I guasti della riforma/deforma Franceschini-Madia nella tutela emergono anche nello scandalo del nuovo Stadio della Roma per il quale si è impedito alla Soprintendenza di esprimere il proprio potere di veto in sede di conferenza dei servizi. Gliel’ha tolto la legge Madia. Complimenti. I ministri della Cultura e dell’Ambiente si trovano tanti problemi e macchine operative scassate e senza carburante. Non so se stia peggio il professor Alberto Bonisoli al Collegio Romano o il generale Sergio Costa in via Cristoforo Colombo.

Franceschini, senza aver nemmeno riportato la spesa del Mibact allo 0,39% del bilancio statale di vent’anni fa, ha sconvolto l’apparato della tutela. Separate drasticamente tutela e valorizzazione, affidata la prima alle Soprintendenze (continuamente depotenziate) e la seconda ai Poli Museali e pure a Fondazioni di diritto privato (vedi Egizio di Torino, Venaria Reale e Musei ravennati), ha creato problemi angosciosi di spartizione di sedi, biblioteche, fototeche, archivi secolari. Uno sconquasso. Di conseguenza ha tagliato di netto il fondamentale, scolare rapporto fra Musei e territorio, i primi ai Poli, il secondo alle Soprintendenze, con l’insensata chiusura del canale fra gli scavi o le acquisizioni di opere d’arte e la loro esposizione, stabile e temporanea. Aggravato dalla costituzione delle Soprintendenze uniche od olistiche. Franceschini e i suoi (mediocri) consiglieri forse non lo sapevano, ma le Soprintendenze uniche erano state già realizzata dal fascismo nel 1923 ed erano miseramente fallite. Giuseppe Bottai, uno dei migliori ministri, l’aveva sepolta nel 1939 con queste parole: “L’attuale ordinamento delle Soprintendenze alle antichità e all’arte (quello del 1923, ndr) non rispondeva più alle esigenze sempre crescenti della tutela archeologica, monumentale e artistica; un riordinamento degli uffici che meglio rispondesse agli scopi della tutela del nostro patrimonio artistico era sollecitato da ogni parte, dagli scienziati più illustri ai modesti studiosi (…) il principio fondamentale del riordinamento è stato quello di dare, fin dove è stato possibile, ad ogni tipo di Soprintendenza un’unica competenza in materia”.

In un lucido documento sottoscritto da Assotecnici del Ministero e da tutte le principali associazioni: lo smembramento dell’organizzazione; l’inaccessibilità degli archivi che condiziona l’essenziale archeologia preventiva; lo squilibrio numerico fra archeologi/storici dell’arte da una parte e architetti dall’altra; la perdita di contatto fra Museo archeologico e scavi; una parte dei Musei è rimasta con le Soprintendenze… Insomma, una divisione dei luoghi di cultura e di ricerca fra serie A e B o C. Un disastro. E altrettanto potrebbero lamentare gli storici dell’arte (molti sono emigrati ai Poli Museali) e gli architetti. Una sconnessione di ruoli e di strutture senza precedenti. Dilemma per il ministro Bonasoli: Soprintendenze da potenziare (5 Stelle) o da cancellare (Salvini)?

Non sono minori i problemi delle aree protette che da troppo tempo (pur essendo i Parchi Nazionali saliti a 24, con l’ultimo della Murgia) risultano abbandonati a se stessi, non gestiti in modo scientificamente e organizzativamente adeguato, con pochi fondi, un evidente scadimento qualitativo nelle nomine dei presidenti, l’incombere di altri “spezzatini” dopo quello dell’ottantennale Parco dello Stelvio benedetto dal ministro Gianluca Galletti con un inno alla partecipazione delle popolazioni. E subito le Province Autonome di Trento e Bolzano rivendicano il diritto di riaprire la caccia al lupo e all’orso ricomparsi dopo anni. Trento la delibera con urgenza: prevarrà la Lega che vuole gli abbattimenti a raffica o il M5S che vi è sempre opposto? E che farà il ministro Costa?