parametri
questa minoria viene definita?) vengono privati delle "eguali
opportunità" di cui, in principio, dovrebbero godere.
Tiriamo ora le somme anche per quanto concerne le leggi elettorali
italiane che si sono succedute in questi decenni in cui l'inciucio tra i
partiti ha assunto funzioni di legge. I vari maggioritari, mattarellum,
porcellum, non solo non hanno garantito una maggiore governabilità al
paese, ma hanno permesso alla casta di escludere tutti i "disturbatori",
di eliminare la concorrenza, di uniformare le diversità, di impedire i
controlli. Qualche volta queste manovre di espropriazione del voto dei
cittadini hanno consentito di aumentare la durata di questo o quel
governo, ma abbiamo sperimentato che si è trattato di aumentare la
durata del malgoverno e della corruzione. Infatti le performances dello
Stato italiano sono andate irrevocabilmente peggiorando, di anno in
anno, dimostrando il contrario di ciò che il Palazzo (esattamente come
la Trilaterale di Kissinger e di Enrico Letta) ha sempre asserito, e
cioè che "troppa democrazia" equivale a "grande inefficienza".
Falsa, questa affermazione, come fu falsa la tesi che bisognasse
privatizzare tutta l'attività economica, per sottrarla al "pubblico",
descritto come "inefficiente" per definizione. Come si vede il
pensiero unico ha colpito in tutte le direzioni: la democrazia è
inefficiente, lo Stato è inefficiente (salvo poi fare ricorso a ciò che
ne resta per salvarsi quando si va in bancarotta). Abbiamo
privatizzato tutte le banche e portato a zero ogni possibilità di
decisioni democratiche pubbliche. E adesso scopriamo che tutte le banche
private sono in fallimento tecnico (anche se nessuno lo dice) e se
sopravvivono è perché sono i denari pubblici che le salvano. E' un unico
discorso quello che oggi s'impone: un ritorno alla democrazia e al
controllo pubblico della ricchezza nazionale. I giudici costituzionali
tedeschi ci hanno ricordato che anche noi abbiamo una Costituzione da
far rispettare. E, già che ci siamo, potremmo copiare anche noi quella
parte della loro Costituzione che afferma il diritto del cittadino di
opporsi, anzi di "resistere" con ogni mezzo, contro i poteri che violano
i loro diritti fondamentali.
Per la corte costituzionale tedesca è incostituzionale lo sbarramento del 5% per il Parlamento Europeo. Possibili effetti clamorosi