Giuristi e costituzionalisti contro l’Italicum, definito addirittura una brutta copia del Porcellum. Un’istanza di critica che passa attraverso un appello pubblico per chiedere alla classe politica di fermare l’iter di approvazione del sistema elettorale concordato a tavolino da Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Tra i firmatari, c’è anche Lorenza Carlassare.
Professoressa, perché questo appello?
E’
un periodo della nostra storia in cui le cose passano sulla testa della
gente in una maniera terribile. Bisogna rendersi conto di quello che
succede. Speriamo che qualcuno ci ascolti, anche se pensare che questo
qualcuno siano le istituzioni è una illusione davvero straordinaria. La
nostra speranza è che almeno le persone si allertino un po’ su questa
vicenda.
Nel testo sostenete che l’Italicum possa subire una nuova pronuncia di illeggittimità da parte della Consulta.
La
mia impressione è che la maggior parte dei nostri politici aspirino ad
allentare in tutti i modi il peso del popolo, a farlo rimanere
nell’ombra e a mettere tutti gli apparati, tutti gli organi, tutte le
strutture in primissimo piano, quasi che tutto dovesse essere in
funzione del potere e della conservazione del potere. Quindi, quello che
tutte queste riforme tendono a fare è mettere in ombra la volontà del
popolo, a ridurre l’apporto democratico al minimo possibile. Vanno in
questo senso l’esclusione delle preferenze, le liste bloccate, gli
altissimi premi di maggioranza, che come ha detto la Consulta distorcono
la volontà popolare e l’esito delle urne, perché gonfiano il potere di
qualcuno, distorcendo l’equilibrio che era uscito dalla consultazione
elettorale. Sono veramente allarmata perché sembra che queste idee siano
ormai normali e si debbano accettare.
Chi ha scritto la legge dice che non è la migliore possibile, ma almeno garantisce la governabilità. E’ d’accordo?
La
governabilità è una sciocchezza, perché per come viene proposta sembra
mirare solo alla stabilità. Eppure la Corte Costituzionale è stata molto
chiara nel dire che ciò che va ristabilita è il valore della
rappresentanza. La governabilità come la intendono loro è solo il fatto
che il governo non deve cadere: qualunque artificio è buono per
garantire la conservazione degli esecutivi. E’ un’idea balorda perché
questo non significa efficacia o efficienza dell’azione governativa.
Basti pensare a come si è trascinato penosamente l’ultimo governo
Berlusconi fino alla soluzione del governo tecnico di Monti: se ne
andavano persone e lui ne raccattava altre, ma nel frattempo non faceva
più niente, non decideva più niente, eppure rimaneva lì. Cosa vuol dire
la stabilità così? E’ un danno tremendo che può portare a un’infinità di
guai. Nella riforma del bicameralismo, noti la proposta di Renzi sul
Senato (che poi Berlusconi ha detto, smontandolo, che quelle riforme
sono le sue e non di Renzi. E ha fatto bene a sottolinearlo…): non è più
elettivo, non si elegge più. L’idea è sempre quella: limitare o
eliminare il più possibile qualsiasi voce del corpo elettorale, per non
parlare delle voci dissenzienti. La Costituzione, invece, è basata sul
pluralismo politico, non su questo ridicolo bipolarismo che in Italia
non esiste. Siamo spaccati in tutto, il nostro è un corpo sociale pieno
di divisioni: il bipolarismo è possibile in una società omogenea, noi
non abbiamo fatto niente per crearla e, anzi, abbiamo ridotto
l’eguaglianza, i diritti sociali e le distanze tra le persone sono
talmente forti che gli interessi di uno sono sempre in contrapposizione
con quelli dell’altro. E allora qui come la vogliono risolvere?
Soffocando determinate voci e non dando più rappresentanza e voce agli
interessi emarginati. Sono furiosa con questi indirizzi.
Prova delusione per il fatto che uno dei promotori dell’Italicum sia Matteo Renzi?
Nessuna
delusione perché non mi è mai piaciuto sin dal primo momento. Mi pareva
l’altra faccia di Berlusconi, ma molto meno abile e molto più rozzo.
“Italicum
peggio del Porcellum”: lo ha detto anche Roberto Calderoli, il padre
della ‘porcata’. Professoressa, la pensa come voi…
Deriva
dal fatto che questa volta loro temono di essere emarginati. Guardano
solo al loro interesse. Anche Berlusconi, per esempio, non vuole certe
cose nel sistema di voto perché dice che con determinate regole lui va
peggio alle urne. L’interesse generale ormai non è più nell’obiettivo
dei politici e ognuno guarda al proprio domani, ma non a un domani
lontano, ma a un domani per così dire contemporaneo.
Torniamo
all’Italicum. Renzi e D’Alimonte (che è il regista della legge) hanno
detto che si son dovuti accontentare. Per lei quale sarebbe il sistema
di voto ideale?
Non c’è un sistema migliore in senso
assoluto. Io sono per un sistema più proporzionale e in tal senso spero
che non riescano a far nulla, così funzionerebbe quel proporzionale
venuto fuori dalla sentenza della Consulta sul Porcellum. In tutti gli
anni della nostra repubblica – che non erano peggiori ma molto migliori
di questi, almeno fino al ventennio berlusconiano – noi abbiamo
camminato con un proporzionale. Ora, non voglio fare l’elogio assoluto
del proporzionale, che si può però fare corretto, magari con la soglia
di sbarramento che c’è ora. Il fatto che esistano più partiti e più
possibilità di scelta per i cittadini intanto fa rappresentare molte più
voci e molti più interessi.
Con il sistema di voto Renzi-Berlusconi ci sarebbe una vera crisi della rappresentanza politica?
Già
ora è così. La sinistra, ad esempio, è andata fuori dal Parlamento. Chi
rappresentai lavoratori in Parlamento? Nessuno. E in quale altro
momento se non in questo Marchionne avrebbe potuto fare ciò che ha
fatto? Queste soluzioni emarginano le voci minori e dissenzienti. Un
sistema proporzionale corretto, con una soglia di sbarramento che non
consenta una vera frammentazione, porta a una pluralità di partiti e di
rappresentanza. E non ci sarebbero più il problema, come oggi, di avere
queste innaturali coalizioni con i due opposti che governano insieme. In
mezzo esistono varie sfumature.
Insomma, il bipolarismo è una chimera tutta politica?
In
Italia il bipolarismo non è possibile. Vogliono copiare l’Inghilterra,
ma l’Inghilterra ha una storia di bipartitismo che è lunga quanto la sua
stessa esistenza. Da noi non è così, devono farsene una ragione.
L’insoddisfazione è alta, la gente non si sente rappresentata e diserta
le urne.