Mai sentito parlare della Cassa Depositi e Prestiti? Sfogliando le pagine virtuali di First Line Press vi sarete imbattuti in questo nome nelle varie puntate dell’inchiesta sul servizio idrico portata avanti da Lorenzo Giroffi in giro per l’Italia. In ogni caso segnatevelo, perché ne sentirete parlare molto e riguarda uno dei tanti scandali del nostro Paese.
La Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) è un istituto che, come in altri Paesi, attinge ai risparmi dei cittadini depositati alle Poste (in Italia, oggi, circa 230 miliardi di euro) per concedere agli enti locali prestiti a tassi agevolati che consentano investimenti di pubblica utilità (per “far crescere l’Italia”, come recita il suo slogan). O meglio, nel nostro Paese è andata così fino a una decina di anni fa, quando tale ente è stato di fatto privatizzato dal Governo diventando una Società per Azioni e, come prevedibile, ha cambiato fini e mezzi.
Portandoci in una situazione in cui dei privati investono i soldi della collettività senza che quest’ultima possa decidere o controllare dove tale denaro va a finire. Ed infatti molto spesso esso va a finire in speculazioni private che non solo non apportano alcun beneficio ai cittadini “prestatori”, ma anzi spesso arrecano loro danni in termini di privazione di servizi che dovrebbero essere pubblici e beni che dovrebbero essere comuni.
Non è un caso che da diverse settimane vari comitati su tutto il territorio nazionale sono impegnati in contestazioni della Cassa Depositi e Prestiti (come nella foto a fianco) e nella proposta di un nuovo modo di concepire la finanza pubblica durante le varie tappe del tour che la società sta attuando tra gli enti locali.
Per capirne qualcosa di più intervistiamo uno di quelli che in Italia conosce meglio la Cassa. Si tratta di Marco Bersani, storico attivista e coordinatore nazionale di Attac Italia, tra i promotori del neonato Forum per una nuova finanza pubblica e sociale (di cui vi abbiamo accennato qui). Recentemente per i tipi delle Edizioni Alegre è uscito il suo ultimo libro CatasTroika. Le privatizzazioni che hanno ucciso la società.
Una società privata che investe senza controlli denaro pubblico, per perseguire interessi privati. Ci spiega, a grandi linee, come funziona questo meccanismo infernale della Cdp?
Cassa Depositi e Prestiti è stato ente dello Stato dalla sua nascita nel 1850 e sino al 2003. In quell’anno è stata trasformata in società per azioni e al suo interno sono entrate col 30% di capitale le fondazioni bancarie, ovvero i principali azionisti delle banche di riferimento. Da quel momento, qualsiasi investimento di Cdp deve avere come scopo principale quello di produrre utili per gli azionisti (in dieci anni, le fondazioni bancarie hanno portato a casa dividendi pari a oltre il 10% annuo). Questo ha comportato che, per quanto riguarda il finanziamento degli investimenti degli enti locali, è scomparso il tasso agevolato, fino ad allora applicato, sostituito dal tasso di mercato; mentre per quanto riguarda gli altri investimenti, le scelte hanno unicamente scopi finanziari, senza nessuna considerazione dei bisogni del paese e delle necessità delle comunità locali.
In che modo la gestione di questo ente influisce su diritti fondamentali che lo Stato dovrebbe garantire ogni giorno alle persone, come quello alla casa, all’acqua e ai beni comuni (sui quali nel 2011 si è chiaramente espressa la popolazione con un referendum di cui è stato tra i promotori), ai servizi pubblici?
Cassa Depositi e Prestiti opera attraverso diversi fondi. Uno di questi è il Fondo italiano per le infrastrutture (F2i),
nato da un connubio tra Cdp (15,99%), Intesa Sanpaolo, Merrill Lynch,
Unicredit, le fondazioni bancarie e due Casse di previdenza
professionali. Questo fondo opera nel settore dei servizi
infrastrutturali e in pochi anni è entrato nei settori del gas, dei
rifiuti, dei servizi idrici, delle telecomunicazioni e delle
infrastrutture autostradali e aeroportuali. Un vero e proprio assalto ai beni comuni degli enti locali,
verso i quali F2i si propone come partner ideale per accompagnarli
nella privatizzazione dei servizi pubblici. Un secondo fondo è il Fondo Strategico Italiano (FSI),
controllato da Cdp, che interviene nel capitale azionario di aziende
per migliorarne la competitività; in base a questi criteri, FSI è
entrato nell’inverno scorso nel capitale sociale di Hera SpA
(multiutility dei servizi idrici, energetici e ambientali dell’Emilia
Romagna) per favorirne la fusione con la omologa Aps-Acegas di Padova e
Trieste.
