Ugo Magri su La Stampa del 13 febbraio: "Punta sulla Consulta il piano per dar vita al governo di scopo".
Egli dà conto della pendenza di diversi procedimenti in diversi Tribunali italiani, che hanno messo in discussione il Rosatellum, come fu per Porcellum e Italicum, gli stessi avvocati che cambiarono le carte in tavola del sistema elettorale, facendo intervenire la Consulta.
La disperazione per questa nuova legge spinge Magri a vagheggiare un intervento della Corte e ad affermare che in tal modo "riformare la riforma diventerà il pretesto per giustificare quel governo di scopo su cui sta puntando il partito trasversale delle larghe intese" in attesa della pronuncia della Consulta.
Dopo la quale sentenza, demolitoria, il Parlamento verrebbe messo nella condizione di ripartire da zero e di dover approvare una nuova legge elettorale.
Ora il direttore del Corriere della sera, Luciano Fontana, che ha appena edito il suo "Un paese senza leader", afferma che "Il primo compito post-voto è una nuova legge elettorale";"il Rosatellum è pensato per il governo tra Pd e Forza Italia: con tre poli, però, serve un sistema a doppio turno".
Inseguire il leader perduto affidando il compito al nuovo parlamento non mi sembra un buon affare. Ogni botte dà il vino che contiene, verrebbe da dire sconsolati.
Se non altro considerando il contorto e ben poco democratico sistema della legge elettorale che prende il nome da Rosato e che tutti i suoi ostinati facitori fingono di disconoscere, anche dopo averla imposta con 8 voti di fiducia.
Legge che impedisce il voto disgiunto, determina l'automatica traslazione del voto dall'un collegio all'altro e anche a candidati sconosciuti all'elettore, favorisce liste civetta, impedisce di scegliere i rappresentanti dei cittadini e demanda oscuramente a pochissimi la scelta di chi candidare, anche multicandidandoli in 5 collegi anche lontanissimi l'uno dall'altro, per blindarne alcuni o nascondere l'eletto maschio dietro una candidata femmina.
Pensare che questo parlamento possa seriamente riformare le regole elettorali rischia di essere illusorio, come fu dopo le sentenze della Consulta su Porcellum e Italicum.
Se avessimo votato con la legge di risulta derivante dalla pronunce della Corte senza attendere Rosato, avremmo potuto scegliere i nostri rappresentanti e non già entrare in un vortice infernale, che scoraggia anche le persone armate di virtù civica e della migliore buona volontà, per fare un esempio votando Bonino si troveranno a premiare contemporaneamente Lorenzin e allora che fare?
Un girone dantesco anche per scrutatori e presidenti di seggio che li occuperà per un tempo interminabile, con mille possibili ricorsi e contestazioni. Senonché, il diavolo ha fatto la pentola dimenticando il coperchio.
Se il Tribunale, già adito in molte sedi, a giorni si attende la pronuncia di quello messinese che si è riservato di decidere il 2 febbraio, solleverà, come richiesto, le questioni di illegittimità costituzionale proposte e se la Consulta le riterrà fondate, ne risulterà una legge certamente costituzionale e immediatamente autoapplicativa che consentirà il voto disgiunto, l'attribuzione della quota proporzionale dei parlamentari in sede nazionale senza alcuna soglia di sbarramento, e l'eliminazione del privilegio dell'esenzione dalle firme per alcune liste (vedasi la tormentata vicenda della lista Bonino/Tabacci, risoltasi con una soluzione all'italiana).
Non sarà in tal caso necessario approvare una nuova legge elettorale che, stando all'esperienza dell'ultimo decennio, potrebbe anche essere, purtroppo, nuovamente sospetta d'incostituzionalità (come fu per l'Italicum, "la più bella legge del mondo", primatista mondiale in negativo, in quanto dichiarata illegittima ancor prima di essere applicata).
Se proprio necessario, si potrà tornare a votare anche subito. Solo la Consulta può forse restituire la libertà del voto o no? Io dico a questo punto: la parola alla Corte!