Io sono molto felice di essere qui anche invalido (…). C’è un fatto
nuovo, un fatto che inquieta molto coloro i quali in questo periodo non
sanno confrontarsi con la realtà dei problemi che stanno vivendo. Qui
non stiamo disturbando un manovratore (…). Giovanna Cavallo, poco fa,
riportava una frase incauta che ha ripetuto il ministro del Lavoro. Cioè
“ciò che va bene per l’azienda va bene anche per i lavoratori”. Non so
se fosse consapevole Poletti, pronunciando questa frase, che questo è un
modo di dire che negli Stati Uniti c’era molti anni fa. E si diceva:
“Quello che va bene per la General motors va bene per gli Stati Uniti
d’America”. Noi dobbiamo dire una cosa: era sbagliata questa frase negli
Stati Uniti di anni lontani. È ancor più sbagliata nell’Italia di oggi.
Quello che va bene per i lavoratori è altro. Per i lavoratori va bene
il riconoscimento della dignità del lavoro. Per i lavoratori va bene il
riconoscimento della pienezza dei loro diritti. (…). Allora invertiamo
quelle frasi pronunciate negli Stati Uniti e ripetute in Italia: “Ciò
che va bene per i lavoratori va bene per l’Italia”. Questa è la frase
che dobbiamo dire oggi (…). Perchè quando soffrono le persone nella loro
vita quotidiana un Paese sa che la democrazia è in discussione. Questo è
ciò che noi dobbiamo ricordare. Ma senza alzare troppo i toni. Io sono
convinto che questa non è né demagogia, né retorica: è nient’altro che
la riflessione sulla situazione italiana (…).
IN QUESTO MOMENTO non c’è soltanto una linea di rinnovamento incarnata
dal presidente del Consiglio alla quale si oppongono persone arretrate,
gufi e via dicendo. Ci sono due linee che sono venute emergendo con
molta chiarezza, e una di queste è proprio incarnata da questa piazza. E
questa linea, attenzione, a mio giudizio, è quella che bisogna far
emergere pienamente.
Perchè se oggi c’è una frase che dovrebbe inquietare tutti. È quel dire
“non ci sono alternative”. Quando si dice questo in realtà si dice che
la democrazia è in qualche modo mutilata. (…)
Il discorso pubblico della democrazia italiana è povero in questo
momento. È povero perchè una serie di voci sono state escluse. “Io non
parlo con tutti gli organismi intermedi e quindi in primo luogo con il
sindacato”; “io non parlo con la società organizzata”; “io sto
smembrandola società”; “salto tutti”; “parlo con i singoli”; “e come
parlo? Parlo attraverso i tweet”, che non è la buona comunicazione
democratica. E allora noi dobbiamo ricostruire il discorso pubblico che
significa anche ricostruire l’agenda.
I veri problemi del Paese non sono soltanto quelli indicati da Renzi.
(…) L’obiettivo di questa che si è chiamata “coalizione sociale” è
esattamente questo: contribuire all’agenda politica del Paese. E questa
non è una forzatura, perchè quando in un Paese si rattrappisce l’elenco
delle grandi questioni, qualcosa non funziona (…)
Forse Renzi che respinge con una certa sufficienza attribuendo questa
maniera di guardare alle cose a qualche “professorone pigro”, io sono
così poco pigro che sono venuto con le stampelle. Ma forse lui allude
alla pigrizia delle idee. Ma allora la pigrizia delle idee è la sua. (…)
E poi permettetemi di dire una cosa: è abbastanza patetica questa
storia che ogni volta tira fuori i professoroni. O non ha altri
argomenti, o ha una sorta di complesso di inferiorità. (…)
Perchè (…) se lui fosse stato attento, l’occasione della riforma
elettorale e della riforma costituzionale ci avrebbe potuto dare davvero
un risultato moderno, avanzato, al quale avrebbero guardato altri
Paesi. Non si è voluto fare o non si è avuta la cultura per capire le
proposte che arrivavano. (…) Oggi abbiamo il problema di far sì che
questa disattenzione non permanga. (…) Davanti alla situazione che noi
ormai conosciamo dobbiamo creare una massa critica sociale che è nello
stesso tempo una massa critica politica. Ma non nel senso della politica
partitica. Della politica che dà voce alla società e alimenta la
politica. E alimenta io credo anche coloro i quali nei partiti non
accettano più questo modo di vivere. Soprattutto nei partiti della
sinistra. (…)
UNA SERIE DI IDEE diventano forti quando si può registrare un sostegno
nella società. In quel momento anche la politica dei partiti diventa più
forte. (…) Siamo in ritardo. (…) Ma non è vero che la partita sia
perduta. (…) La decisione è importante ma la decisione è tanto più
significativa (…) quando esistono i pesi e contrappesi dei controlli
parlamentari, giudiziari e sociali (…) Il controllo parlamentare da
alcuni anni è del tutto inesistente, il controllo giudiziario si cerca
di azzerarlo, il controllo dei giornali si va sfarinando (…) E allora
questa è la strada, una strada che non separa la società dalla politica.
Dà alla politica la sua pienezza. Che non è polemica con chi nella
politica ufficiale vogliono uscire da questa strettoia (…). È un lavoro
difficile ma questa giornata ci dice che è un lavoro possibile. Vorrei
aggiungere obbligatorio. La disillusione non deve produrre passività. La
passività è l’anticamera della resa. E non mi pare che qui ci siano
persone disposte ad arrendersi.
Al seguente indirizzo il discorso integrale:
https://www.youtube.com/watch?v=5zPKRRwddZ8