Sono solo alcuni esempi di come Cassa Depositi e Prestiti
utilizza il risparmio postale di 12 milioni di famiglie per favorire
l’espropriazione delle stesse in termini di beni e servizi pubblici.
Che legame c’é tra l’attuale attività della CDP, le politiche europee (e mondiali) di austerity e tutta la retorica della crisi e del debito? Si tratta di scelte solo nazionali o ci sono decisioni e interessi più ampi?
Le scelte sono nazionali, ma è ovvio che il telaio in cui si affermano è quello delle politiche monetariste dell’Unione Europea. L’ossessione sulla riduzione del debito pubblico, il Fiscal Compact, il Patto di Stabilità e Crescita sono tutte norme europee che hanno lo scopo di far arretrare il “pubblico” da qualsiasi funzione economica e sociale per consegnare beni e servizi ai mercati finanziari. Cassa Depositi e Prestiti, coi suoi oltre 230 miliardi di euro di risparmio postale, invece di divenire il veicolo di un altro modello economico e sociale, è di fatto il soggetto attuatore in Italia delle volontà delle grandi lobby finanziarie europee.
Cos’è questo tour che la Cassa Depositi e Prestiti sta facendo con gli enti locali e che voi contestate?
Recentemente, Cassa dp ha istituito il FIV (Fondo per la valorizzazione degli immobili) attraverso
il quale si propone come partner degli enti locali per la messa sul
mercato di tutto il patrimonio pubblico in mano ai Comuni.
In pratica, Cdp si propone per valutare gli immobili comunali
stabilendone un prezzo. Se il Comune riesce a vendere sul mercato
l’immobile in oggetto ad un prezzo superiore l’affare è fatto; se non
riesce, Cdp lo compra al prezzo pattuito e poi lo mette sul mercato.
Senza nessuna considerazione per il possibile riuso sociale degli
immobili di proprietà comunale, Cdp favorisce il bisogno di cassa “qui
ed ora” dei Comuni strangolati dal patto di stabilità e dalla spending
review, portandone avanti in prima persona la svendita alla speculazione
immobiliare.
Poiché Cdp sta girando l’Italia per spiegare agli enti locali questo nuovo “prodotto”, noi la contestiamo dovunque nel metodo e nel merito.
Veniamo ai movimenti che invece propongono la ripubblicizzazione della CDP, all’interno di una proposta più ampia per un nuovo tipo di finanza pubblica. Chi sono, che tipi di azioni stanno portando avanti?
Dopo le due assemblee di Roma (2 febbraio) e di Milano (16 marzo), sabato 13 aprile a Firenze è nato il Forum per una nuova finanza pubblica e sociale. Lo compone un variegato mondo di comitati territoriali, associazioni e reti di movimento, organizzazioni sindacali, associazioni religiose.
Con due obiettivi concreti di lavoro: il primo è il rifiuto della trappola del debito, così come viene costruito dai diktat delle lobby monetariste italiane ed europee, e la proposta di avviare a livello nazionale e locale un’inchiesta popolare sulle cause dello stesso (audit), per deciderne assieme quale parte va rifiutata perché giuridicamente “illegittima” e “odiosa”, e quale parte va ristrutturata secondo tempi e modalità che non pregiudichino i diritti e il reddito delle popolazioni. Il secondo obiettivo è la socializzazione del credito, ribaltando la prospettiva di un paese come l’Italia che è passato da un controllo pubblico sul sistema bancario pari al 74% nel 1992 all’attuale zero per cento. Per questo diventa centrale la socializzazione della Cassa Depositi e Prestiti, azienda strategica del Paese con oltre 300 miliardi di attività, 235 dei quali frutto del risparmio postale di cittadini e lavoratori. Tre giorni di iniziativa in tutti i territori sono stati già fissati per il 16-17 e 18 maggio, mentre sono allo studio due leggi nazionali d’iniziativa popolare per aprire una nuova fase di alfabetizzazione popolare nel Paese sui temi del debito, della finanza e della democrazia.
Per approfondire:
Il dossier di Attac Italia sulla Cdp e i materiali della campagna “Contro la crisi, riprendiamoci la Cassa!”