«Prima che la più stupida guerra occidentale nella storia del mondo moderno abbia inizio – avverte Robert Fisk – potrebbe essere bene dire che i missili cruise, che fiduciosamente ci attendiamo che si scaglino su una delle città più antiche dell’umanità, non hanno assolutamente nulla a che fare con la Siria: sono destinati a danneggiare l’Iran». Per lo storico inviato britannico, i missili in partenza «sono destinati a colpire la repubblica islamica, ora che ha un nuovo e brillante presidente – a differenza di quel picchiatello di Mahmoud Ahmadinejad – proprio nel momento in cui potrebbe essere appena più stabile». Spiegazione: «L’Iran è il nemico di Israele», quindi è «“naturalmente” nemico dell’America: perciò si sparano i missili contro l’unico alleato arabo dell’Iran». Perché il raid proprio adesso? Perché «lo spietato esercito di Bashar al-Assad potrebbe essere proprio in procinto di vincere contro i ribelli che noi segretamente armiamo».
Con l’assistenza del libanese Hezbollah – alleato dell’Iran in Libano – il regime di Damasco ha debellato i ribelli a Qusayr ed è lì lì per sgominarli anche a nord di Homs, spiega Fisk in un servizio sull’“Independent” ripreso da “Megachip”. «L’Iran è sempre più profondamente coinvolto nella protezione del governo siriano. Per questo motivo una vittoria per Bashar è una vittoria per l’Iran. E vittorie iraniane non possono essere tollerate dall’Occidente». Tutto questo, ovviamente, è molto pericoloso: la stessa Emma Bonino, da sempre su posizioni ultra-atlantiste e a favore delle innumerevoli “guerre umanitarie” promosse dagli Usa, stavolta frena: l’intervento occidentale in Siria, ribadisce il ministro degli esteri italiano, potrebbe causare «una deflagrazione internazionale», possibile inizio di quella che in molti ormai chiamano Terza Guerra Mondiale. Motivo: se la Siria – protetta da Mosca – è soltanto lo scudo occidentale dell’Iran, la sua dimensione petrolifera fa di Teheran un grande attore regionale; il paese degli ayatollah dispone inoltre di uno dei dieci eserciti più armati al mondo e, soprattutto, ha alle spalle le due potenze costantemente minacciate da Washington, ovvero la Russia e la Cina.
E mentre i media italiani passano quasi sotto silenzio la clamorosa rivolta del Parlamento di Londra, che ha costretto David Cameron a rinunciare all’azione di forza, cresce l’unanime denuncia dell’imbarazzante ipocrisia di un Occidente che “vede” solo le stragi altrui e “sorvola” sulle proprie, dai continui massacri tra Afghanistan e Pakistan fino all’estrema crudeltà del disastro di Fallujah, dove furono testate micidiali armi di distruzione di massa – le bombe al fosforo bianco – poi impiegate anche da Israele a Gaza, in aperta violazione di qualsiasi convenzione: crimini di guerra e criminini contro l’umanità, secondo le Nazioni Unite. Questo genere di atrocità promosse dall’Occidente, ricorda Fisk, cominciò nella guerra Iran-Iraq durata dal 1980 al 1988: Saddam fu armato da Washington con gas letali e fece strage di soldati iraniani, su mandato Usa. Poi, quando nell’88 il regime iracheno gasò anche i curdi di Halabja, «la Cia ha architettato la storiella che l’Iran fosse responsabile per le gasazioni».
Menzogne e ipocrisie: «Quando Israele ha ucciso fino a 17.000 uomini, donne e bambini in Libano nel 1982, in una invasione ipoteticamente provocata dal tentativo dell’Olp di assassinare l’ambasciatore israeliano a Londra – era in realtà il compagno di Saddam Abu Nidal ad aver organizzato l’uccisione, non l’Olp – l’America semplicemente si limitò a far appello a entrambe le parti affinché esercitassero “moderazione”». Non una parola da Washington neppure quando, pochi mesi prima di quella invasione, Hafez al-Assad – padre di Bashar – inviò suo fratello ad Hama per spazzare via migliaia di ribelli dei Fratelli Musulmani. E ora dovremmo convincerci che gli Usa si siano improvvisamente impietositi per 350 siriani uccisi dai gas, sparati non si sa ancora da chi? «Se dobbiamo credere alle sciocchezze che escono da Washington, Londra, Parigi e dal resto del mondo “civilizzato”, è solo una questione di tempo prima che la nostra spada rapida e vendicativa si scagli sui damasceni», conclude Fisk. «Il fatto di osservare i leader del resto del mondo arabo mentre applaudono a questa distruzione è forse la più dolorosa esperienza storica che la regione debba sopportare. E la più vergognosa. Se non fosse per il fatto che staremo attaccando i musulmani sciiti e i loro alleati al ritmo del battimani dei musulmani sunniti. Ed è ciò di cui la guerra civile è fatta».