Lo Spread BTP-Bund tedesco è tornato sotto quota 230 ovvero ai minimi degli ultimi due anni.
Qualcuno pensa che ora l’Italia spenderà meno per rifinanziarsi, ci spiace comunicare che è solo un’illusione ottica, una delle tante distorsioni che possono trarre in inganno se non si effettua un’analisi completa del fenomeno.
Il
problema è derivato dal fatto che in fin dei conti, l’abbassamento del
differenziale esistente tra i titoli di stato italiani e i titoli di
stato tedeschi è determinato più da un rialzo dei tassi tedeschi che da
una riduzione di quelli italiani.
Ieri il rendimento del BTp decennale si è attestato al 4,24%, a grandi linee non molto distante dal livello medio registrato negli ultimi 3 mesi, purtroppo è la svalutazione del Bund, che si aggira in area 1,93%, a determinare l’illusione ottica di un miglioramento della nostra situazione.
Addirittura vi sono periodi precedenti a questo, dove in effetti ci siamo trovati in una posizione migliore, nel maggio scorso, ad esempio, quando il differenziale era a 261 punti base, ovvero 30 più dell’attuale. i BTp decennale pagava ben sotto al 4%, precisamente al 3,79%, e quindi su livelli molto più bassi rispetto agli attuali.
Questo permetteva un risparmio piuttosto significativo sulla spesa per interessi delle nuove emissioni.Da allora però, con i nuovi scenari a livello monetario che si sono alternati, ovvero con la prospettiva di una riduzione degli stimoli monetari da parte della Federal Reserve americana, seguiti dalla prospettiva di una ripresa economica in Europa, l’inerzia dei mercati è mutata: i tassi di interesse hanno ricominciato a crescere, soprattutto nei Paesi come Usa e Germania, e l’asticella si è alzata per tutti .
Se poi torniamo ai primi giorni del luglio 2011, l’ultima volta in cui lo spread BTp-Bund viaggiava sotto i 230 punti, ai tempi in cui la crisi del debito non si era ancora manifestata nei suoi aspetti più drammatici, anche se i primi segnali di tensione cominciavano a farsi sentire.
Bene in quei momenti, in pochi pensavano a una nuova recessione europea e il rendimento del Bund decennale stazionava abbondantemente sopra il 2%, mentre il BTp si muoveva qualche decimo sopra il 5%.
Tempi che avrebbero portato dopo poco al crollo dei titoli di Stato italiani e alla reazione della banca centrale, che tramite ripetuti tagli dei tassi e manovre non convenzionali (Ltro) ha contribuito a sedare i mercati portando i Bund al minimo storico, ovvero poco sopra l’1 per cento.
Lo spread, resta senza dubbio un rilevatore di salute dell’economia, o forse meglio un indicatore di fiducia, anche se sostanzialmente non bisogna dimenticarsi di ciò che in realtà è, ovvero un confronto relativo fra due grandezze e non una misura assoluta.
Utile a misurare la tensione che si accumula su uno stato, nel nostro caso l’Italia, ma fine a se steso e soprattutto a rischio di interpretazioni errate o fuori luogo, di facile manipolazione da parte di un certo tipo di stampa, o di attori interessati.
Per ci attenzione a sopravvalutare le notizie, pubblicate apposta per creare panico o finta tranquillità.
Per restare sul BTP, anche se non c’entra nulla con il discorso fatto sino a dora sullo spread, in data odierna è arrivata la conferma della nuova emissione del BTP Italia, il titolo di stato indicizzato all’inflazione Italiana.
L’offerta avverrà dal 5 all’8 Novembre prossimo, il tesoro non esclude comunque la chiusura anticipata dell’operazione già alle ore 14,00 del 6 novembre, in caso di una richiesta superiore alle necessità di rifinanziamento.
Il tasso reale annuo minimo garantito per la nuova emissione verrà comunicato al pubblico il giorno lunedì 4 novembre 2013.
Per tutte le informazioni inerenti questa tipologia di titolo, il ministero dell’Economia e delle Finanze ha realizzato delle brevi video-guide disponibili sul sito www.tesoro.it.
Quella del 5 Novembre è la seconda ed ultima emissione prevista per l’anno corrente.
Tramite le quattro emissioni precedenti, il tesoro ha raccolto la bellezza di un ammontare complessivo pari ad oltre 44 miliardi di euro.
Se moltiplichiamo questo ammontare per lo 0,2 per mille della tassa sulle comunicazioni introdotta da Monti e incrementata da Letta, troveremo che solo con questo strumento lo stato ci sottrarrà ben otto milioni e ottocento mila euro, a volte è davvero difficile capire dove vadano a finire queste vere e proprie montagne di danaro.
poi ognuno……………