Tu ferma chi vuol venire in Italia e noi chiudiamo un occhio - anzi due - sulle violazioni dei diritti umani nei tuoi lager.
Questo fu il patto - non dichiarato, ma attuato - tra
Berlusconi e Gheddafi e oggi replicato tra Gentiloni e Fayez
Mustafa al-Serraj, con tanto di teste dei leader europei che
annuiscono di soddisfazione, prima del "cheese" per la foto
di gruppo a Malta. Che fine ha fatto lo slogan
destro-legista aiutiamoli a casa loro? E i progetti di
sviluppo europei per rimuovere le cause delle migrazioni?
Nulla, se non vaghi riferimenti - nel patto con al-Serraj -
al coinvolgimento di imprecisate Ong e una spruzzatina di
Unhcr per coprire con una patina umanitaria un'iniziativa di
brutale detenzione illegale dei migranti. Che proprio la
Unhcr ha stimato per un 45% aver diritto di asilo.
In questo, l'Europa è più elegante di Trump. Lui vuol
erigere dei volgari muri di mattoni, mentre la UE li fa con
i milioni.
Quelli che già paga alla Turchia per "ospitare" chi
arriva da est e che è disposta - se rimborserà l'Italia - a
erogare alla fazione di Fayez Mustafa al-Serraj. La critica
dei pragmatici è sbrigativa: ragazzi, bando agli scrupoli e
mettiamo un tappo a questa invasione. Dichiarazione
orecchiabile, ma falsa. Perché i trattati di trattenimento
sono un palliativo a brevissimo termine ed espongono al
ricatto (Erdogan docet). L'unica soluzione è un piano
pluriennale - ben più impegnativo ma efficace - per la
rimozione delle cause delle partenze nelle nazioni di
origine dei flussi. Tra le quali emerge il degrado sociale e
ambientale generato dallo sfruttamento delle
multinazionali. Cioè, un mutamento culturale
dell'Occidente, dove la politica riprenda il controllo del
profitto. E che veda nel rispetto delle popolazioni più
deboli non solo una scelta etica, ma la prevenzione delle
migrazioni.
Insomma, più che trattati-tappo, occorre vera
cooperazione internazionale e una vera prevenzione sulle
multinazionali.
Perché dopo i disastri, nessun uomo può imporre ad un
altro uomo di morire di fame, di violenza, di guerra.
Nessun trattato può vietare la sopravvivenza.
Massimo Marnetto