Dopo la bocciatura del 4 dicembre 2016, anticipando la stessa, il suo maggior fautore, Matteo Renzi cercava di convincere l'elettorato del suo referendum personale, ripetendo che in caso di bocciatura non si sarebbe più parlato di riforme costituzionali per decenni. Sorvolando sulla sua promessa di abbandonare la politica, copiata dalla Boschi.
A Tgcom 24 del 9 settembre 2016, prima del referendum: "Se vince il no tornano quelli che c'erano prima. Non mi stupirei di vedere una nuova bicameralina con Berlusconi e D'Alema. Come nella canzone di Vecchioni: dammi indietro i miei vent'anni e la bicameralina."
Dimenticando di avere iniziato a fare la riforma proprio con un certo Berlusconi. Il famoso "Patto del Nazareno".
In luogo della bicameralina con D'Alema, Renzi torna alla carica in prima persona, ancora una volta smentendo se stesso, da Fazio su Rai uno, il 29 aprile: "esecutivo del presidente per le riforme costituzionali" per scrivere "le regole insieme"!
Lui, ancora lui, con chi se non con Berlusconi? La lezione del 4 dicembre nel dimenticatoio. Con la richiesta di tanti di potere contare, di vedere il proprio voto pesare, di partecipare attivamente alle scelte. Non limitandosi a eleggere ogni 5 anni, e chissà per multipli di 5, come in Russia perché no, il "capo" e la sua corte.
Replicando un modello illiberale, sostanzialmente antitetico alla forma parlamentare che emargini il ruolo del popolo relegato. A quello di semplice comparsa di una democrazia recitativa, consentendogli di entrare in scena solo al momento del voto, anche manipolandone (con leggi elettorali come Porcellum e ora Rosatellum che impedisce di scegliere chi ci rappresenta) gli effetti, ricorrendo a algoritmi e forme premiali elusive del principio di rappresentanza. Rappresentanza di persone, interessi, bisogni, attese, in una parola sistema parlamentare.
Come scrive Emilio Gentile, interrogandosi se sia falso il motto "In democrazia il popolo è sempre sovrano", così "prevalgono le oligarchie di governo e di partito, la corruzione nella classe politica, l'apatia dei cittadini, la manipolazione dell'opinione pubblica , la degradazione della cultura politica ad annunci pubblicitari."
Con la sua uscita l'ineffabile Renzi, oltre a avere umiliato il buon Martina, zoppicante reggente solo piuùdi se stesso, ha rinnegato un altro falso mantra della sua campagna referendaria, che non vi fosse il famoso combinato disposto tra sconclusionata e illegibile riforma costituzionale e Italicum.
Ora, mentre egli è sempre più rimpicciolito dall'esito disastroso delle elezioni degli ultimi due anni, punta al bersaglio grosso, alla viva il parroco come dicevamo negli oratori svirgolando il pallone nelle partite di calcio della nostra giovinezza: cambiare forma di stato e di governo oltre al sistema elettorale.
Improbabile arma di distrazione di massa! C'è anche chi lo segue addirittura anticipandolo, vergine di servo encomio verrebbe da dire, rovesciata nel suo contrario. Come Tommaso Cerno e Stefano Ceccanti.
Ceccanti senatore il 22 e Cerno deputato il 23 marzo, tanto per non far mancare al loro mentore nulla, o forse per stupire chi ormai di nulla più si stupisce, hanno presentato alla presidenza dei due rami del parlamento analoga proposta di legge di riforma costituzionale.
"In Senato nasce la fronda trasversale per la Quinta Repubblica", intitola Il Foglio del 10 aprile, il giornale delle "grandi intese" per definizione, e nel sottotitolo: "Cerno (Pd), Craxi, Cangini (FI). I fan della riforma 'alla francese'".
Sistema presidenziale alla francese, con elezione diretta del presidente. Che, ahimè non sarebbe Renzi, né Berlusconi. Come se, per far dispetto alla moglie, meglio tagliarsele...
Bicameralina, no grazie!
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