Vista dal basso e da fuori, la questione della Sinistra si traduce in una domanda semplice quanto angosciante: per chi voterei, se si votasse oggi?
Milioni di elettori di sinistra – cioè milioni di persone convinte che così non si possa andare avanti, e che occorra una immediata inversione di rotta, in direzione dell'uguaglianza e della giustizia sociale – si fanno questa domanda, e si rispondono con un silenzio che prelude ad un'astensione di massa, temperata da un spostamento elettorale (sempre meno convinto) verso il Movimento 5 Stelle.
Domanda: dalle giornate milanesi di Articolo 1 - MdP arriva qualche novità capace di modificare questo quadro? Risposta: no. Per tre ragioni.
La prima: si continua a immaginare un centro-sinistra, cioè una formazione moderata e neoblairiana, quando è evidente che le politiche centriste e moderate hanno partorito una diseguaglianza ferina, e una terribile infelicità generale. Solo una sinistra-sinistra (e non già un centro-sinistra) può portare al voto i milioni di giovani che il 4 dicembre hanno battuto un gran colpo per dire No.
La seconda: la leadership di Giuliano Pisapia (il sindaco dell'Expo e un uomo del Sì al referendum costituzionale) è il sigillo di questa ennesima versione del centrismo. E infatti Pisapia continua a predicare il dovere di un'unità col Pd renziano: che per una sinistra vera è indistinguibile (politiche alla mano) da qualunque centro-destra liberista europeo.
La terza: è diffusa la sensazione di una certa confusione tra mezzi e fini. Come se la principale preoccupazione dei pezzi di sinistra che provano ad unirsi fosse quella di garantire un futuro materiale ai loro apparati. Quasi che l'obiettivo primario sia cercare di andare in Parlamento: e non cercare di capire a cosa servirebbe andarci.
Se le cose marceranno così, milioni di cittadini di sinistra non andranno a votare (o voteranno il Movimento 5 Stelle). L'unica cosa capace di riportarli alle urne e di farli votare a sinistra sarebbe una grande lista civica nazionale: di sinistra, ma senza contenere gli apparati della sinistra. Una sorta di edizione nazionale di ciò che si sta, felicemente, tentando in molte città in vista delle amministrative di giugno: per esempio a Padova.
Intervistata da MicroMega, Anna Falcone ha prospettato qualcosa di simile. Io non credo che potrebbe essere (nemmeno nel nome) un partito della Costituzione (perché la Costituzione, come la nazione, è di tutti), ma è indubbio che il popolo del 4 dicembre è disperatamente in cerca di qualcosa da poter votare.
Una grande civica nazionale di sinistra-sinistra, partorita nella società civile e decisa a cambiamenti radicali. Potrebbe essere una strada: anzi, se le cose a sinistra continuano ad andare così, potrebbe essere l'unica.