La rete Genuino Clandestino, che raccoglie tutte le principali esperienze di agricoltura contadina e autodeterminazione locale di sovranità alimentare, ha lanciato un documento di posizione dichiarando la sua opposizione alle logiche sottostanti all’Expo2015 e al TTIP. Di seguito il testo
Dalle campagne alle città: i Territori che vogliamo
Siamo “quelli di Genuino Clandestino”, una rete di comunità in lotta per l’autodeterminazione alimentare e contro la distruzione dei nostri ambienti di vita. Ci adoperiamo da sempre con le nostre pratiche per rafforzare le alleanze tra i movimenti rurali e quelli urbani, per riconnettere città e campagna, per superare le categorie di produttore e consumatore, per riconvertire i nostri territori basandoci su autorganizzazione, solidarietà, cooperazione e cura della terra.
Siamo i piccoli produttori di cibo che sfamano il mondo per davvero, e non possiamo quindi rimanere indifferenti mentre la narrativa tossica di Expo 2015 _”Nutrire il pianeta – Energia per la vita”_, si impone pervasiva sui nostri territori. Tentando di appropriarsi delle nostre pratiche, di cooptare il nostro linguaggio, di comprare il consenso e la connivenza di tanti, il modello Expo 2015 si impone e devasta, estrae profitti per pochi dai nostri territori, minaccia il diritto alla terra, alla casa e al lavoro, compromette il diritto ad autodeterminarci e determinare il territorio in cui viviamo sottraendoci alle logiche speculative e finanziarie.
Il modello Expo trova alleati solidi nella filosofia del “buono, pulito e giusto” di Slow Food, nel marketing narrativo dell’eccellenza della tradizione italiana di Eataly, nella retorica della sostenibilità di Coop Italia. Il modello Expo concretizza appieno le sue pratiche di cooptazione tramite Expo dei Popoli, una tra le più deprecabili operazioni di marketing sociale, a cui si sono prestate numerose Ong, associazioni, reti della società civile italiana e internazionale, con la giustificazione di voler valorizzare l’opportunità che Expo
rappresenta, ma in realtà nella spesso vana speranza di raschiare qualche spicciolo.
Ben nascosto dietro la retorica della sostenibilità, del diritto al cibo per tutte e tutti, della difesa di un cibo buono e sano, il vero fatto politico di Expo 2015 è rappresentato invece dalle più di 70 multinazionali partner di Expo 2015. C’è spazio per tutti, per nomi noti come Monsanto, la multinazionale dei semi più contestata dai piccoli contadini di tutto il mondo, o per Nestlè che con la sua piazza tematica sull’acqua nega in essenza l’acqua bene comune o addirittura per Mc Donald’s che nutre il pianeta col pollo fritto; e c’è spazio anche per nomi meno noti come Mekorot, l’azienda idrica di Israele che, sottraendo illegalmente acqua dalle falde palestinesi si è macchiata di gravi violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani.
Il modello Expo concretizza con fermezza quell’attacco alle nostre società sferzato dalle imprese transnazionali. Esso trova la sua legittimità politica e normativa nei programmi di deregolamentazione in corso come il Partenariato Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti (TTIP), che mirano a eliminare barriere normative che limitino i profitti potenzialmente realizzabili dalle imprese multinazionali, aggirando normative di protezione ambientale, di tutela dei diritti dei lavoratori, di protezione della sicurezza alimentare (incluse le restrizioni per gli OGM) e di regolamentazione sull’uso di sostanze chimiche tossiche.
Di fronte a tutto questo e alle insidie che esso nasconde rivendichiamo con le nostre pratiche la ferma opposizione ai progetti/eventi/iniziative lanciate da EXPO2015 e, in coerenza con questo, al tentativo rappresentato dal TTIP di consegnare ai promotori di questo modello il nostro futuro ed i nostri territori.
il pianeta si nutre da solo
No EXPO – No TTIP