Non sono bastate due bocciature della Corte costituzionale per avere una legge elettorale accettabile. Eliminati i vizi più appariscenti delle norme annullate, dal disegno complicato e confuso del progetto in discussione traspare chiaro l’intento di fondo: togliere voce e potere ai cittadini, neutralizzare l’espressione della loro volontà, privare di senso e valore la rappresentanza democratica. I vertici politici, per non perdere il dominio sugli eletti, anziché costruirli come rappresentanti del popolo, vogliono ridurli a manovrabili pedine. Recidendo ogni legame fra elettori ed eletti e rafforzando il legame di dipendenza di questi ultimi da coloro che ne decidono l’inserimento in lista e il futuro politico, l’asse della responsabilità si sposta interamente sul versante dei vertici partitici di cui i “rappresentanti” del popolo sono una diretta emanazione.
Il Rosatellum bis propone un sistema elettorale misto in cui l’assegnazione di 231 seggi alla Camera e 102 seggi al Senato è effettuata in collegi uninominali con formula maggioritaria in cui vince il candidato più votato, mentre i restanti seggi sono assegnati con metodo proporzionale nell’ambito di collegi plurinominali dove tutti i nomi sono già stabiliti: ciascuna lista è composta da un elenco di candidati (non inferiore a due né superiore a quattro) presentati secondo un ordine numerico non modificabile. Nulla sfugge a chi decide chi deve essere eletto!
Del resto, neppure nei collegi uninominali si può dire che l’elettore abbia reali margini di scelta. In un sistema conflittuale come il nostro, notevolmente ideologizzato, l’unica alternativa possibile è di non dare il voto a nessuno. È fuori dalla realtà dire che se un elettore non gradisce il candidato del suo gruppo politico è libero di votarne un altro; il discorso potrebbe avere un minimo di senso in sistemi politici con elettorato mobile e conflitto sociale basso. In sistemi come il nostro può valere esclusivamente per l’elettorato fluttuante, indeciso e privo di orientamenti politici precisi. Non per gli altri. È impensabile che un elettore di sinistra voti per il candidato della destra! Fra l’altro, lo spostamento di voto è reso ancor più difficile anche per quella fascia intermedia dal Rosatellum bis che non consente il voto disgiunto. L’elettore dispone di un’unica scheda con il nome del candidato nel collegio uninominale e, sotto, i simboli dei partiti della coalizione da cui è sostenuto. Di conseguenza, dato che la scheda è unica, nemmeno nel proporzionale il cittadino sarà libero di votare la lista del partito che avrebbe preferito, essendo costretto a scegliere una delle liste appartenenti alla coalizione di appoggio al candidato nell’uninominale; e addirittura, se barra soltanto il nome di questo candidato senza scegliere nessuna delle liste che lo appoggiano, il suo voto sarà distribuito in maniera proporzionale tra le varie liste della coalizione.
Inutile chiedersi cosa ne sia dell’articolo 1 della Costituzione e delle sentenze della Corte costituzionale che insistono sulla rappresentanza. Il disprezzo per il popolo è totale, la sua sovranità negata. Chi rappresentano i parlamentari “eletti”?